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Lascia l'azienda e fa la ballerina di strada: la missionaria di Palermo col cuore in Spagna

Una laurea in Economia e quella passione per il flamenco che le ha salvato la vita. Quarant'anni vissuti intensamente da Palermo a Siviglia che, per Antonina, è "casa"

Federica Cortegiani
Giornalista pubblicista
  • 11 marzo 2022

Antonina Carollo

Un diploma in ragioneria conseguito con la scuola serale mentre lavorava nell’azienda di famiglia a Palermo. Poi il trasferimento a Milano e la laurea in Economia alla Bocconi, le offerte di lavoro rifiutate per andare in missione ad aiutare i profughi in Albania.

E ancora, quell’enorme passione per la Spagna coltivata sin da piccola e la scelta di ballare flamenco tra le strade di Siviglia. Infine il ritorno (non voluto) a Palermo per completare la carriera universitaria e ricostruire le basi per una nuova partenza.

Sembra incredibile ma le esperienze appena elencate (e non sono nemmeno tutte) sono quelle di una giovane donna che a soli 40 anni ha già vissuto almeno tre vite diverse, tutte accomunate da un unico filo conduttore: quello della fede.

Antonina Carollo è il suo nome e la sua è una di quelle storie che, ad ascoltarla, ti fa venire subito voglia "di fare", di preparare al volo una valigia e partire, di seguire quella vocina che tutti abbiamo dentro e che spesso fingiamo di non sentire.
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Una, dieci, cento vite, tutte vissute con un’intensità e una forza d’animo da fare invidia a chiunque. Eppure Antonina da piccola era tutt’altra persona rispetto alla donna libera e indipendente che è oggi.

Convinta di voler stare nella sua Palermo per tutta la vita e, complice la fobia per gli aerei, Antonina inizia a lavorare a soli 13 anni insieme ai genitori e ai suoi 4 fratelli. Ma non rinuncia agli studi. «Di giorno lavoravo e di sera frequentavo la scuola di ragioneria», racconta.

Una ragazzina cresciuta troppo velocemente, abituata a rapportarsi sin da piccola a gente più grande e in ambienti che di certo non sono quelli tipici di un’adolescente. «Ho perso un pezzo di vita importante», aggiunge. E forse è proprio per questo che nasce in lei quella fame di conoscenza che l’ha portata negli anni seguenti a stravolgere la sua vita.

La fede, come dicevamo, è il filo rosso che unisce tutti i "capitoli" della vita di Antonina. Lei infatti non è solo una ragazzina con le idee molto chiare - «il mio obiettivo è sempre stato la Bocconi, volevo lavorare per le grandi multinazionali» -, ma è anche una missionaria, fa parte di una comunità e si mette al servizio dei bisognosi portando avanti progetti e iniziative.

Dopo la laurea triennale a Palermo, Antonina vola a Milano per frequentare un master di Economia alla Bocconi e lì rimane per 5 anni. È la sua prima vera esperienza di vita, in solitaria e con tutte le difficoltà del caso.

«Avevo 27 anni e dovevo cavarmela da sola – racconta -. Per pagare l’affitto facevo tre o quattro lavori contemporaneamente. Mi sono unita a una chiesa cristiana, ho iniziato a seguire dei progetti e questo mi portava spesso a rifiutare alcune proposte di lavoro interessanti».

L'unica volta che decide ad accettare un contratto, il destino le è contro. Il periodo di formazione, infatti, coincide con i giorni in cui lei sarebbe partita per una missione in Albania. Anche questa volta Antonina rifiuta: essere d'aiuto per gli altri è più importante.

Ma lei non si scoraggia. Tutto quello che accade nella sua vita è in qualche modo segnato da un mantra: «le porte si aprono da sole e al momento giusto».

Non è un caso, infatti, se la sua vita prenderà la direzione giusta proprio in un periodo di grande malessere psicologico. È in quel momento che il suo pastore le chiede di andare in Spagna per aprire una chiesa a Siviglia.

Antonina non ci pensa due volte. Lei che già a 5 anni parlava lo spagnolo e che lo ha studiato da autodidatta, lei che ha sempre sentito "suo" questo Paese ancor prima di conoscerlo. Via, si parte.

Dopo i primi tre mesi "accampata" tra tende e chiese, Antonina inizia a cercare un lavoro. Non trova nulla ma non si arrende, non è da lei. È così che un giorno, semplicemente passeggiando, si incanta guardando gli artisti di strada e anche stavolta segue l'istinto. Inizia così la sua carriera di ballerina di flamenco per le strade di Siviglia.

«Per me è stata la mia libertà, finalmente ho iniziato a esprimermi, era il mio teatro all'aperto e non avevo bisogno di altro», racconta. Frequenta l’accademia, le tribù di flamenco, le scuole di grandi maestri fino a quando incontra Josè Galvàn – un guru del flamenco – che la battezza "La Tonà" (la prima forma musicale del flamenco da cui nascono i vari stili).

Antonina entra così nella tribù dei gitani, quelli "puri", conosce un missionario che si occupa degli zingari in un quartiere periferico di Siviglia che potremmo paragonare al nostro Zen. Insomma, è la terza vita di Antonina. Una vita che, dopo 5 anni, si interrompe nuovamente nel 2019 quando, su richiesta del suo pastore, deve tornare a Palermo.

Un ritorno sofferto ma costellato di "segnali". Il suo ritorno coincide con il 2020, l'anno in cui in Italia arriva la pandemia e il lockdown. «Col senno di poi ho capito che sono tornata perché dovevo stare accanto alla mia famiglia in quel preciso momento», spiega.

A Palermo si rimette a studiare, prende una seconda laurea, completa il corso di teologia, produce persino un suo profumo e intanto continua a ballare flamenco per le strade della sua città, davanti al Teatro Massimo o ai Quattro Canti.

Il suo desiderio oggi è quello di partire per aiutare i profughi in Ucraina ma la realtà non glielo permette e, intanto, il suo cuore è rimasto legato alla Spagna.

«Palermo rimarrà sempre la mia città, la amo profondamente ma da quando ho iniziato a viaggiare per il mondo ho capito quanto mi stava stretta - confida -. Ho provato a rimanere qui ma le porte non si sono aperte. Evidentemente non è ancora il tempo giusto».

Così, alla domanda: «Tornerai in Spagna?» risponde sicura: «Sì, sto cercando casa a Granada. Sento che adesso è il momento di aprire un nuovo capitolo della mia vita».

E noi glielo auguriamo di cuore.
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