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I Florio, Igiea e le (mitiche) acque curative: le origini di un luogo simbolo di Palermo

Una storia che davvero non ti aspetti, che affonda le radici nel mito e in un pezzo importante del passato e del presente della nostra città. Ve la sveliamo

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 29 novembre 2022

Particolare di un affresco a villa Igea a Palermo (Ernesto Basile)

Forse qualcuno saprà che nel 1899 a Torino viene fondata la FIAT. Qualcun altro saprà che nello stesso anno vengono fondati pure il Milan e il Barcellona calcio, e che a Nuova York nasce quello stinco di santo di Al Capone.

Nello stesso anno, a Palermo, Ignazio e Franca Florio comprano quello che oggi è rinomato come uno degli hotel più eleganti in assoluto: Villa Igiea. Quello che forse si conosce di meno è il perché è stato comprato, come mai quel nome, e che legame ha con Palermo.

Per spiegare questa cosa ci facciamo un salto all’indietro di 2000 e passa anni, e andiamo a scomodare direttamente quelli del monte Olimpo. Tutto parte da un signore con la barba, tutto palestrato di nome Asclepio. Anzi, ancora una volta, visto che ci sta di mezzo pure Apollo (che sempre figlio di Zeus è), tutto parte da storie di femmine e abbordate varie.

Un giorno Coronide, principessa dei Lapidi - popolo che viveva nella valle del Peneo e che vanta fra i suoi re Piritoo-, come quasi tutte le femmine in Grecia, si stava facendo il bagno nuda in un lago. E siccome frequentare i laghi, per i signori dell’Olimpo, era grossomodo come andare in discoteca per cercare femmine, capitò che passò Apollo e finì come finì.
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Di lì in poi solita cosa alla Beautiful: Coronide resta incinta, si sposa con un certo Ischi, Apollo viene a sapere della cosa da un corvo albino a cui ha installato una telecamera e succede il Viva Maria. A quel punto interviene Artemide, sorella di Apollo. Come volete che vada a finire fra due cognate? Scannate, controscannate, sputazzate, tirate di capelli, bottana di qua, bottana di là, alla fine Artemide spara un dardo e caput.

Apollo a quel punto se la fa addosso perché ha paura di finire su tutti i giornali. Per questo motivo chiede a suo fratello Hermes di fare un cesareo al cadavere di Coronide e prelevare il bambino che chiama Asclepio (per gli amici Asculapio). Il picciriddo è senza mamma, a zia Atena se lo prende a cuore e gli fa come regalo una bella trasfusione con il sangue di Medusa, la gorgone.

Il sangue di Medusa dona ad Asclepio il superpotere di portare morte e sventure con il lato sinistro del corpo (dove scorre la parte velenosa) e di curare e resuscitare i morti con la parte destra (dove ci sta il sangue sano). E siccome Asclepio era picciotto buono, comincia a guarire un poco a questo e un poco a quell’altro, rischiando di causare la crisi del settore delle Onoranze funebri perché non muore più nessuno. Ade, suo prozio, capita la "maniata" si fa venire gli "stinnicchi" perché rischia di andare in banca rotta e rimetterci il carro con tutti i buoi.

Zeus per recuperare la situazione scaglia una saetta ad Asclepio dandogli una 4 e 80 per farlo rincoglionire. Scoppia inevitabilmente una lite familiare, e per vendicarsi Apollo uccide i tre ciclopi che gli costruiscono le saette a Zeus (magari qualcuno gli avesse fabbricato i preservativi).

Comunque, per fare scappare la situazione di mano e accordare tutti, alla fine Zeus è costretto a donare l’immortalità ad Asclepio rendendolo un “dio minore”. Da quel momento in poi, proprio per le capacità curative, Asclepio diventa il dio della medicina e d’allora rappresentato sempre con un bastone a cui attorno è attorcigliato un serpente (Animale il cui morso infonde saggezza), una corona, un cane e delle oche.

Dici, ma che c’entra Asclepio con Palermo? Ebbene, se rileggete qua sopra e vi fate una passeggiata in giro par la città, alla ricerca delle statue del Genio di Palermo, vi accorgerete che sono tutte simbologie che ritornano e che molto probabilmente il nostro Genio altri non è che la trasposizione di Asclepio.

Dice, ma che c’entra Asclepio con Villa Igiea? Oh, aspè! Dunque, io non lo so come facevano a rendere qualcuno immortale, tuttavia c’è buona probabilità che nell’intruglio ci fosse pure il Viagra perché questi, una volta diventati divinità, non capivano più niente appena vedevano una donna partivano per tutte le ruote.

Questo accade pure ad Asclepio con Lampeggia, che gli fa sangue assai e pure lì zicchite e zacchete. Da questa unione (finalmente ci siamo) nasce Igiea, che diventa la divinità del risanamento fisico, il più delle volte per l’utilizzo di acque curative, associata anche al concetto di pulizia (da qui “igiene”).

Anche lei è rappresentata con il serpente, solo che invece di averlo attorcigliato nel bastone, o di farsi mordere, lo disseta (appunto con l’acqua che la rappresenta). Ma torniamo al 1899. Dicevamo che i Signori Ignazio e Franca Florio comprano la proprietà appartenuta all’ammiraglio Inglese sir Cecil Domville.

No, non volevano farci per niente un albergo. Essendo esperti conoscitori di Palermo (perché Palermo la vivevano), Ignazio e Franca erano perfettamente a conoscenza delle proprietà terapeutiche dell’acqua marina del rione Acquasanta (ecco perché).

Quello che li spinse a comprare la tenuta dell’ammiraglio fu la disgrazia, o detta in termini medici, la tubercolosi, che aveva colpito la figlioletta. Il loro intento era quello di mettere in piedi un elegante sanatorio che avrebbe permesso terapie a base d’acqua curativa.

Il progetto purtroppo sfumò quasi subito e la pratica passò in mano ad Ernestone Basile che lo fece diventare un lussuoso hotel. Il resto è storia.

Ps. La prossima volta che usate la carta igienica -magari siete seduti mentre leggete questo articolo- abbiatene più considerazione, dato che letteralmente significa "carta di Igiea".
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