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Punto e al Capo: tornare a Palermo per rivivere tra i tendoni del mercato storico

È cresciuto tra i banchi di frutta e verdura del mercato del Capo di Palermo ed è qui che è tornato dopo tanti anni fuori: una storia d'amore, quella del trentenne Gabriele Cillari

  • 13 novembre 2018

Piazzetta della Saponeria al Capo

È una bella storia quella di Gabriele Cillari, un ragazzo di trent'anni innamorato dell'arte ma anche di un quartiere ben preciso di Palermo: il Capo, sede dello storico mercato (forse l'ultimo rimasto intatto nel tempo).

Proprio in virtù di questo amore è tornato tra i vicoli e le piazzette del mercato dopo che per diversi anni è stato lontano, fuori da Palermo, a fare il mercante d'arte tra i quadri, soprattutto Futuristi, che sin da piccolo suo padre gli ha insegnato a conoscere.

Da qualche mese è quindi diventato uno dei volti del quartiere che ha inizio a Porta Carini: dove ha deciso di scommettere sul suo futuro.

È cresciuto tra i banchi di frutta e verdura e del pesce nel mercato e ha imparato ad amare queste atmosfere sin da piccolo.

«I mercati sono nelle città quello che il cuore è per il corpo», ama dire spesso, i mercati contengono l'autenticità di Palermo, sono la parte più vera: cuore che pulsa, anima che caratterizza e grida voglia di vivere come le abbanniate che da un capo all'altro riecheggiano ogni giorno.
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È così che armato di entusiasmo e buona volontà, individua una piccola piazzetta tra i vicoli del mercato: piazzetta della Saponeria.

Decide di aprire un locale proprio qui, che mette insieme la sua passione per l'arte e la buona cucina, così nasce L'Acerba Osteria Dinamica un posto a metà tra una piccola galleria d'arte, un locale e un ristorantino. Gabriele vuole soprattutto puntare sulla piazzetta per darle una veste nuova. La piccola piazza che la sera riflette sulle balate lucide le luci color seppia, e tutto diventa tutto romantico.

Tra balconcini con i tipici paracosce colorati sulle inferriate, gli abiti stesi ad asciugare, e i cortili abitati dalle stesse famiglie da generazioni con i bambini che giocano a pallone, è qui, nella Palermo autentica, che ha deciso di mettere un punto e di costruire tutto attorno, di riqualificare, di rigenerare il tessuto urbano, di contribuire alla crescita della sua tanto amata città.

L'Acerba Osteria Dinamica è il nome del piccolo locale: perché? Perché Gabriele è appassionato di Futurismo e "Lacerba" è anche il nome di una rivista letteraria italiana fondata a Firenze il primo gennaio 1913 da Giovanni Papini e Ardengo Soffici.

Il periodico si avvalse della collaborazione di Aldo Palazzeschi e Italo Tavolato ponendosi su posizioni simili a quelle del Leonardo e aderendo al Futurismo.

«Osteria dinamica perché i principi del Futurismo erano la velocità e il movimento - spiega Gabriele - ma anche perché voglio che sia un posto che sappia cambiare registro e proporre un cocktail ottimo o un piatto sfizioso a pranzo o a cena, dove si possa incontrare gente che ama l'arte e il centro di Palermo».

In questo piccolo spazio ci sono sei quadri, che sono i gioielli di Gabriele: «Ci sono dei quadri di Vittorio Corona, Fortunato Depero, Giulio D'Anna e anche un Pietro De Francisco - racconta - ho anche arredato il locale in modo che altri elementi diano la sensazione del movimento e della velocità perché tutto sia contestualizzato».

Un piccolo luogo in cui arte, atmosfera e cibo si fondono insieme per provare ad aprire una nuova finestra sulla storia del mercato.
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