Un viaggio nel tempo per "Frinze e Sassi": trenta opere per la mostra di Gai Candido
Opera di Gai Candido per il progetto "F.S. Frinze e Sassi"
A Palermo la mostra "Frinze e Sassi", allestita nei suggestivi spazi della Cripta della chiesa di Sant'Agnese a Danisinni, presenta l'ultima produzione di Gai Candido (Palermo, 1949), artista tra i più singolari e fantasiosi del secondo Novecento siciliano.
Il suo sguardo ironico e disincantato, si intreccia con l’anima profonda delle cose, e le sue mani guidate dall’immagine percepita, ricreano la realtà modificandola e in un certo senso rendendola più vera nella sua grottesca maschera.
Trenta opere esposte in cui il riuso dei materiali è simbolicamente un tentativo di attraversare il tempo e recuperarlo. Un vero e proprio viaggio a ritroso, attraverso una foresta, alla ricerca di una civiltà che forse esiste solo nel subconscio.
Nella vasta produzione dell’artista palermitano c’è il mistero e lo sguardo incantato di Rousseau il Doganiere, c’è la plasticità di Picasso, c’è Baj e Fautrier, passando per il pop americano e infine per il nouveau réalisme.
Sono evidenti, inoltre, le modalità operative appartenenti a movimenti storici come il dada o l'arte povera, coniugando gioco e denuncia sociale, ironia e gravità; o accostamenti ai lavori in juta di Angelo Mazzoleni e al movimento del neosincretismo e alla fiber art.
Candido utilizza i materiali più svariati, li manipola, li assembla in oggetti che talvolta si servono anche, quale supporto della tradizionale tela. Un campionario di manufatti che trascinano nel mondo (immaginario) del magico, dell’occulto, del rituale e verso mondi antichi e lontani nel tempo.
Nelle sue opere affiora, da sempre, la forte sensibilità verso problematiche tragicamente attuali, ponendo ogni sua opera sull’altro piatto della bilancia.
Il suo sguardo ironico e disincantato, si intreccia con l’anima profonda delle cose, e le sue mani guidate dall’immagine percepita, ricreano la realtà modificandola e in un certo senso rendendola più vera nella sua grottesca maschera.
Trenta opere esposte in cui il riuso dei materiali è simbolicamente un tentativo di attraversare il tempo e recuperarlo. Un vero e proprio viaggio a ritroso, attraverso una foresta, alla ricerca di una civiltà che forse esiste solo nel subconscio.
Nella vasta produzione dell’artista palermitano c’è il mistero e lo sguardo incantato di Rousseau il Doganiere, c’è la plasticità di Picasso, c’è Baj e Fautrier, passando per il pop americano e infine per il nouveau réalisme.
Sono evidenti, inoltre, le modalità operative appartenenti a movimenti storici come il dada o l'arte povera, coniugando gioco e denuncia sociale, ironia e gravità; o accostamenti ai lavori in juta di Angelo Mazzoleni e al movimento del neosincretismo e alla fiber art.
Candido utilizza i materiali più svariati, li manipola, li assembla in oggetti che talvolta si servono anche, quale supporto della tradizionale tela. Un campionario di manufatti che trascinano nel mondo (immaginario) del magico, dell’occulto, del rituale e verso mondi antichi e lontani nel tempo.
Nelle sue opere affiora, da sempre, la forte sensibilità verso problematiche tragicamente attuali, ponendo ogni sua opera sull’altro piatto della bilancia.
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