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Amara e senza mezzi termini: la canzone di Cesare Basile contro i soprusi di Salvini

La canzone del cantautore Cesare Basile è in dialetto catanese come a volere rimarcare la rabbia per le scelte del ministro: un testo carico di pathos e serietà

  • 29 agosto 2018

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«Fango, rifardo e gano senza onore. Te lo voglio dire in modo schietto». Non usa allusioni né tanto meno giri di parole il cantautore catanese Cesare Basile che ha scritto una canzone dedicata al ministro degli Interni Matteo Salvini e che da ieri è possibile trovare su Youtube.

Le parole, la musica e anche la faccia dell'attrice nel video sono cariche di pathos e di serietà, sì, perché non c'è più niente da ridere adesso, è arrivato il momento di schierarsi: con o contro Salvini. E lo fa senza mezzi termini Basile.

"Capitano" si intitola, già perché il popolo dei seguaci del leader del carroccio lo chiama così sui social.

«Schitta e amara la voglio dire anche alle guardie che ti fanno da fercolo e anche alla folla che crede a tutto, una parola la vorei dire», ecita un'altra strofa della canzone. Il video è stato girato al Teatro Coppola di Catania e l'attrice che usa il linguaggio LIS nel video è Viviana Aprile.
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Nelle strofe di "Capitano" cantate tutte in dialetto catanese come a volere dare più forza e a rimarcare la rabbia per le scelte del ministro.

Basile aggiunge: «Questo capitano cerca sempre di litigare, fa lo scaltro con i poveretti e si vanta dell'odio che semina». E alla fine lo mette in guardia «L'odio Capitano è bestia strana non è una bestia che si alliscia, l'odio schiaccia la testa alla serpe mentre striscia».

La canzone arriva nei giorni a ridosso dello sbarco dopo i cinque giorni di blocco al porto di Catania per i 147 migranti della nave Diciotti, più i militari della guarda costiera a bordo: Salvini li ha tenuti in ostaggio per imporre la sua volontà in Europa e per questo si è anche beccato una denuncia da parte della procura di Agrigento.

Cesare Basile sta lavorando al suo nuovo disco ed è in concerto a Palermo, al Teatro Ditirammu, venerdì 31 agosto, con lo spettacolo "U fujutu su nesci chi fa".

È il racconto delle storie di oppressi e di vinti, sopraffatti dalla brutalità del potere costituito che sempre più spesso e palesemente opera, in barba alla vita umana e al suo sacro utilizzo, che viene così stravolta e calpestata, barbaramente umiliata, triturata e sputata fuori alla fine della catena di montaggio del dolore e del castigo, che non paga i potenti.
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