“We lost the sea”: l'installazione di Federica Di Carlo mette in scena il respiro della Terra
"Ritratto", Federico di Carlo. Photo credit: Lorenzo Bacci
Una grande istallazione ambientale che mette in scena il respiro della terra attraverso i suoi elementi fondamentali: mare, luce e atmosfera. "We lost the Sea" di Federica Di Carlo (Roma, 1984), un’opera immersivo-percettiva che attraverso un gioco di equilibri sottili e ammalianti, invita a una riflessione sulla situazione climatica attuale.
L’istallazione, ospitata all’Arsenale della Marina Regia di Palermo - trasformata per l'occasione in uno spazio senza tempo attraverso cui osservare il processo vitale di acqua, aria e luce che tiene in vita la Terra - è curata da Simona Brunetti.
Attraverso un’unica via d’accesso - un pontile di dieci metri eretto all’interno della sala semibuia dell’Arsenale - i visitatori (numero di massino 15 alla volta) si addentrano in un mondo in cui grandi aquiloni argentati, rappresentazione del vento e dell’atmosfera, fluttuano nello spazio a diversi metri d’altezza, creando nell’ambiente riflessi di luce costantemente in movimento, simili alle onde del mare.
Mare che è anche rappresentato e conservato dentro grandi cisterne, dove l’artista ha collocato realmente l’acqua del mare di Palermo, simbolo visivo e culturale della situazione ecologica locale. Solitamente collocate sui tetti della città, le cisterne raccogliendo l’acqua piovana garantiscono la sopravvivenza nel quotidiano in casi di emergenza.
"We Lost The Sea" pone l’accento su questo tema, analizzandolo da un punto di vista scientifico ed ecologico, ma trasponendolo anche su un piano culturale. Mescolando un piano “scientifico” a un piano “poetico”, il lavoro di Federica Di Carlo al tempo stesso gioca sul doppio fronte della partecipazione e della fruizione dell’opera da parte del territorio.
L’istallazione, ospitata all’Arsenale della Marina Regia di Palermo - trasformata per l'occasione in uno spazio senza tempo attraverso cui osservare il processo vitale di acqua, aria e luce che tiene in vita la Terra - è curata da Simona Brunetti.
Attraverso un’unica via d’accesso - un pontile di dieci metri eretto all’interno della sala semibuia dell’Arsenale - i visitatori (numero di massino 15 alla volta) si addentrano in un mondo in cui grandi aquiloni argentati, rappresentazione del vento e dell’atmosfera, fluttuano nello spazio a diversi metri d’altezza, creando nell’ambiente riflessi di luce costantemente in movimento, simili alle onde del mare.
Mare che è anche rappresentato e conservato dentro grandi cisterne, dove l’artista ha collocato realmente l’acqua del mare di Palermo, simbolo visivo e culturale della situazione ecologica locale. Solitamente collocate sui tetti della città, le cisterne raccogliendo l’acqua piovana garantiscono la sopravvivenza nel quotidiano in casi di emergenza.
"We Lost The Sea" pone l’accento su questo tema, analizzandolo da un punto di vista scientifico ed ecologico, ma trasponendolo anche su un piano culturale. Mescolando un piano “scientifico” a un piano “poetico”, il lavoro di Federica Di Carlo al tempo stesso gioca sul doppio fronte della partecipazione e della fruizione dell’opera da parte del territorio.
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