ARTE E ARCHITETTURA
Dal cavalletto alla pittura murale: Saverio Rao, il pittore cresciuto nel cuore di Ballarò
La poetica di Saverio Rao, entrata di diritto da decenni nelle case di collezionisti e di critici, si appresta a tornare in mostra nella sua Palermo con una personale incisiva
"Castel Maniace... Chi regge?", tecnica mista su carta 40,5x56 (2023) - di Saverio Rao
In questo gioco di rimandi e suggestioni in cui è ancora l’artista a dominare “gli elementi” iconici della disciplina pittorica, si incunea la ricerca che da circa mezzo secolo porta avanti con grande carica espressiva e raffinato senso estetico Saverio Rao.
Nato a Carini dove il padre poliziotto dava letteralmente "la caccia" al bandito Salvatore Giuliano, si trasferisce da piccolissimo con la famiglia nel cuore della Ballarò post-bellica.
Calato nelle atmosfere talvolta surreali di un centro storico ancora dilaniato dai bombardamenti anglo-americani ma ugualmente vivissimo, frequenta l’Istituto Statale d’Arte quando ancora si trovava all’interno di Palazzo Schiavuzzo per poi concludere gli studi nella sede di piazza Turba.
Amico di Mario Bardi, Totò Bonanno, Mario Tornello, Giacomo Porzano, Vincenzo Sciamè e Gaetano Lo Manto, la ricerca di Rao si dipana stilisticamente in equilibrio tra tradizione e innovazione nella pittura da cavalletto con la stessa resa della pittura murale (circa 30 grandi cicli murali in tutta la Sicilia) e nell’incisione, attraversando la poetica di neorealismo e surrealismo mediante la composizione di opere dotate di singolare presenza empatica.
Incantato dalle fascinazioni serpottiane, Rao costruisce la sua elegante punteggiata di angeli dal volto umanissimo a cui lega sempre l’elemento narrativo del mito e quelle atmosfere della dimensione estetica mediterranea in cui la luce generatrice di ombre che mettono in risalto masse e forme, diviene materia compositiva e la vera protagonista del racconto pittorico.
Difficile non empatizzare con la sua dimensione onirica messa in campo con grande mestiere, interessante leggere tra le righe della sua personalissima ricerca artistica preziosi moniti volti a sensibilizzare pubblico e istituzioni in direzione della tutela indispensabile della nostra storia monumentale "millenaria" a deperire sotto il sole o come suggerisce talvolta Rao, impilata dentro scatoloni o mutila di nasi e arti, insabbiata, vilipesa e quasi dimenticata ma pur sempre presente e indispensabile.
Indispensabile come la bellezza stessa, indispensabile come il desiderio di soperchiare l’oblio della banalità, indispensabile come il bisogno – per un artista – di creare nuova linfa estetica per lo sguardo attento dei curiosi e della critica.
Oltre trecento partecipazioni a kermesse espositive, da Palermo a Danzica, da Taormina a Washington testimoniano il grande spirito creativo dell’artista e la sua grande effervescenza pittorica, mossa costantemente dal desiderio di porre al centro la ricerca continua quale punto fermo attorno al quale sedimentare la propria evoluzione stilistica.
Grande disegnatore di piccoli e grandi formati, Rao predilige la china per le sue esplorazioni grafiche, intendendo il disegno alla maniera raffinata di un medium indispensabile all’indagine artistica, inderogabile per ogni processo creativo, infondo l’anima di ogni composizione pittorica.
E sono ancora i suoi angeli a divenire firma autentica di una vita intera spesa a supporto dell’arte, da artista e da promotore culturale, da grafico a presidente di associazioni culturali e direttore creativo di manifestazioni artistiche in giro per l’isola da Ustica a Favignana.
Se le opere create sono per un artista "pezzi" di sé da condividere e sublimare in mostre, la poetica di Saverio Rao, entrata di diritto da decenni nelle case di collezionisti e di critici, ancora presente in giro per la Sicilia in termini di muralismo di grande formato (140 mq a Camporeale), e si appresta a tornare in mostra – nel breve periodo – nella sua Palermo con una personale incisiva e squisitamente identitaria.
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