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Non solo mare e relax: a Filicudi ti sposi in barca e poi dormi in una grotta da sogno

Sulla bellissima isola delle Eolie impazza la voglia di un turismo lento che regala emozioni giorno dopo giorno, insieme alla voglia di dire "sì" a bordo di una barchetta

  • 2 gennaio 2020

Pecorini a mare, sull'isola di Filicudi (foto Dario Lopes)

Le isole Eolie non sono solo mare e sole, ma un paesaggio in cui oltre a vedere un tramonto mozzafiato, se vissuto nel modo giusto, si riesce anche a sentire e respirare la vera spiritualità mediterranea.

Ed è proprio questo l’obiettivo di Giusi Murabito, guida escursionistica originaria di Catania, che ha fatto di Alicudi e Filicudi la sua seconda casa. Ha scelto di voler mostrare un'altra faccia di queste due piccole perle del Mediterraneo, del tutto sconosciute ai molti avventori che durante le vacanze estive vivono le isole nel senso più classico legato al mare.

Giusi si preoccupa in particolare di rendere davvero unica l’esperienza sull’isola: tantissime infatti sono le persone che ogni anno scelgono di sposarsi proprio in quei pezzettini di terra in mezzo al mare e di vivere qualche giorno come veri isolani.

Sposarsi a Filicudi, immersi nella natura incontaminata dell’Isola, è una scelta sempre anti-convenzionale: sia la chiesetta barocca di Santo Stefano in alto che si affaccia a est, che la chiesa di San Giuseppe a mezz’altezza che si affaccia a Ovest, con i loro ampi sagrati possono ospitare il rito religioso; ma per il rito civile è perfetta anche la piccola terrazza circoscrizionale affacciata sul borghetto di Pecorini a Mare, il borgo marinaro più intimo dell’isola, dove si può dire sì proprio su una barchetta.
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D’altronde si sa che è l’esperienza a fare il viaggio: ad essere mostrati sono infatti i labirinti dei sentieri di montagna e delle mulattiere dell’abitato fuori dai percorsi comuni, i luoghi non mappati e le scogliere più selvagge, per quelli che vogliono approfondire davvero la conoscenza del territorio mediterraneo.

Si tratta di vivere per qualche giorno la vita autentica dell’isolano di una volta: pernottando nelle case private e facendo colazione al mattino con la torta preparata dalle mani della padrona di casa, cenando tutti insieme con quanto pescato quel giorno dall’uomo di casa e imparando anche a fare le conserve come si faceva una volta, ossia appendendo i cibi nella veranda e sfruttando la forza del vento che soffia rigorosamente da est verso ovest.

«Quello che gli stranieri affascinati dalla nostra Sicilia vogliono è una forma di turismo esperienziale - dice Giusi - che li faccia tornare a casa arricchiti nell’anima dopo aver vissuto qualche giorno la vita dell’isolano di 50 anni fa.

Sono isole in cui tutto può essere estremamente semplice o molto complicato, che solo chi le vive davvero impara una capacità conservativa sconosciuta oggi ai nostri figli e alle nuove generazioni, basta pensare che la corrente elettrica qui è arrivata solo poco più di 30 anni fa, nel 1984».

Americani, giapponesi ma anche italiani, tutti pazzi del Mediterraneo estremo, come ad esempio l’esperienza di passare una notte intera nella grotta di Marina Klemente, considerata dal New York Times come una delle case più belle ed affascinanti del mondo.

«Sono luoghi in cui impari a dissociarti dal mondo intero e impari a vivere dipendendo dal vento».
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