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Le 8 case storiche dei Florio a Palermo: tour tra i tesori (meno noti) dei "Leoni di Sicilia"

Un viaggio tra palazzi, ville e tesori d'arte che raccontano ancora oggi le imprese, gli amori (e i dolori) di una delle famiglie più influenti e apprezzate della Sicilia

Balarm
La redazione
  • 21 aprile 2023

Quando pronunci il loro nome non puoi che pensare all'epoca d'oro di Palermo (e non solo). Sono i Florio, protagonisti di un risveglio culturale, artistico e sociale, che trasformò la città in meta prediletta di nobili, borghesi, viaggiatori, artisti e scrittori provenienti da tutto il mondo, affascinati dall'aura di mondanità e spensieratezza che caratterizzò la Belle Époque.

Considerati una sorta di "sovrani senza corona" della città, hanno contribuito senz'altro a scrivere alcune delle pagine più belle della sua storia. Le loro gesta sono state narrate magistralmente dal romanzo di Stefania Auci "I Leoni di Sicilia", titolo che richiama lo stemma della famiglia, quello del "Leo bibens", riprodotto nella targa d'ingresso della prima drogheria di via dei Materassai, dove ebbe inizio la loro fortuna (Il leone febbricitante che beve da un rigagnolo l’acqua scorrente lungo la radice degli alberi di china. Proprio il chinino era un antipiretico che, finemente molito, si vendeva presso la bottega Florio e che fece il loro successo)
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Partiti dalla bottega di via Dei Materassai sono riusciti a costruire un impero economico di cui ancora oggi possiamo ammirare i segni, ma soprattutto i "tesori", accumulati grazie allo spirito innovativo che li ha contraddistinti e alla passione per l’arte, la musica e il design.

In questo articolo ripercorriamo insieme le dimore storiche in cui la dinastia ha abitato a Palermo. Dalla prima casa di via Dei Materassai, alla Vucciria, in cui c'era anche la drogheria, primissima attività avviata quando i fratelli Paolo e Ignazio (senior) Florio arrivano da Bagnara Calabra, fino a Villa Igiea, considerata una delle opere più rappresentative dello stile Liberty a livello europeo; passando per Villino Florio e la Palazzina dei Quattro Pizzi all'Arenella, che ha fatto invidia persino allo zar di Russia.

Otto dimore che raccontano ancora oggi le imprese, gli incontri, gli amori e i dolori di una delle famiglie più influenti e apprezzate della Sicilia.

La casa-bottega in via dei Materassai
Partiamo da via dei Materassai, in pieno centro storico alla Vucciria. Qui dove ebbe inizio la fortuna imprenditoriale dei Florio. L'antica dimora si trova infatti nella stessa via della storica drogheria dei Florio (ve ne abbiamo parlato in un nostro articolo, mostrandovi anche le foto).

Ripercorrendo le tappe storiche i fratelli Paolo e Ignazio Florio, con le loro rispettive famiglie, giunsero a Palermo, dalla Calabria, dopo il terremoto del 1783. Paolo e il cognato Paolo Barbaro, nel 1797, rilevarono una drogheria dalla vedova di un certo Bottari di Bagnara Calabra.

La Florio e Barbaro operò a Palermo sino al 1803, poi la società si sciolse e rimase una bottega, nel piano di San Giacomo, di proprietà di Paolo Florio. Tra il 1805 e 1806 la casa e bottega nel Piano di San Giacomo La Marina furono abitate, come dimostrano alcuni atti notarili registrati il 5 settembre 1805. Due anni dopo Paolo Florio morì e il figlio Vincenzo, piccolo all’epoca, visse con la madre e lo zio Ignazio proprio nella bottega.

Palazzo Wirz all'Olivuzza
Conosciuto anche come l'ex Palazzo Florio, fu realizzato nel 1834 su progetto dell'architetto (allievo marvugliano) Vincenzo Trombetta. Fa parte ancora oggi della restante porzione di quella cortina edilizia dell’Ottocento, comprendente le attigue palazzine Florio (sede storica dall'ordine degli architetti di Palermo) e Maniscalco-Basile.

Entrato nell'orbita proprietaria della famiglia del senatore Florio (seconda metà dell'Ottocento), finì per far parte delle strutture abitative gravitanti nel circuito del parco suburbano al centro del quale venne realizzato nel 1900 il Villino Florio progettato da Ernesto Basile, per finire nella proprietà dei conti Wirz. (Potete leggere la storia dell'edificio in un nostro articolo).

Oggi l'edificio, così come l'intera cortina degli edifici storici sopravvissuti al sacco edilizio del quartiere, avrebbe bisogno di un rigoroso progetto di restauro capace di restituirne l'originale bellezza.

Palazzo Florio-Fitalia
Il palazzo cosiddetto Florio-Fitalia costituisce oggi solamente una piccola porzione di un vastissimo complesso architettonico che si affacciava su piazza Principe di Camporeale e aveva alle spalle un parco di numerosi ettari. Tale complesso venne realizzato grazie all’acquisizione progressiva di edifici e aree verdi, avviata da Vincenzo Florio negli anni Quaranta dell’800 e proseguita dai suoi eredi. Nel 1893 fu la residenza di Ignazio e Franca Florio.

Con il crollo dell’impero economico della famiglia Florio, la villa perdette la sua unità e fu comprata da diversi proprietari. La facciata sulla piazza Principe di Camporeale fu tagliata in due ali dall’apertura della via Oberdan e il parco venne lottizzato dalla Società Sicula Immobiliare, con la creazione del viale Regina Margherita. L’edificio fu acquistato a seguito delle difficoltà economiche dei Florio dal principe di Fitalia e da questi, dopo qualche anno, donato alla Curia, che lo assegnò poi alla Congregazione delle Figlie di San Giuseppe.

Nel 2014 è stato preso in affitto al Circolo Unione di cui, nel 1908, fu presidente proprio Vincenzo Florio, fratello di Ignazio jr e inventore della Targa. All’interno le sue costruzioni conservano notevoli tracce dello splendore ornativo di un tempo. Alcune sale risentono del pesante gusto decorativo eclettico, mentre altre costituiscono esempi di stile Liberty.

La stanza più famosa è senza dubbio quella in cui è stata trasferita la camera da letto di donna Franca Florio, dove c'è il celebre pavimento maiolicato con petali di rosa, disegnato dal pittore napoletano Filippo Palizzi e realizzato da Francesco Nagar. Il soffitto, fatto realizzare successivamente dal principe di Fitalia, è opera pittorica di Salvatore Gregorietti: con puttini tra motivi floreali, trova perfetto riscontro con i petali di rosa del pavimento.

La grande sala da pranzo fu trasformata in cappella dalle suore, che fecero realizzare a Michele Dixit un dipinto per l’altare con San Giuseppe e Gesù adolescente.

Villino Florio
In viale Regina Margherita, nei pressi del quartiere Zisa, sorge quello che possiamo definire la quintessenza del Liberty. Fu costruito per volere della famiglia Florio tra il 1899 e il 1902 in memoria del figlio primogenito di Ignazio junior e Franca, scomparso all’età di 12 anni nel 1879.

Progettato dall'architetto Ernesto Basile, si tratta di una delle prime opere architettoniche in stile Liberty d'Italia, nonchè uno dei capolavori dell'Art Nouveau più apprezzati a livello europeo.

Il Basile progettò l'edificio all'interno di un grande giardino, ora circondato da alti edifici di successiva costruzione, ricreando nella struttura elementi che richiamassero all'attitudine cosmopolita del ricco proprietario, da sempre grande viaggiatore.

La sua funzione era quella di essere un luogo di rappresentanza dove la famiglia Florio riceveva ospiti illustri.

Palazzina dei Quattro Pizzi all'Arenella
Acquistata da Vincenzo Florio senior nel 1830 il complesso della tonnara all'Arenella, commissionando poi all'amico Carlo Giachery la trasformazione di quest'ultimo in nobile residenza.

Nacquero così i “Quattro Pizzi”, una palazzina quadrangolare neogotica caratterizzata dalle quattro guglie che la sovrastano. L’impianto ripropone gli stilemi delle architetture gotiche inglesi. Molto suggestivi gli interni con una fastosa decorazione cromatica e con uno straordinario mobilio fatto di particolari ricami in legno.

Si racconta che lo zar di Russia Nicola I, in visita nel 1845 con la moglie e la figlia, rimase talmente affascinato dalla bellezza di Casa Florio da volere riprodurre una sala identica a quella della torre nella residenza imperiale di San Pietroburgo, che chiamarono "Rinella".

Nel lato sud- ovest, si trova la cappella dedicata a Sant'Antonio da Padova, oggi sconsacrata, dove nel 1931 furono celebrate le nozze di Vincenzo Florio junior e la seconda moglie Lucie Henry e che abitarono la palazzina negli anni successivi.

Villa Pignatelli Florio ai Colli
Fu una delle residenze di villeggiatura più amate dalla famiglia Florio. Si trova tra i meravigliosi giardini della Piana dei Colli a San Lorenzo. La villa è stata costruita alla fine del Settecento, dopo diversi passaggi di proprietà, nel 1839 la villa viene acquisita da Vincenzo Florio senior che affidò ad Ernesto Basile la ristrutturazione.

Dopo la morte del padre, Ignazio junior e Donna Franca vi si trasferiscono per trascorrere i mesi estivi. Ma una tragedia improvvisa, la morte della figlia Giovanna, induce la coppia ad abbandonare la struttura nel 1902. La proprietà viene poi acquistata dall'Opera Pia Pignatelli per trasformarla in educandato femminile.

Dopo anni di abbandono e degrado, è stata poi affidata in gestione alla Missione Speranza e Carità, fondata dal missionario laico Biagio Conte.

Villa Igiea
Senza dubbio uno dei più celebri capolavori Liberty al mondo e probabilmente la dimora più conosciuta dei Florio. Fu acquistata da Ignazio Florio nel 1899. Nato come sanatorio all’insegna del mantra Higea Salutis Dea, fu realizzato appositamente nella borgata dell’Acquasanta dove - si riteneva allora - sgorgassero acque curative.

A progettarlo l'architetto Ernesto Basile e il professore esperto di patologie polmonari Vincenzo Cervello, su indicazione di Ignazio Florio, per curare le persone affette da tisi (malattia di cui era affetta la figlia Giovanna).

In poco tempo, a dicembre 1900, l'edificio viene facilmente convertito in struttura ricettiva di lusso e nasce così il "Grande Albergo Internazionale". Zar, re e regnanti di tutta Europa faranno a gara per soggiornarvi tra le perle e la grazia di Donna Franca e lo squisito gusto che attraverso la creatività di Ernesto Basile prende le forme del mecenatismo di Ignazio e Vincenzo Florio.

La struttura è la massima espressione del linguaggio Art Nouveau. Il ciclo della rinascita floreale nella sala da pranzo disegnata dal maestro Liberty e arredata dalla maestria del legno Ducrot, nelle pareti della quale si sviluppa il capolavoro di Ettore De Maria Bergler, Michele Cortegiani, Luigi di Giovanni.

Con la costruzione di questo capolavoro, gli artisti decoratori del ciclo pittorico del Teatro Massimo, incidono sulle pareti di questa sala il proprio nome tra le pagine più importanti dei manuali di storia dell'arte.

Oggi di proprietà del gruppo Rocco Forte Hotels, è considerato tra gli alberghi di lusso più belli al mondo.

Palazzo Florio
In via Catania 2, angolo con via Libertà. Palazzo Florio sorge nella zona in cui si trovava la maggior parte delle dimore storiche abitate dalle famiglie dell'alta borghesia siciliana negli anni clou della Belle Epoque. Per alcuni anni fu la residenza di Vincenzo Florio Junior e la seconda moglie, la francese Lucie Henry.

Tra le dimore più prestigiose dove la coppia ospitava amici e trascorreva le serate giocando a biliardo. Al suo interno erano esposte opere di grandi maestri, come Pablo Picasso e Rembrandt Bugatti. Non solo, tra i grandi saloni venivano organizzati anche scenografici "tableaux vivants", una sorta di quadri teatralizzati dove i personaggi erano vestiti e interpretavano scene a tema.

Il pianterreno fu sede del quartier generale della storica "Targa Florio" e dell'Automobil Club Sicilia, presieduta da Vincenzo Florio.

Dopo il tracollo economico della famiglia, il palazzo di via Catania venne messo in vendita e acquistato dall’allora Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano.
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