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Per 12 anni in Asia, un incontro gli cambia la vita: Giankarim racconta la "sua" Palermo

Il percorso e le mille vite dello scrittore palermitano che dal capoluogo siciliano gira il mondo e fa tanti lavori, fino a scoprire la sua passione per la letteratura

Valentina Frinchi
Freelance in comunicazione e spettacolo
  • 24 marzo 2024

Giankarim De Caro

«Sono felice di chiamarmi così. Il mio nome, Giankarim, è la crasi di due nomi fra due popoli che si odiano. Mi piace essere "ponte" tra questa gente. "Giovanni" nome ebraico antico e "Karim" nome islamico». Così si presenta Giankarim De Caro, classe '71, originario del quartiere Borgo Vecchio di Palermo.

«A scuola andavo molto male, frequentavo l'Istituto "Giacomo Serpotta" e in quella scuola elementare si faceva tutto tranne che studiare perchè le condizioni dei ragazzi non erano delle migliori.

Ho concluso la quinta elementare «senza conoscere gli avverbi nè sapendo coniugare i verbi pur essendo il più bravo della classe», Giankarim inizia a raccontare così il suo percorso scolastico a testimonianza che la vita può essere una grande sorpresa e che c'è tempo per imparare e rivelarsi .

«Alle scuole medie si presentano delle lacune e gli insegnanti pensano di bocciarmi in seconda media per farmi recuperare. Il voto dei miei temi era puntualmente un bel 2!» racconta così Giankarim lasciandomi di stucco. «Tra il mio "dire" e il mio "scrivere" c'è sempre stata una grande differenza; i professori non credevano che quei temi così corretti fossero stati scritti da me».
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Lo scrittore palermitano conclude raccontando di aver compiuto un'ulteriore scelta sbagliata tentando di terminare gli studi all'Istituto Tecnico Commerciale "Duca degli Abruzzi" piuttosto che ad un Liceo Classico.

Erano i tempi del "diploma", del "pezzo di carta" che poteva servire ad un "posto fisso" quel posto che, come vedremo, a Giankarim De Caro non potrà mai interessare.

«Cercavo Ettore, Achille, l'Odissea e invece mi sono trovato davanti la "partita doppia". Fui respinto al primo e al terzo anno, mi ritirai e decisi di iniziare a lavorare». In realtà, Giankarim farà poi un passo indietro, torna nei banchi di scuola perchè quel "pezzo di carta" gli serve.

Torna a studiare al "V° ITC" e qui fa un incontro illuminante, di quelli che il destino mette nella tua strada, perchè sa che ti serve, che te lo meriti, ti meriti una guida, perchè incredibilmente la stoffa c'è.

«Ho incontrato un insegnante di Italiano che ha capito che in me c'era qualcosa, e quindi ha cominciato a donarmi libri, ancora libri, per sempre libri». Leggendo un po' di tutto si innamora di "Dostoevskij", dei testi sud americani, ma anche dei classici italiani come i libri di Pirandello e Sciascia.

«Nasce il mio amore per la letteratura. Ho cominciato con "I Beati Paoli" e "I tre moschettieri" di Dumas» racconta Giankarim nei giorni in cui inconsapevolmente qualcosa in lui stava per cambiare per sempre. Conseguito il diploma (serale) Giankarim negl anni '90 è uno di quei ragazzi in giro per le strade della città per provare a vendere pubblicità.

Viene assunto, infatti, in "Fininvest": «Vendevo spazi per le Pagine Utili e mi pagavano benissimo» ricorda Giankarim.

Lì gli insegnano ad essere imprenditori di sè stessi. Da lì a poco Giankarim compie un altro incontro, una persona che gli propone di vendere oggettistica importata dal Messico. Questa sembra una strada buona e viva: «Le cose andarono così bene che fui tra gli espositori della "Fiera del Mediterraneo" '97 dove avviene ancora un altro incontro che mi cambia la vita.

Passa da lì un tizio, a cui non avrei dato nemmeno una lira, che mi propone di andare in Asia per acquistare merce» ricorda nostalgico Giankarim raccontando il suo primo viaggio in Thailandia.

«Quest'uomo mi ha insegnato l'educazione asiatica e un modo di vedere le cose in maniera diversa. Così cambio me stesso e per 12 anni vivo l'Asia e quindi l'India, l'Indonesia, la Cambogia e la Birmania con lo zaino sempre sulle spalle».

Ma la magia di quella vita bella e spericolata, quella quando il commerciante palermitano acquista mobili e li manda in Italia nel suo negozio di articoli etnici ad un certo punto finisce nel 2010. Giankarim non si arrende, torna al suo Borgo Vecchio e apre un negozietto dove rivive un mondo che aveva dimenticato fatto di gente che stenta.

«Qui in un anno perdo tutto quello che avevo guadagnato in dieci anni» ricorda con uno sguardo velato di tristezza. Quegli occhi chiari che sempre sorridono, per un attimo si incupiscono, ma poi passa, e subito Giankarim procede con il raccontare l'apertura di un negozio di bijoutteria nel centro di Palermo. Qui le cose vanno bene. Un viavai di donne della città, tutte belle, tutte raffinate.

«In negozio, durante le pause, scrivevo pensieri. Un giorno vengo a sapere della dipartita di una persona che in vita non avevo stimato. E su di lui saranno i miei prossimi pensieri buttati giù nello scrittoio del negozio. Scrivendo, comincio a rivalutare questa persona perchè mi rendo conto che alla fine doveva essere stata solo una vittima» spiega Giankarim. La scrittura lo stava aiutando nella "comprensione".

Si stava compiendo un vero miracolo. Giankarim continua a raccontare: «Un giorno entrano in negozio due clienti, una delle due si annoiava e a questa le dò da leggere il mio manoscritto, così per passarsi un po' di tempo». La cliente accetta e comincia a leggere quando esclama: «in quello che ho letto sento una voce che riconosco come talento, mi mandi il libro a Milano, sono una editor della Feltrinelli».

Un incontro avvenuto per caso molto emozionante che anche solo nelle parole di quella frase provoca dei brividi. Quella signora credeva molto in quello che c'era dentro un estroso commerciante di gioielli. Gli fornisce pure il modo per sviluppare il romanzo e correggere gli errori. «È stato così che in 8 mesi è nato il mio primo romanzo: "Fiori mai nati"».

Un "qui pro quo" con la parte finale di quel libro non consente però l'evolversi del rapporto con quella editor intuitiva. Giankarim, quindi, si trova alla ricerca di una casa editrice che potesse pubblicare quel lavoro senza grandi risultati. Un momento incerto e drammatico. Nessuno voleva pubblicargli quel libro.

«"Fiori mai nati" parla di una famiglia palermitana in cui tutti sono vittime e tutti sono carnefici dove l'unico "credo" è il bene materiale, l'arrivare, fregandosene di qualsiasi senso morale; l'importante è arrivare solo al denaro» spiega Giankarim. Arriva un giorno quando dentro quel negozio entra un'altra cliente che lo vede disperato e con un gesto di generosità si offre di far leggere il libro ad un editore.

Lei è Valentina Chinnici (oggi Deputato dell'Assemblea Regionale Siciliana) e quell'Editore, Ottavio Navarra, crederà anche lui in quel palermitano con un forte desiderio di diventare "autore".

Fiori mai nati viene pubblicato in un secondo momento con tanto di successo.

Intanto Giankarim De Caro aveva continuato a scrivere un altro libro che aveva chiamato "Malavita": «un romanzo che narra due generazioni di donne a cavallo delle due grandi guerre ostacolate dal mondo maschile che finiscono in strada a fare quello che potevano. Nulla a che vedere con le prostitute eleganti con tacco a spillo e rossetto rosso ma sono le "ultime", quelle che si vendono per due sarde o per un pezzo di pane pur di mangiare» questo è il significato del libro raccontato dal neo scrittore siciliano.

Quel libro, "Malavita", di fatto sarà il primo libro ad essere pubblicato con "Navarra Editore". Vengono vendute soltanto un centinaio di copie. «Dopo quattro mesi Luciana Littizzetto pubblica un hashtag su quel libro senza conoscermi e in un mese abbiamo venduto circa duemila copie. "Malavita" non si è fermato più, questa vendita mi ha dato spazio nazionale e adesso siamo arivati alla settima ristampa» racconta soddisfatto Giamkarim De Caro.

Arriva un'altra ispirazione letteraria, quella di raccontare la "migrazione". «Ho notato che non c'è nessuna differenza tra i ragazzi che arrivano dall'Africa e i nostri bisnonni che nel 1965 hanno dovuto lasciare la nostra terra. Queste storie sono uguali». Giankarim racconta ancora un altro lavoro che chiama "Chiancheri" che significa "macellai".

«Un romanzo a cui sono molto legato dove c'è una presenza femminile molto forte» afferma l'autore Navarra mentre si accinge a raccontare un altro libro che ha chiamato "Agatina senza pensieri": «Questo libro nasce da una riflessione - quando noi vediamo un alcolizzato o un derelitto ci vergogniamo di lui e non pensiamo a ciò che lo abbia spinto ad abbracciare quella vita. Ho voluto parlare di quest'uomo che a gli occhi di tutto era un fallito, un depravato, un uomo da tenere lontano da tutti, anche dalla moglie, perchè puzzava d'alcool. Ma alla fine quest'uomo avrà un riscatto impensabile. Chi leggerà il libro si accorgerà della bellezza di quest'uomo» racconta.

Alle porte c'è un nuovo romanzo, una storia divertente con un sfondo triste e realista. Giankarim De Caro grazie a "Malavita", il libro che lo ha reso autore ha girato l'Italia in lungo e in largo dalla Puglia alla Toscana al Piemonte, al Lazio e persino in tounèe per far conoscere i suoi romanzi siciliani al resto dello stivale.

«Malavita per me è stato un dono, l'ho scritto in tre mesi» afferma con orgoglio. Pochi giorni fa lo scrittore palermitano è stato insignito di una targa speciale nell'ambito del "Premio internazionale Mondello arte 2024 per la poesia".

Anche se lo scrièttore non ha partecipato al contest è stato ugualmente premiato per il suo contributo alla cultura e la carica innovativa delle sue opere, ambientate in città tra degrado, decadenza e speranza.

Giankarim, infine, invia un messaggio ai lettori di Balarm con queste parole: «Bisogna credere sempre in noi stessi anche quando gli altri ci massacrano, ognuno di noi è unico. Bisogna liberare le proprie aspettative e inseguire i propri sogni, specialmente quelli più nascosti».

Aggiungo che i figli, alla fine, si rivelano sempre. I figli devono essere lasciati liberi anche di non fare nulla, perchè nella "noia" ci si può sempre rivelare.
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