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Da Palermo a Trapani in 4 ore (e 2 cambi): in viaggio tra i cantieri dei treni in Sicilia

Trasporto ferroviario a rilento nell'Isola, ci sono tratte in cui si procede a 70 km/h. Diversi i lavori in corso per potenziare la rete, "ma alcune linee restano vecchie"

Ferdinando Lo Monaco
Studente di Scienze della Comunicazione
  • 9 luglio 2025

Treni in Sicilia

Non è certo un segreto il fatto che la rete ferroviaria siciliana si trovi da sempre in condizioni critiche. La situazione del trasporto su rotaia dell’Isola è certamente allarmante, specie se ci si guarda intorno. Mentre in altre regioni, infatti, si parla di alta velocità, in Sicilia si viaggia ancora su infrastrutture nate nell’Ottocento.

Ma com'è possibile che un mezzo di trasporto potenzialmente importantissimo per i siciliani – e non solo – si trovi in una condizione così critica? Per cercare di capirlo, abbiamo interpellato l’ingegnere Roberto Di Maria del blog Siciliainprogress, esperto di infrastrutture e voce autorevole in materia.

«La nostra rete ferroviaria è stata costruita alla fine del XIX secolo e, nonostante gli interventi di aggiornamento tecnologico, i tracciati sono rimasti quelli originali», spiega Di Maria. «Questo significa che i treni moderni devono viaggiare a velocità ridotte, perché le linee non permettono altro».

Il risultato? Tratte lente, fuori tempo e fuori dal tempo. «Sulla Palermo-Trapani, ad esempio, ci sono tratti dove la velocità massima è di appena 70 km/h. Solo ora si sta lavorando sulla Palermo-Catania per portarla, potremmo dire, a uno standard degno degli anni 2000».

La linea ferroviaria tra Palermo e Trapani è certamente tra gli emblemi di questa crisi. La tratta “breve” è rimasta chiusa per lavori per 12 anni (dal 2013), costringendo chi voleva viaggiare in treno tra le due città a prendere la cosiddetta “via Castelvetrano”, un lungo giro che passa per Mazara del Vallo e Marsala prima di arrivare a destinazione. L’unica vera scorciatoia disponibile, la “via Milo”, realizzata negli anni ’30, è oggi interrotta a causa di una frana.

Dal primo giugno, però, sono stati riaperti alcuni collegamenti dei treni nel Trapanese, nello specifico tra Marsala e Trapani. Gli investimenti sono ingenti rispetto a quest’opera: si parla di oltre 400 milioni di euro finanziati anche con il PNRR. I lavori di ripristino totale della linea sono ancora corso, ma con un fine lavori ad oggi fissato nel 2026.

Per quanto riguarda i tempi di percorrenza delle tratte, secondo il sito di Trenitalia ogni giorno partono solo due treni da Palermo (Sferracavallo) in direzione Trapani: il primo, con un cambio, impiega 3 ore e 33 minuti.

Il secondo, con due cambi, arriva a 4 ore e 9 minuti. Ancora più rilevanti i numeri della Palermo-Catania, dove si va dalle 4 alle 6 ore di viaggio a seconda della combinazione.

La tratta più sconvolgente, nel senso più negativo del termine, rimane però la Trapani-Ragusa, che richiede, nel migliore dei casi, 10 ore di viaggio con 3 cambi. Nel peggiore, invece, 13 ore di viaggio, cambiando ben 4 treni.

E gli investimenti? Secondo quanto riportato da Pendolaria.it, i finanziamenti nazionali per il trasporto su ferro e su gomma sono passati da circa 6,2 miliardi di euro nel 2009 a 5,2 miliardi nel 2024. Importi notevolmente al di sotto delle necessità, dovuti a un notevole taglio che ammonta al -36% se si considera l’inflazione degli ultimi 15 anni.

Se vogliamo andare ad analizzare gli investimenti programmati in Sicilia, in base a quanto riportato nel piano industriale 2022-2031 presentato da Ferrovie dello Stato, per l’Isola sono previsti 20 miliardi di euro di investimenti per potenziare la rete ferroviaria.

Gran parte di questi si concentreranno sulla Messina-Catania e sulla Catania-Palermo, attualmente in fase di raddoppio e di elettrificazione. Ma non si tratta, avverte l’ingegnere, di un’operazione semplice. «Non si può semplicemente affiancare un nuovo binario a quello esistente. I vecchi tracciati sono inoltre troppo vicini ai centri abitati. In molti casi vanno completamente spostati per consentire un tracciato più moderno».

L’ingegnere frena l’entusiasmo di molti sottolineando come non si tratti di linee ad alta velocità: «Ma parliamo di linee ad alta capacità. Ovvero tratte che potranno essere percorse da treni merci lunghi fino a 750 metri, in linea con gli standard europei».

Il potenziamento dell’asse Messina-Catania-Palermo non è infatti solo una questione locale. Questa tratta fa infatti parte del corridoio europeo TEN-T che collega Helsinki a Palermo e prosegue, via mare, verso La Valletta.

La priorità sembra dunque quella di migliorare il trasporto merci. «Un treno merci, inoltre – sottolinea Di Maria – ha un impatto ambientale molto più basso rispetto al trasporto su gomma».

Ma quando tutto questo sarà realtà? Non a breve secondo Di Maria. «I tempi sono molto lunghi - ammette l’ingegnere - Uno dei motivi principali è la necessità di scavare un gran numero di gallerie. Si tratta di lavori complessi, che richiedono anni. Ogni ritardo può far slittare ulteriormente la conclusione dei cantieri».

Di Maria frena dunque tutti coloro che sognano già in grande: «Non aspettiamoci di andare da Palermo a Catania con un Frecciarossa da un giorno all’altro. Sfortunatamente al momento è un’ipotesi molto lontana».
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