A Palermo riapre il monastero di Santa Caterina: dopo 100 anni "torna" Van Dyck
Non si tratta solo di un’opera d’arte di inestimabile valore ma anche e soprattutto di un oggetto di fede e devozione, davanti al quale si pregava e si recitava il rosario
Piazza Bellini a Palermo
Dopo cento anni torna al monastero di Santa Caterina un capolavoro del Van Dyck Il 23 dicembre 2025, in occasione della riapertura della Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, dopo il completamento dei lavori di restauro delle tarsie marmoree del pavimento, tornerà a essere esposta una pregevole pittura seicentesca da sempre attribuita, per analogia con altre opere, al pittore fiammingo Antoon Van Dyck.
Non si tratta solo di un’opera d’arte di inestimabile valore, ma (anche e soprattutto) di un oggetto di fede e devozione, davanti al quale sia le monache che i fedeli pregavano e recitavano il rosario. Il grosso chiodo che reggeva il quadro è ancora lì, sulla parete laterale della cappella di Santa Caterina, a destra dell’altare maggiore: si erge solitario e inutile, da quando nel 1922 l’opera pittorica lasciò il monastero, per essere custodita prima al Museo Salinas e poi al Museo Abatellis.
Il fiammingo Antoon Van Dyck (Anversa, 22 marzo 1599 – Londra, 9 dicembre 1641) ritrattista, primo pittore di corte in Inghilterra, fu allievo e amico di Peter Paul Rubens, che lo esortò a viaggiare in Italia, per completare la sua formazione artistica. Van Dyck sbarcò a Palermo nell'aprile 1624, per ritrarre Emanuele Filiberto di Savoia, viceré di Sicilia.
Nel capoluogo siciliano ebbe modo di incontrare anche la celebre pittrice Sofonisba Anguissola, ormai novantenne, che sarebbe morta l'anno successivo. Antoon le fece un paio di ritratti e uno schizzo preparatorio si trova oggi esposto al British Museum. A cominciare dal Maggio del 1624 cominciò a diffondersi rapidamente a Palermo un morbo letale, una terribile epidemia di peste che avrebbe ucciso lo stesso Vicerè.
Malgrado l'infuriare della pestilenza, Van Dyck rimase in città fino al settembre 1625 e gli furono commissionate diverse opere, tra le quali una Crocifissione, oggi esposta a Palazzo Alliata di Villafranca e la Madonna del Rosario, considerata il maggior capolavoro eseguito dall’artista in Italia, commissionata dai confrati dell’oratorio del Rosario di San Domenico.
Non sappiamo quando venne commissionato a Van Dyck il dipinto della Madonna del Rosario con Bambino, né quando venne collocato nella chiesa di Santa Caterina. Non è da escludere l’idea che dopo il rinnovo delle fabbriche (1566-1596), sotto il priorato di Suor Maria del Carretto, le domenicane desiderassero per la nuova chiesa un’opera di grande pregio.
Nell’Ottocento e fino ai primi del Novecento “La Madonna col Bambino” di Van Dyck veniva infatti citato come opera d’eccellenza della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria da numerosi testi divulgativi e da vari autori; basti citare: “Nuova enciclopedia popolare italiana” (1863); Enrico Onufrio, “La Conca d’oro: Guida pratica di Palermo” (1882) e “Guida di Palermo e suoi dintorni” (1886); “Guida di Sicilia storica artistica commerciale” (1885); Gustavo Chiesi, “La Sicilia illustrata” (1892); Gustavo Strafforello, “La Patria: geografia dell’Italia. Sicilia” (1893); Lionel Cust, “Van Dyck” (1906) e persino l’Enciclopedia Britannica (1911). La storia del quadro è per molti versi simile a quella di tanti altri beni, di proprietà di enti ecclesiastici, confiscati dopo l’Unità d’Italia, a seguito delle leggi eversive del 7 Luglio 1866 e poi esposti nei musei o nelle pinacoteche.
Nel periodo che va dalla fine di dicembre 1866 alla fine di Luglio del 1867 venne eseguito da un ufficiale del Demanio di Palermo, rappresentante l’amministrazione del fondo di Culto, un inventario dettagliato di tutti i beni del monastero di Santa Caterina, compresi gli oggetti d’arte. Si legge, nell’inventario del 14 Gennaio 1867, che nella Cappella di Santa Caterina si trovava il “quadro della Madonna del SS.mo Rosario a mezza figura con putto in braccio di Van Dek” che veniva stimato ben “lire cinquecento”.
Veniva dichiarato da Giuseppe Meli “pregevole e interessante pelle arti”. Un altro inventario veniva redatto nel 1868, su proposta della direzione dei Musei coll’intervento del “comm. Salinas” e un ulteriore ricognizione “di tutti i mobili, oggetti e arredi sacri, esistenti al monastero e chiesa annessa” veniva effettuata nel 1911 dall’Intendenza di Finanza. L’11 Settembre 1911 la Sig.ra Clementina D’Angelo Superiora del Monastero di Santa Caterina fu costretta a consegnare al Museo Archeologico di Palermo un piccolo bassorilievo in marmo raffigurante l’Eterno Padre.
Si legge nei documenti, conservati nell’archivio del monastero, che “l’ispettore Sig. Matranga riceveva - allo scopo di depositarlo provvisoriamente nel Museo Nazionale di Palermo - un bassorilievo in marmo bianco raffigurante l’Eterno Padre benedicente opera del secolo XV”. Oggi il manufatto si trova esposto al Museo Abatellis, nel primo cortile. Il 4 Dicembre 1914 La direzione del Museo Nazionale di Palermo richiedeva anche la consegna di un quadro, olio su tela, “raffigurante il martirio di un Santo, che si trovava nel parlatorio del monastero, su Piazza Municipio”. Un nuovo inventario si fece poi nel 1918 e tra i quadri notati dal sig. Gabrici del Museo di Palermo, spicca al punto 5: “nella chiesa nella cappella di S. Caterina sopra il confessionale, quadretto su tela Madonna col Bambino del Van Dyck”.
Nel 1922 venne chiesto alle monache di consegnare anche questo quadro. Quando le religiose ne vennero informate protestarono formalmente con una missiva indirizzata all’Intendenza di Finanza: “Sig. Intendente di Finanza, l’ispettore del Fondo culto Cav. Spanò ci ha informati per la consegna del quadro della Madonna Van Dyck nella cappella di S. Caterina, da portarsi al Museo. Intanto non si capisce tale fraintendimento, il quadro ha uno speciale culto e trovasi bene custodito ed i forestieri lo vengono ad ammirare nella nostra chiesa. Pregasi di volere disporre di nuovo da tale provvedimento.” Solo qualche giorno dopo, il 24 Novembre 1922, l’amministrazione Direzione Generale Fondo per il culto intimava alla priora la consegna del quadro per il giorno seguente, alle ore 10.
La Madre Superiora differiva tale consegna, a causa dei festeggiamenti della Santa Patrona della chiesa e rispondeva: “25 Novembre 1922: in risposta alla sua pregiata lettera del 24 c.m. circa la consegna del quadro dipinto ad olio rappresentante la Vergine col Bambino esistente nella nostra Chiesa al Museo Nazionale, le fo sapere che detta consegna per domani non può avvenire avendo noi la festa di S. Caterina in Chiesa: sarà mio pensiero farle conoscere il giorno della consegna del quadro al Museo Nazionale. Con tanti ossequi”.
Nel medesimo giorno arrivava anche “Alla Reverendissima Superiora del Convento di S. Caterina – Palermo” la comunicazione formale di Ettore Gabrici, direttore del Museo Nazionale, che chiedeva la consegna del quadro: “Alla Reverendissima Superiora del Convento di S. Caterina – Palermo: “Mi pregio avvertirla che martedì 28 novembre alle ore 10 mi recherò costà insieme al R. ispettore del Fondo per il culto per ritirare e depositare temporaneamente nel Museo Nazionale di Palermo il dipinto rappresentante la Madonna ed Bambin Gesù attribuito ad Antonio Van Dyck dipinto esistente nella chiesa di pertinenza di cotesto Monastero di S. Caterina. Il Soprintendente E. Gabrici”.
Il quadro “stimato lire 100.000 in buono stato di conservazione” venne ritirato effettivamente il 28 Novembre 1822, alla presenza della Madre Ciuro e di Ettore Gabrici, direttore del Museo Archeologico di Palermo e insegnante di archeologia all’Università. Venne annotato: “La signora madre Ciuro protesta contro la disposizione di consegnare il dipinto essendo tutt’ora la chiesa aperta al culto e si riserva ogni diritto per affermare la restituzione”. E ancora: “La madre Ciuro chiede che venga riposizionato nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria il quadro denominato Madonna del Rosario con Bambino, attribuito ad Antoon Van Dyck”.
Questa è la breve cronistoria del dipinto: si evince chiaramente che, come affermava il soprintendente Gabrici, trattavasi di “depositare solo temporaneamente al Museo Nazionale di Palermo”; ma in Sicilia il tempo è relativo - evidentemente - e quel temporaneamente si è protratto oltre un secolo… Come ben sappiamo, riportare le opere d’arte nel loro contesto d’origine ha più di una conseguenza virtuosa, perché consente il recupero di profondi nessi religiosi, culturali, storici e artistici.
Il 23 dicembre 2025 alle ore 18.30 nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria avrà luogo l’evento (aperto a tutta la cittadinanza) “Il canto della pietra il Volto della Madre” e alla presenza di S. E. Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, il dipinto di Van Dyck Madonna con Bambino verrà restituito al culto e alla devozione della città.
Non si tratta solo di un’opera d’arte di inestimabile valore, ma (anche e soprattutto) di un oggetto di fede e devozione, davanti al quale sia le monache che i fedeli pregavano e recitavano il rosario. Il grosso chiodo che reggeva il quadro è ancora lì, sulla parete laterale della cappella di Santa Caterina, a destra dell’altare maggiore: si erge solitario e inutile, da quando nel 1922 l’opera pittorica lasciò il monastero, per essere custodita prima al Museo Salinas e poi al Museo Abatellis.
Il fiammingo Antoon Van Dyck (Anversa, 22 marzo 1599 – Londra, 9 dicembre 1641) ritrattista, primo pittore di corte in Inghilterra, fu allievo e amico di Peter Paul Rubens, che lo esortò a viaggiare in Italia, per completare la sua formazione artistica. Van Dyck sbarcò a Palermo nell'aprile 1624, per ritrarre Emanuele Filiberto di Savoia, viceré di Sicilia.
Nel capoluogo siciliano ebbe modo di incontrare anche la celebre pittrice Sofonisba Anguissola, ormai novantenne, che sarebbe morta l'anno successivo. Antoon le fece un paio di ritratti e uno schizzo preparatorio si trova oggi esposto al British Museum. A cominciare dal Maggio del 1624 cominciò a diffondersi rapidamente a Palermo un morbo letale, una terribile epidemia di peste che avrebbe ucciso lo stesso Vicerè.
Malgrado l'infuriare della pestilenza, Van Dyck rimase in città fino al settembre 1625 e gli furono commissionate diverse opere, tra le quali una Crocifissione, oggi esposta a Palazzo Alliata di Villafranca e la Madonna del Rosario, considerata il maggior capolavoro eseguito dall’artista in Italia, commissionata dai confrati dell’oratorio del Rosario di San Domenico.
Non sappiamo quando venne commissionato a Van Dyck il dipinto della Madonna del Rosario con Bambino, né quando venne collocato nella chiesa di Santa Caterina. Non è da escludere l’idea che dopo il rinnovo delle fabbriche (1566-1596), sotto il priorato di Suor Maria del Carretto, le domenicane desiderassero per la nuova chiesa un’opera di grande pregio.
Nell’Ottocento e fino ai primi del Novecento “La Madonna col Bambino” di Van Dyck veniva infatti citato come opera d’eccellenza della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria da numerosi testi divulgativi e da vari autori; basti citare: “Nuova enciclopedia popolare italiana” (1863); Enrico Onufrio, “La Conca d’oro: Guida pratica di Palermo” (1882) e “Guida di Palermo e suoi dintorni” (1886); “Guida di Sicilia storica artistica commerciale” (1885); Gustavo Chiesi, “La Sicilia illustrata” (1892); Gustavo Strafforello, “La Patria: geografia dell’Italia. Sicilia” (1893); Lionel Cust, “Van Dyck” (1906) e persino l’Enciclopedia Britannica (1911). La storia del quadro è per molti versi simile a quella di tanti altri beni, di proprietà di enti ecclesiastici, confiscati dopo l’Unità d’Italia, a seguito delle leggi eversive del 7 Luglio 1866 e poi esposti nei musei o nelle pinacoteche.
Nel periodo che va dalla fine di dicembre 1866 alla fine di Luglio del 1867 venne eseguito da un ufficiale del Demanio di Palermo, rappresentante l’amministrazione del fondo di Culto, un inventario dettagliato di tutti i beni del monastero di Santa Caterina, compresi gli oggetti d’arte. Si legge, nell’inventario del 14 Gennaio 1867, che nella Cappella di Santa Caterina si trovava il “quadro della Madonna del SS.mo Rosario a mezza figura con putto in braccio di Van Dek” che veniva stimato ben “lire cinquecento”.
Veniva dichiarato da Giuseppe Meli “pregevole e interessante pelle arti”. Un altro inventario veniva redatto nel 1868, su proposta della direzione dei Musei coll’intervento del “comm. Salinas” e un ulteriore ricognizione “di tutti i mobili, oggetti e arredi sacri, esistenti al monastero e chiesa annessa” veniva effettuata nel 1911 dall’Intendenza di Finanza. L’11 Settembre 1911 la Sig.ra Clementina D’Angelo Superiora del Monastero di Santa Caterina fu costretta a consegnare al Museo Archeologico di Palermo un piccolo bassorilievo in marmo raffigurante l’Eterno Padre.
Si legge nei documenti, conservati nell’archivio del monastero, che “l’ispettore Sig. Matranga riceveva - allo scopo di depositarlo provvisoriamente nel Museo Nazionale di Palermo - un bassorilievo in marmo bianco raffigurante l’Eterno Padre benedicente opera del secolo XV”. Oggi il manufatto si trova esposto al Museo Abatellis, nel primo cortile. Il 4 Dicembre 1914 La direzione del Museo Nazionale di Palermo richiedeva anche la consegna di un quadro, olio su tela, “raffigurante il martirio di un Santo, che si trovava nel parlatorio del monastero, su Piazza Municipio”. Un nuovo inventario si fece poi nel 1918 e tra i quadri notati dal sig. Gabrici del Museo di Palermo, spicca al punto 5: “nella chiesa nella cappella di S. Caterina sopra il confessionale, quadretto su tela Madonna col Bambino del Van Dyck”.
Nel 1922 venne chiesto alle monache di consegnare anche questo quadro. Quando le religiose ne vennero informate protestarono formalmente con una missiva indirizzata all’Intendenza di Finanza: “Sig. Intendente di Finanza, l’ispettore del Fondo culto Cav. Spanò ci ha informati per la consegna del quadro della Madonna Van Dyck nella cappella di S. Caterina, da portarsi al Museo. Intanto non si capisce tale fraintendimento, il quadro ha uno speciale culto e trovasi bene custodito ed i forestieri lo vengono ad ammirare nella nostra chiesa. Pregasi di volere disporre di nuovo da tale provvedimento.” Solo qualche giorno dopo, il 24 Novembre 1922, l’amministrazione Direzione Generale Fondo per il culto intimava alla priora la consegna del quadro per il giorno seguente, alle ore 10.
La Madre Superiora differiva tale consegna, a causa dei festeggiamenti della Santa Patrona della chiesa e rispondeva: “25 Novembre 1922: in risposta alla sua pregiata lettera del 24 c.m. circa la consegna del quadro dipinto ad olio rappresentante la Vergine col Bambino esistente nella nostra Chiesa al Museo Nazionale, le fo sapere che detta consegna per domani non può avvenire avendo noi la festa di S. Caterina in Chiesa: sarà mio pensiero farle conoscere il giorno della consegna del quadro al Museo Nazionale. Con tanti ossequi”.
Nel medesimo giorno arrivava anche “Alla Reverendissima Superiora del Convento di S. Caterina – Palermo” la comunicazione formale di Ettore Gabrici, direttore del Museo Nazionale, che chiedeva la consegna del quadro: “Alla Reverendissima Superiora del Convento di S. Caterina – Palermo: “Mi pregio avvertirla che martedì 28 novembre alle ore 10 mi recherò costà insieme al R. ispettore del Fondo per il culto per ritirare e depositare temporaneamente nel Museo Nazionale di Palermo il dipinto rappresentante la Madonna ed Bambin Gesù attribuito ad Antonio Van Dyck dipinto esistente nella chiesa di pertinenza di cotesto Monastero di S. Caterina. Il Soprintendente E. Gabrici”.
Il quadro “stimato lire 100.000 in buono stato di conservazione” venne ritirato effettivamente il 28 Novembre 1822, alla presenza della Madre Ciuro e di Ettore Gabrici, direttore del Museo Archeologico di Palermo e insegnante di archeologia all’Università. Venne annotato: “La signora madre Ciuro protesta contro la disposizione di consegnare il dipinto essendo tutt’ora la chiesa aperta al culto e si riserva ogni diritto per affermare la restituzione”. E ancora: “La madre Ciuro chiede che venga riposizionato nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria il quadro denominato Madonna del Rosario con Bambino, attribuito ad Antoon Van Dyck”.
Questa è la breve cronistoria del dipinto: si evince chiaramente che, come affermava il soprintendente Gabrici, trattavasi di “depositare solo temporaneamente al Museo Nazionale di Palermo”; ma in Sicilia il tempo è relativo - evidentemente - e quel temporaneamente si è protratto oltre un secolo… Come ben sappiamo, riportare le opere d’arte nel loro contesto d’origine ha più di una conseguenza virtuosa, perché consente il recupero di profondi nessi religiosi, culturali, storici e artistici.
Il 23 dicembre 2025 alle ore 18.30 nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria avrà luogo l’evento (aperto a tutta la cittadinanza) “Il canto della pietra il Volto della Madre” e alla presenza di S. E. Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, il dipinto di Van Dyck Madonna con Bambino verrà restituito al culto e alla devozione della città.
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