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In Sicilia c'è (pure) la "Via Gatto": un piccolo vicolo affacciato su un panorama mozzafiato

Non è dedicata né a un poeta né a una personalità della cultura. La nostra "Via Gatto" è intitolata proprio al felino domestico che da secoli accompagna l'uomo

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 17 febbraio 2023

Via Gatto a Petralia Soprana

A raccontarci questa storia è il professore Giovanni Tesoriere, docente di ingegneria alla Kore di Enna, appassionato di storia e residente in questo vicolo storico del quale ci siamo fatti narrare la vicenda della via Gatto di Petralia Soprana.

"Questa minuscola via non è dedicata a qualcuno come spesso accade: ad un poeta, come la via Alfonso Gatto a Roma, o personalità della cultura come Nando Gatto in Val d ‘Aosta, la nostra Via Gatto è proprio dedicata al felino domestico che, ormai da diversi secoli, se pur con alterne vicende, accompagna l’uomo".

Partiamo da una breve introduzione su questo animale enigmatico e affascinante che in Sicilia ha trascorsi storici.

Si legge che il gatto è, dopo il cavallo ed il cane, l’animale che è stato addomesticato dall’uomo, ma coloro che hanno un gatto sanno bene che non è vero perché è il gatto ad avere addomesticato l’uomo alle sue indipendenti volontà. La storia di questo splendido animale è tanto bella quando tormentata.
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La sua origine è certamente in Africa, dove si conquista un posto di primo piano nell’ Egitto dei Faraoni dove viene onorato, vezzeggiato e curato come un Dio. Nel 3000 a.C. la dea Egizia chiamata Bastet assume la testa di una affascinante e misteriosa gatta dallo sguardo che incanta.

A lei vengono dedicati templi, ed ai gatti onori ed attenzioni degni dei grandi di quel colto e ricco Paese. I loro corpi sono imbalsamati ed a loro viene data degna sepoltura, così che rimangono ancora conservati sarcofaghi per i gatti più altolocati. In quell’Egitto così evoluto, l’uccisione di un gatto era punita con la pena di morte.

I Greci, che con l’Egitto avevano fiorenti commerci, impararono a conoscere questo animale e la sua maestria nella caccia dei topi che, allora, venivano combattuti con le donnole e le puzzole, certamente poco gradevoli. Così riuscirono a rubare alcune coppie di questo animale, che non poteva essere acquistato dagli Egizi per la sua natura divina, avviando la espansione della razza in Grecia. Da lì il gatto venne esportato a Roma ed in tutte le terre conosciute d’Europa.

Ma, con l’avvento del Medioevo ,le fortune del Gatto in Europa cambiano completamente, atteso che in quel periodo di oscurantismo una distorta interpretazione della fede Cristiana portò ad una delle pagine più cruente della nostra storia. Con la Santa Inquisizione, oltre alla caccia alle streghe, fu aperta una vera e propria caccia al Gatto ufficialmente dichiarato
animale di Satana. I gatti furono perseguitati e sterminati in tutta Europa ed in molti casi uccisi con orribili torture.

La mancanza di gatti nelle città e nelle campagne fece prosperare ed aumentare a dismisura il numero dei topi ,che iniziarono a diffondere malattie così che nel 1346 iniziò a diffondersi in Europa la peste nera che aveva un tasso di mortalità di oltre il 50%. Ancora una volta, il Gatto fu indicato come vettore della peste per mezzo del diavolo, ed il suo sterminio finì per accelerare in modo esponenziale la diffusione del virus trasmesso dai topi.

Dopo oltre dieci anni la popolazione del continente europeo si era ridotta di oltre un terzo con 20 milioni di vittime. Solo alla fine di quell’epoca ,si comprese che il gatto non aveva alcuna responsabilità e che la sua presenza era indispensabile per contrastare la crescita demografica dei topi sia nelle campagne che nelle città, così che il gatto riprese a frequentare le nostre case.

"A Petralia Soprana, nelle mura medievali della città, fu aperta, in fondo alla via oggi chiamata via Gatto, una piccola apertura, una vera gattarola che permettesse ai gatti di entrare ed uscire dalla cintura muraria. Un passaggio che, cessate le esigenze difensive, negli anni è stato ingrandito diventando un punto di grande suggestione".

Un passaggio al di fuori del quale si ammira un panorama mozzafiato, spesso proprio in compagnia di uno dei gatti che si gode beatamente il sole.

Della via Gatto si ha traccia in alcuni documenti del ‘700 nei quali si stabilisce che il mulino costruito a valle di Petralia Soprana venisse alimentato con una condotta d’acqua a gravità che, da piazza San Michele, passando dal “dirupo du Gatto”, avrebbe raggiunto valle.

Inoltre, a testimoniare questo legame tra il borgo e il gatto troviamo una meravigliosa opera d’arte: La Madonna del gatto di Giuseppe Salerno, detto lo Zoppo di Gangi, che risale alla prima metà del XVII secolo, e si trova nella sacrestia, purtroppo non visitabile, della bellissima Chiesa a forma ovale del Ss. Salvatore.

Al gatto, amico e compagno dell’uomo, rimane intitolata questa via dove non è raro incontrarlo passeggiare con un'altezzosa eleganza che discende da una tormentata storia di millenni.

Quindi se venite a Petralia Soprana non mancate di visitare la Via Gatto e magari fatevi un selfie in compagnia di zampe e baffi.

Per concludere: anche se ormai diventano davvero raro avvistarli, nei boschi del Parco delle Madonie esiste una specie di gatto selvatico, robusto e simile ad un soriano, specie protetta perché considerata a rischio.
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