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Il processo dei processi a Palermo

  • 21 novembre 2005

“Un processo credibile per fatti incredibili, il primo processo della storia per i delitti contro la pace”, così il processo di Norimberga viene definito da uno dei quattro pubblici ministeri, l’americano Robert Jakson (gli altri erano il russo Roman Rudenko, David Maxwell-Fyfe per il Regno Unito e François De Monthon per la Francia), processo rievocato a Palermo il 19 novembre alle ore 16 presso l’aula bunker del carcere Ucciardone, dalla rappresentazione teatrale ”Norimberga, dagli atti del processo” di Lucia Nardi e Annalisa Scafi, da un’idea di Luigi Di Majo che ne ha curato anche la regia, prodotto dalla Compagnia Piera Degli Esposti, spettacolo realizzato in occasione del 60° anniversario dello storico processo che, per la cronaca, iniziò appunto il 20 novembre 1945 per poi concludersi il 1° ottobre del 1946, dopo ben 218 giorni di udienze, processo che fece conoscere al mondo l'enormità dei crimini commessi dai nazisti. Inusitato il luogo e inconsueti gli attori, tutti avvocati che per l’occasione recitano un ruolo diverso dal solito e in uno spazio altro che non il foro. E se per l’anteprima nazionale, in verità, sempre di un’aula per processi si è trattato, quindi consono alla particolare compagine di attori, grazie all’impegno dell’Associazione nazionale magistrati sezione di Palermo che ha promosso l’iniziativa nel capoluogo siciliano insieme con l’Istituto Gramsci siciliano e con l’Università, non sarà così per la prima ufficiale che invece avrà luogo il prossimo 18 dicembre a Roma, presso l’Auditorium Parco della musica. La suggestione del luogo, già di suo pregno di tanto, la dovuta severità della messa in scena essenziale nel suo rigore, austera e con fin troppa veridicità nella ricostruzione delle fasi processuali, la bravura degli attori (e lo ricordiamo, non professionisti) fra i quali meritano un sincero plauso gli interpreti dello spietato Goering (luogotenente di Hitler, Comandante in capo della Luftwaffe e Plenipotenziario al Piano Quadriennale) e del dolente Speer (architetto del reich e Ministro degli armamenti), il ritmo sostenuto e talvolta persino accalorato del processo, tutto questo riempie di significato una rievocazione che ha il merito di essere soprattutto un evento di grande importanza sociale ed etica.

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Per il momento di confusione, in materia di valori, nel quale viviamo, dove si vorrebbe il danaro quale unico bene meritevole di considerazione, riportare in vita questo processo e, fatto assai valevole, distribuire il testo per intero dello spettacolo (gli atti del processo, quindi) agli spettatori presenti, rende tutti consapevoli di una cosa e cioè: se della rievocazione del “processo dei processi” si è trattato, questa in verità ha anche richiamato alla mente tutti gli altri terribili crimini, genocidi e tragedie, che ancora, dalla seconda guerra mondiale ad oggi, come ben sappiamo, continuano a perpetrarsi ovunque per il mondo, (alcuni peraltro compiuti in nome di un’ipotetica difesa di democrazia e libertà), per i quali i processi sono o, peggio ancora non sono stati fatti, portando quindi a considerare quanto visto quale il “processo” per antonomasia, uno strumento di crescita, di conoscenza e di consapevolezza, affinché si possa ben sperare in un futuro migliore. E a questo riguardo fa piacere che fra gli spettatori vi fossero gruppi di studenti liceali, senza dubbio i migliori destinatari di questi momenti che riconducono, fra l’altro, il teatro a quella sua primaria funzione sociale e di crescita per la collettività, funzione troppo spesso dimenticata. Riguardo lo spettacolo, perfettamente riuscito grazie alla bravura di tutti come già detto, ancora una migliore resa artistica si potrebbe ottenere operando sul testo qualche piccolo taglio qui e là e effettuando qualche minima modifica sulla scrittura scenica in modo anche da dare maggiore risalto ai toccanti documentari video. Certo è che spettacoli come questo, oltre a farci conoscere più approfonditamente la storia della nostra Europa, e a farci constatare come purtroppo sia difficile dalla Storia imparare (e alcuni scambi di battute fra imputati e pubblici ministeri danno una chiara idea di ciò), contribuiscono senza alcun dubbio a far crescere il desiderio di giustizia e di rispetto per il genere umano.

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