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La blatta anfibia

  • 30 gennaio 2006

Chi dice che manca l’acqua a Palermo non conosce il Papireto. Che è un quartiere. Ma anche un fiume. Sotterrato. E straripato. Perché a Palermo hanno sotterrato anche i fiumi, vivi o morti che fossero. E poi capita come adesso che questi zombies fluviali si riaffacciano sulla terra. Anche solo per dire: “non vi libererete mai di me!” Una forma di resistenza ecologica e anti-liberista esercitata direttamente dalla natura. Che a volte è anche anarchica. Qualcuno la dipinge anche come insurrezionalista. Sennò perché dovrebbe sciogliere i suoi ghiacciai ai poli? Ma torniamo a noi. Che ce ne fotte a noi? Tanto noi camminiamo sulla terra ferma e se in questi giorni in una parte (ma solo una? questa è una bugia) di Palermo c’è stata l’acqua alta, questo vuol dire che in fondo la felicissima Panormus somiglia un po’ a Venezia. Un valore aggiunto per il turismo. Ah, il fascino dell’acqua alta!

E pensate se si cambiasse un po’ il nome del quartiere, del fiume, di quello che toponomasticamente (che non significa masticare topi) vi pare. Pensate se anziché Papireto lo chiamassimo “Canal Grande”, oppure, in un eccesso di megalomania sicula “canalone grande”. Vien voglia di farsi un giro in vongola. Se solo ci fosse l’acqua dai rubinetti per pulirla ben bene. E si potrebbe acquistare anche usata, la gondola, proprio lì, al Papireto, sito storico del Mercato delle Pulci. Che dopo l’alluvione sotterranea potremmo anche chiamarlo “Mercato della Blatta Anfibia”. E, continuando di questo passo, perché non cambiare anche il simbolo del Comune? Che in tempi di influenza aviaria un’aquila potrebbe pure portare sfiga. La blatta anfibia, in fondo, si addomestica meglio e si mastica con più gusto. L’appettito, si sa, è segno di salute. Anche nei palazzi comunali.


in collaborazione con Pizzino (www.scomunicazione.it)

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