La nuova specie scoperta nel cuore della Sicilia: ecco quale (e cosa c'entra il Marocco)
La Sicilia continua a dimostrarsi una delle regioni più ricche di biodiversità, a seguito della recente scoperta di una nuova specie di coleottero, ve la raccontiamo nell'articolo
Coleottero
La Sicilia continua a dimostrarsi una delle regioni più ricche di biodiversità, a seguito della recente scoperta di una nuova specie di coleottero, diffuso in Africa settentrionale, ma mai avvistato in Italia: "Axinotarsus implicatus", un rappresentante della sottofamiglia Malachiinae, scoperto a Mazara del Vallo presso la località Deccaco.
Ad effettuare la scoperta è stato il biologo in pensione Angelo Ditta, noto tra gli appassionati siciliani di scienze naturali per aver effettuato nel corso degli ultimi decenni diverse altre scoperte scientifiche, relative alla biodiversità siciliana. Ditta è famoso anche per essere uno dei maggiori esperti della Riserva naturale integrale Lago Preola e Gorghi Tondi, una delle più importanti della Sicilia occidentale, di cui è l’unico ricercatore autorizzato.
Nel corso della sua lunga vita scientifica, Ditta ha scoperto altre 30 nuove specie per la Sicilia, oltre che 8 specie nuove per l’Italia e una per l’Europa. Insegnante di scuola media fino a qualche anno fa, è stato spesso paragonato a un novello Indiana Jones, con l’unica differenza che la sua principale passione non erano antichi reperti di popolazioni perdute ma specie non ancora individuate dalla comunità scientifica italiana.
Tra le specie da lui riscoperte c’è anche la "Leptometopa latipes", una particolare mosca legata alla storia della nostra Isola. Essa venne infatti individuata per la prima volta nel 1830, all'interno del sarcofago regale di Federico II conservato alla Cattedrale di Palermo.
Dopo essere stata scoperta, però, questa specie non venne più osservata, né in una tomba né nel resto dell’isola, finché Ditta non ne osservò un esemplare di sesso femminile nei pressi del fiume Mazaro. Secondo Ditta, la relativa difficoltà nel trovare nuovi esemplari di questa specie era dovuta alla particolare storia della morte di Federico II.
L’imperatore, infatti, morì vicino Foggia il 13 dicembre 1250, e fu in quel momento che probabilmente qualche esemplare di Leptometopa latipes riuscì ad entrare nel suo sarcofago, trasportato poi a Palermo, dove perì e rimase imbalsamato fino alla riapertura della tomba dell’imperatore, svoltasi proprio nel 1830. «Gli adulti di questa mosca d’altronde depongono le uova su animali morti e le larve si sviluppano anche nella carne putrida e nel letame» chiarì Ditta alcuni anni fa.
Affinché quindi la L. latipes giungesse ufficialmente in Sicilia, scendendo dalla penisola, dovevano esserci dei cambiamenti ecologici particolari, in grado di favorire l’espansione di questa mosca verso sud. Ciò si è avverato negli ultimi anni, a seguito probabilmente del cambiamento climatico e della scomparsa di alcune specie locali.
Tornando invece a parlare del "Axinotarsus implicatus", l’ultima specie ad essere stata scoperta, Ditta ha specificato che la popolazione siciliana non mostra differenze morfologiche rispetto a quella marocchina. Si tratta di una specie di piccole dimensioni con colorazione prevalentemente nera.
Essa presenta anche una pubescenza corta e poco appariscente, con antenne corte e appendici elitrali scarsamente differenziate o assenti. Ditta ne ha individuato tre esemplari, per esattezza due femmine e un maschio.
Anche questa specie probabilmente ha raggiunto la Sicilia a seguito di una espansione della popolazione d’origine, provocata dall’incremento delle temperature medie annuali della nostra regione negli ultimi anni e dalla comparsa di nuove possibilità ecologiche, verificatesi a seguito delle scomparse di altre specie e alla trasformazione del territorio.
Ad effettuare la scoperta è stato il biologo in pensione Angelo Ditta, noto tra gli appassionati siciliani di scienze naturali per aver effettuato nel corso degli ultimi decenni diverse altre scoperte scientifiche, relative alla biodiversità siciliana. Ditta è famoso anche per essere uno dei maggiori esperti della Riserva naturale integrale Lago Preola e Gorghi Tondi, una delle più importanti della Sicilia occidentale, di cui è l’unico ricercatore autorizzato.
Nel corso della sua lunga vita scientifica, Ditta ha scoperto altre 30 nuove specie per la Sicilia, oltre che 8 specie nuove per l’Italia e una per l’Europa. Insegnante di scuola media fino a qualche anno fa, è stato spesso paragonato a un novello Indiana Jones, con l’unica differenza che la sua principale passione non erano antichi reperti di popolazioni perdute ma specie non ancora individuate dalla comunità scientifica italiana.
Tra le specie da lui riscoperte c’è anche la "Leptometopa latipes", una particolare mosca legata alla storia della nostra Isola. Essa venne infatti individuata per la prima volta nel 1830, all'interno del sarcofago regale di Federico II conservato alla Cattedrale di Palermo.
Dopo essere stata scoperta, però, questa specie non venne più osservata, né in una tomba né nel resto dell’isola, finché Ditta non ne osservò un esemplare di sesso femminile nei pressi del fiume Mazaro. Secondo Ditta, la relativa difficoltà nel trovare nuovi esemplari di questa specie era dovuta alla particolare storia della morte di Federico II.
L’imperatore, infatti, morì vicino Foggia il 13 dicembre 1250, e fu in quel momento che probabilmente qualche esemplare di Leptometopa latipes riuscì ad entrare nel suo sarcofago, trasportato poi a Palermo, dove perì e rimase imbalsamato fino alla riapertura della tomba dell’imperatore, svoltasi proprio nel 1830. «Gli adulti di questa mosca d’altronde depongono le uova su animali morti e le larve si sviluppano anche nella carne putrida e nel letame» chiarì Ditta alcuni anni fa.
Affinché quindi la L. latipes giungesse ufficialmente in Sicilia, scendendo dalla penisola, dovevano esserci dei cambiamenti ecologici particolari, in grado di favorire l’espansione di questa mosca verso sud. Ciò si è avverato negli ultimi anni, a seguito probabilmente del cambiamento climatico e della scomparsa di alcune specie locali.
Tornando invece a parlare del "Axinotarsus implicatus", l’ultima specie ad essere stata scoperta, Ditta ha specificato che la popolazione siciliana non mostra differenze morfologiche rispetto a quella marocchina. Si tratta di una specie di piccole dimensioni con colorazione prevalentemente nera.
Essa presenta anche una pubescenza corta e poco appariscente, con antenne corte e appendici elitrali scarsamente differenziate o assenti. Ditta ne ha individuato tre esemplari, per esattezza due femmine e un maschio.
Anche questa specie probabilmente ha raggiunto la Sicilia a seguito di una espansione della popolazione d’origine, provocata dall’incremento delle temperature medie annuali della nostra regione negli ultimi anni e dalla comparsa di nuove possibilità ecologiche, verificatesi a seguito delle scomparse di altre specie e alla trasformazione del territorio.
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