"I don't #masturhate", un hashtag contro l'odio razzista
Una parola per combattere l'odio, un hashtag per "attaccarlo" in maniera moderna: è "I don't #masturhate", promosso dal Centro per lo Sviluppo Creativo Danilo Dolci

Una parola per combattere frasi razziste, discorsi omofobi e discriminazioni di ogni genere. Anzi, un hashtag. È questa l’idea della campagna internazionale I don’t #masturhate, lanciata in vista delle elezioni europee di maggio 2014.
Come accade ormai a ogni appuntamento con le urne, la comunicazione politica tende a riempirsi di discorsi di incitamento all’odio. In Italia come nel resto d’Europa, è in particolare il web a essere invaso da questa retorica, spesso sfruttando la possibilità di interagire dietro l’anonimato.
I don’t #masturhate, che coinvolge cinque Paesi dell’Unione – Austria, Italia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria – nasce proprio con lo scopo di contrastare il cosiddetto “hate speech”, cioè le manifestazioni di pensieri di matrice xenofoba, sessista e discriminatoria in genere, replicando a tutti quelli che in questo periodo ne stanno facendo uno strumento di propaganda politica.
Il progetto è promosso in Italia dal Centro per lo Sviluppo Creativo Danilo Dolci. Nato dall’idea dei creativi Michael Hornicky and Michael Moravec, l’hashtag #masturhate – frutto di un gioco di parole in lingua inglese che mette insieme il verbo “masturbate” (masturbare) e la parola “hate” (odio) – punta a stigmatizzare i discorsi di odio attraverso l’ironia.
Perché se la manifestazione del libero pensiero è un diritto fondamentale e inalienabile, non può trasformarsi in uno strumento di offesa. Alla campagna hanno aderito come testimonial anche iil gruppo musicale siciliano Tinturia, che con un video ha ribadito il loro impegno contro tutte le discriminazioni.
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