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Gira il mondo, poi molla tutto e ritorna: cosa ci fa Giulia (con un austriaco) sulle Madonie

Vi raccontiamo la storia di Giulia, 32enne palermitana che dopo aver vissuto e lavorato in giro per il mondo, è tornata in Sicilia scegliendo di abitare sulle Madonie

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 7 gennaio 2024

Giulia Tesoriere e il compagno Benny

Dinamica, intraprendente, risoluta e viaggiatrice avventuriera.

Chi è Giulia Tesoriere la trentaduenne palermitana che ha viaggiato in giro per il mondo, lavorando nel settore del fashion system del lusso e poi è tornata in Sicilia scegliendo di abitare, e investire, sulle Madonie in un borgo minuscolo di montagna e non nella grande città.

Palermitana per nascita e siciliana nelle vene, cittadina del mondo per vocazione e adottata dagli abitanti di Petralia Soprana insieme a Benny, il suo compagno che dall’Austria l'ha seguita in questa scelta di rientro.

«Nella vita sono riuscita ad ottenere quasi sempre quello che mi prefissavo», inizia così il racconto di questa giovanissima, come un incipit che da l’idea esatta della sua determinazione.

Aveva compiuto appena diciotto anni quando uscita dal Liceo Garibaldi fresca di diploma, parte lasciandosi Palermo alle spalle. Dentro la valigia mette insieme ai vestiti i sogni e le speranze che arrivano con lei a Roma dove entra all'Accademia di Moda e costume per frequentare i corsi di stilista e designer di moda, con l’ambizione di diventare una professionista del settore.
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Da qui in poi sarà una vita senza respiro, un vortice di eventi e un bagaglio di esperienze e competenze che saranno il suo lasciapassare negli anni a seguire per varcare importanti porte. Studia tanto e lavora sodo perché, oltre alle lezioni che frequenta regolarmente, viene assunta da una prestigiosa azienda di pellicceria che la inerisce nel suo staff organico.

Al secondo anno di corso in accademia partecipa alla selezione per il premio Riccione Moda Italia, dedicata ai giovani stilisti vincendo in tre sezioni il primo premio, un trampolino di lancio che le fa spiccare il volo verso l’alto.

Senza tregua e con un immenso desiderio di imparare e lavorare vola in Canada, a Toronto, per un mese e mezzo, dove frequenta un master per poi tornare nella vecchia Europa in Danimarca a Copenaghen dove si specializza con un secondo master.

Arriva il Brasile… o meglio, lei ci arriva senza immaginare che vi sarebbe pure rimasta.

«Approdata inizialmente per una visita studio nella regione industriale del Paranà, non pensavo che avrei trovato un posto li per lavorare: sei anni in tutto dei quali i primi tre anni con un incarico del sindacato della moda come consulente aziendale alle filiere produttive per le imprese tra le quali, proprio una di queste, mi chiede di lavorare esclusivamente con loro».

Dall’altro capo del mondo la sua famiglia la segue a distanza, la Sicilia e l’Italia sono un mondo lontanissimo nel quale torna raramente.

Sempre alla ricerca di nuovi orizzonti e occasioni di lavoro, parte per la Grecia e a Kastoria segue un corso indetto da una delle più importanti aziende del settore della pellicceria dove le viene espressamente detto che non ci sarà possibilità per nessuno di essere assunti, e che quello sarà solo un corso di aggiornamento.

«E invece io cosa faccio?! Mi armo di coraggio e mi presento all’imprenditore con il quale riesco ad ottenere un colloquio e, forse di fronte alla mia determinazione ma anche all'esperienza maturata, a conclusione dell’incontro la sua risposta sarà: …bene, allora inizi domani!»

Panico e felicità. In Europa a Francoforte lavora per altri quattro meravigliosi anni durante i quali gira il mondo negli uffici dell’azienda che aveva diverse sedi sparse.

È qui che arriva tra capo e collo la pandemia. Tutto si ferma di colpo, l’azienda è costretta a mettere i dipendenti in cassa integrazione, lei rimane chiusa in un minuscolo appartamento da sola lontana da tutti e da tutto blindata in un isolamento forzato e snervante.

«È stato un momento molto duro da affrontare, sola e lontana dalla mia famiglia senza poterli raggiungere, con l’incertezza della situazione, in un paese straniero…con un solo desiderio: tornare a casa, tornare in Sicilia».

Vive altri due anni in Austria, a Innsbruck, con Benny, il suo compagno austriaco che fa l’istruttore di snowboard ma la sua idea rimane la stessa e il richiamo verso le sue radici si fanno più forti.

«Del resto avevo fatto e visto tanto: avevo viaggiato facendo il lavoro che volevo, avevo conosciuto luoghi e persone differenti, mangiato e assaggiato cibi diversi, scoperto culture che non conoscevo …, o forse ero solo stanca e satura».

La pandemia rompe un ritmo frenetico, le da modo di pensare e al ritorno trova nel borgo dove si sono trasferiti i suoi genitori una dimensione dentro la quale anni prima non si sarebbe mai vista.

Il paese la accoglie e la avvolge, la rassicura nella sua intimità e in questo eremo ritrova energia, il tempo rallentato, la natura intorno, il silenzio ma anche le persone che come hanno accolto i suoi genitori fanno lo stesso con lei e con Benny che dalla lontana Austria si innamora di questo posto a tal punto che inizia a pensare anche lui che sarebbe bello viverci.

«Quando ho chiesto a Benny di traferirsi con me ha accettato, ma ha posto una condizione sine qua non: va bene solo se non andiamo a vivere in una grande città».

Quindi Petralia Soprana è diventa il loro ritrovo, il posto perfetto per entrambi anche per lavorare.

Nel giro di un mese fanno i bagagli, prendono tutto quello che avevano risparmiato e dopo un alloggio in affitto trovano una casa da comprare, fanno la ristrutturazione e si trasferiscono ad abitarci, affacciati su una vista mozzafiato.

Cosa ti ha convinto a viverci stabilmente in un momento cruciale in cui si parla di effetto spopolamento dai paesi?

«La qualità della vita a dimensione umana e la qualità del tempo che sono impagabili - spiega Giulia -. Se in città decidi di fare qualcosa i problemi sono sempre gli stessi: i mezzi pubblici, se c’è un parcheggio, quanto traffico devi affrontare per arrivare, fare la fila per un posto al tavolo, o in ufficio, non avere rapporti umani di buona qualità. Qui ci si saluta pure con chi non conosci.

E poi non è vero che non c’è nulla da fare: hai il cinema, hai il teatro a pochi chilometri, hai ristoranti, bar, negozi e supermercati esattamente come in città, solo che non devi fare file interminabili o guadare crocevia di folla.

Ti godi la natura, il buon cibo è a portata di mano, è tutto accessibile. Qui esco la mattina e sorrido, direi che di questi tempi non è cosa da poco».

E il lavoro?

«Mi sono guardata intorno è ho visto cosa mancava e cosa avrei potuto fare per il territorio - racconta -. Così con l’aiuto dei mie genitori, che non vedevano l’ora di avermi di nuovo con loro, abbiamo messo a posto un locale dove ho creato un luogo che non fosse solo una semplice bottega, ma molto di più.

Un posto dove le persone possono incontrarsi e scoprire sapori e saperi, chiacchierare con me e avere un idea delle Madonie, di quello che si può fare o vedere, delle esperienze con persone del luogo, insomma qualcosa che fosse un assaggio del territorio in senso culturale e non soltanto commerciale.

Ho contattato artigiani e agricoltori, guide escursionistiche, editori qui ci sono libri che puoi consultare oltre che acquistare, informarti e fare amicizia, tornare per fare esperienza e vivere la montagna».

A proposito di Benny.

«Oramai lo conoscono tutti, è entrato nel cuore degli abitanti, si è fatto degli amici e si è perfettamente integrato nella comunità, aspetta la neve per lavorare come istruttore di snowboard, ha venduto quello che aveva in Austria e si è preso una casetta dove fare ospitalità… in attesa che la neve si faccia vedere».
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