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Il pozzo dei miracoli (e forse dei Beati Paoli): è nascosto in una chiesa di Palermo

C'era una cappella di campagna ceduta poi ai Padri di San Francesco di Paola: al suo interno resta un profondo pozzo che conduce in una immensa rete di gallerie

Balarm
La redazione
  • 13 settembre 2018

La chiesa di San Francesco di Paola (interno) a Palermo

Pensate a Palermo nell'anno 1518: lì dov'era tutta campagna c'era una chiesetta intitolata a Santa Oliva che con tutto il terreno circostante venne ceduta all’Ordine dei Padri Minimi di San Francesco di Paola perché erigessero il loro convento e la loro chiesa.

Si, siamo in quella che oggi è piazza San Francesco di Paola: una delle cappelle interne resta intitolata alla santa ed è quela in cui - si pensava - fossero seppelliti i suoi resti mortali, che però non vennero mai trovati.

Però venne trovata una botola che ancora oggi è vicino all'altare: essa conduce all’interno di un profondo pozzo che poi si dirama in una incredibile rete di cavità e gallerie.

L'acqua di questo pozzo, fresca e purissima, è nella tradizione dei palermitani miracolosa: si dice curasse gravissime patologie e malattie oggi poco diffuse, come per esempio la malaria.

Il pozzo induce a pensare che questo sia uno degli ingressi alla Palermo sotterranea dei Beati Paoli: la setta le cui origini è ancora avvolta nel mistero.
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Si trattava di uomini che per secoli si sono mossi tra passaggi segreti e, appunto, una fitta rete di cunicoli da cui si entra da passaggi nei sotterranei di chiese e palazzi a cui accedevano vestiti da frati, dunque indisturbati.

Le origini del loro mome, i "Beati Paoli", si dice derivi dalla devozione a San Francesco Di Paola.

Oliva invece, è di fatto la patrona dimenticata dai fedeli palermitani: la leggenda vuole che sia nata in un rione del mandamento della Loggia e la sua statua è presente in una nicchia di uno dei Quattro Canti (quello settentrionale).

La storia: nata da una famiglia nobile, all’età di tredici anni (durante la dominazione musulmana in Sicilia nel 906) fu perseguitata per la sua fede cattolica e fu esiliata in Tunisia, dove compì il miracolo di ridare la vista a due ciechi. subì il martirio a Tunisi e morì per decapitazione.

Si dice che solo più tardi il suo corpo fu trasferito a Palermo da alcuni cattolici che lo seppellirono in una zona di campagna fuori le mura della città..

Fu canonizzata pochi anni dopo la sua morte e nel luogo della sua tumulazione venne costruita una chiesetta in suo onore: da quel momento quel terreno è stato chiamato piano di Sant’Oliva, siamo fuori Porta Carini.
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