ARTE E ARCHITETTURA

HomeCulturaArte e architettura

L'arte contemporanea fa rivivere una chiesa del '700: a Palermo le pitture di Mannino

Le opere di "Corpus Imaginum -Le pitture nere alla Quinta dell’Ombra" di Simone Mannino "abitano" l’ex Oratorio di Sant'Orsola, fondendosi con l’architettura e la luce

Marta Mangiapane
Laureata in Mediazione Culturale del Patrimonio Artistico
  • 24 settembre 2025

Veduta della mostra "Corpus imaginum" di Simone Mannino (foto di R. Puccio)

Nel cuore pulsante di Palermo, tra gli stretti vicoli di via Maqueda, un ex oratorio settecentesco rinasce come spazio d’arte contemporanea. È l’Oratorio di Sant’Orsola a ospitare Atelier Nostra Signora, il nuovo centro di produzione e ricerca artistica fondato da Simone Mannino: artista visivo, scenografo, regista e, soprattutto, creatore di visioni.

A inaugurare questo spazio, simbolo di rinascita culturale, è la personale “Corpus Imaginum – Le pitture nere alla Quinta dell’Ombra”, un viaggio potente e denso nella pittura come atto spirituale e mitologico. È una mostra che non si guarda soltanto. si attraversa, si ascolta, si respira. Come suggerisce il titolo, Corpus Imaginum nasce dall’esigenza di “dare corpo” al luogo.

Le opere non si limitano a essere appese alle pareti ma abitano l’ex oratorio, lo trasformano, si fondono con l’architettura e la luce per generare una liturgia laica, dove arte e memoria si intrecciano. L’intervento site-specific di Mannino è un dialogo continuo tra interno ed esterno, tra visione e intuizione, tra pittura e sacralità.

Le opere, realizzate in gran parte appositamente per questa mostra, oscillano con grazia e inquietudine tra figurazione e astrazione, tra oscurità profonda e squarci di luce spesso di verde – colore amato e quasi ossessivo per l’artista. I dipinti evocano figure arcaiche, animali, corpi femminili e simboli sacri, come se venissero dal sogno o da un rito dimenticato.

Simone Mannino non nasconde la sua grande ispirazione: Francisco Goya, in particolare le Pitture Nere, i Capricci, i Disastri della guerra. Le sue tele – come quelle di Goya – non sono semplici rappresentazioni, ma presenze vive, quasi spiriti imprigionati nel colore, che chiedono allo spettatore di fermarsi, ascoltare, entrare in contatto.

Il grottesco, il segno nervoso, la materia spessa e viva, diventano strumenti per affrontare il dolore, la memoria e l’umanità. Le due opere poste nell’atrio fungono da prologo: introducono al viaggio e preparano lo spettatore alla “salita”, non solo fisica ma anche interiore, verso la cappella centrale.

Nella sacrestia che la precede, tre grandi quadri rappresentano la fuga di Enea da Troia, un episodio tratto dall’Eneide. Questa non è una semplice citazione letteraria, ma un atto di pietas visiva: Enea che porta il padre Anchise in salvo diventa un archetipo, un’immagine universale di amore, responsabilità, sopravvivenza.

Qui Mannino unisce il mito all’esperienza contemporanea, dando al passato un volto presente, personale, quasi autobiografico. Cuore della mostra è la cappella, un tempo luogo di culto, che ospita cinque grandi pale d’altare dipinte in dialogo serrato tra loro.

I colori creano lo sfondo per un nero che dà forma che scava e scolpisce velocemente la tela. Ogni tela è una soglia, una porta verso paesaggi interiori e metamorfici, dove il corpo femminile, l’animale, la luce e l’ombra coesistono in un fragile equilibrio.

Come dice l’artista: «Sono presenze che trattengono il respiro del tempo, e che chiedono di essere percorse come si attraversa un paesaggio interiore: lentamente, con ascolto».

Ed è proprio così che va vissuta questa mostra: lentamente, in ascolto, lasciandosi attraversare da ciò che non si comprende subito ma che si sente, profondamente.

"Corpus Imaginum – Le pitture nere alla Quinta dell’Ombra" non è solo una mostra, ma un’esperienza sensoriale e spirituale. Simone Mannino dimostra di essere non solo un artista, ma un costruttore di luoghi e di visioni, capace di restituire vita a uno spazio dimenticato e trasformarlo in un nuovo centro pulsante di cultura.

Con Atelier Nostra Signora, Palermo guadagna un nuovo presidio dell’arte contemporanea, ma soprattutto un luogo di incontro, ricerca e trasformazione. Una casa per artisti, e per chi crede ancora nel potere della pittura come rito, come corpo, come memoria.
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÚ LETTI