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Quella mattonella di gelato che faceva felici tutti: quando a Palermo c'era la "sciallotta"

Il nome originale, importato dall’aristocratica lingua francese, sarebbe “charlotte” ma per tutti a Palermo era la sciallotta, più o meno storpiata a proprio piacimento

Balarm
La redazione
  • 13 aprile 2021

Il carretto di gelato ambulante dello "zu Filippou" tra i vicoli di Palermo

Quando un tempo la bontà andava a braccetto con la semplicità spopolava tra piccoli, e non solo, principalmente nei mesi estivi, quella che veniva chiamata la “sciallotta”.

Nel tempo in cui, infatti, non vi erano gelaterie con mille gusti e altrettante varianti di decorazioni (granella, pioggia di cioccolato, codette colorate, colata nel cono e quant’altro) la gioia era data da un piccolo quadrato composto da due cialde (la stessa, per quanto più artigianale, di quella dell’attuale “cono classico”) tenute insieme da una mattonella di gelato scelto a proprio gusto.

Il nome originale, importato dall’aristocratica lingua francese, sarebbe “charlotte” ma per tutti a Palermo era la sciallotta, più o meno storpiata a piacimento.

Al solo pensiero ritorna alla mente, di molti di noi, il coro di bambini che, nei caldi pomeriggi estivi, si sentivano in lontananza urlare: «Mamma c’è quello del gelato, comprami la sciallotta».
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Già, perché un tempo il gelataio girava per i vicoli della città, non solo del centro ma anche della periferia, con la sua bancarella ambulante e l’immancabile fischietto che, da lontano, annunciava il dolce momento.

Tra questi molti ricordano il famoso don Filippo, di cui a tutti sfugge il cognome, ma ancora presente nella memoria di molti a Palermo.

Dopo l’individuazione dell’ambulante in arrivo e la scelta del gusto (un tempo un solo gusto era già un regalo per le papille gustative e anche per le tasche, visto che il prezzo di 10 lire raddoppiava alla scelta di un secondo gusto) la preparazione era tutta da guardare in attesa di poter gustare il proprio “quadrato di felicità”.

C’era infatti un'apposita macchinetta di ferro che permetteva di posizionare la prima cialda, a seguire il gelato e a chiusura l’ultima cialda. L’abile ambulante poi premeva con delicatezza lo strumento e il gioco era fatto.

Se le generazioni più recenti hanno conosciuto il gelato biscotto, la sciallotta - decisamente più artigianale e di certo molto più buona - è rimasta nell’immaginario nostalgico di genitori e nonni, tramandato in rari casi alle nuove generazioni.

Per questo se per caso non l’avete mai mangiata e vi capita di sentire un cliente come voi, davanti alle vetrine di una ricca e sontuosa gelateria moderna, chiedere una sciallotta prestate occhio e anche fiducia nell’assaggio che vi sorprenderà, proprio per la sua semplice e genuina bontà che sa di storia, prima di tutto.

Oggi la sciallotta, infatti, non si trova in tutte le gelaterie, ma in alcune ancora per fortuna, e va chiesta espressamente perché, appunto, è custodita nella memoria di pochi che, alle innumerevoli possibilità odierne, preferiscono ancora il gusto unico dell’infanzia.
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