Terremoto all'Ars, La Vardera: "Ecco perché Galvagno doveva lasciare e cosa si rischia"
Il leader di Controcorrente è stato l'unico in Aula a chiedere le dimissioni del presidente, finito sotto indagine: "Valutazione politica, non giudico l'uomo"

Ismaele La Vardera (foto Facebook)
Il terremoto giudiziario che ha travolto l'Ars rischia di stravolgere i programmi della maggioranza. Il primo banco di prova sarà la Finanziaria ter che la prossima settimana approderà in giunta per l'approvazione.
Come andrà a finire? Tutti fermi. Fermi e immobili, secondo il deputato Ismaele La Vardera. L'inchiesta che vede indagati il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e l’assessore al Turismo Elvira Amata «rischia di bloccare l'attività del parlamento, a meno che il presidente non faccia un passo indietro, come dovrebbe», dice La Vardera.
Il leader di Controcorrente è l'unico che in aula, dopo l'intervento di Galvagno, ne ha chiesto le dimissioni: «In questa fase sarebbe auspicabile - commenta -. Come si può tenere un presidente che, non glielo auguro, potrebbe essere rinviato a giudizio? L'Ars come potrebbe discutere la Finanziaria o andare avanti regolarmente in queste condizioni?».
Per La Vardera l'unica strada da seguire sono le dimissioni di Galvagno. «Anche perché - aggiunge - la maggioranza avrebbe i numeri per rieleggerlo nel momento in cui la vicenda dovesse chiudersi in modo favorevole per lui. Nel frattempo Fratelli d'Italia potrebbe mantenere la presidenza, tanto che in queste ore sento fare spesso il nome del capogruppo Giorgio Assenza».
Come dire, La Vardera non è l'unico ad aver ipotizzato un passo indietro di Galvagno. Ma è l'unico ad averlo chiesto pubblicamente a Sala d'Ercole.
«Non mi sono mai posto il problema di dire le cose come stanno. Qui si sta facendo una valutazione politica, non sto certo dando un giudizio sull'uomo. Mi chiedo perché io sia stato l'unico a dirlo chiaramente. Così come nell'ultima Finanziaria sono stato l'unico, dopo la scoperta del caso "mancette" a voler rinunciare alla quota di un milione di euro».
L'estate già bollente rischia, dunque, di essere ancor più calda a Palazzo dei Normanni. «Il presidente avrebbe dovuto evitare questo stillicidio - ribadisce La Vardera - ma gli va anche riconosciuto di non essersi sottratto al confronto all'Ars e di averlo fatto celermente».
Galvagno è intervenuto in aula l'1 luglio fornendo la sua versione sull’inchiesta della Procura di Palermo che lo accusa di corruzione. E ha annunciato di voler restare al suo posto. «C’è chi mi chiede di fare un passo indietro e chi di fare due passi in avanti», le sue parole pronunciate a Sala d'Ercole.
«Se domani decidessi di dare seguito alla richiesta di dimissioni - ha aggiunto - finirei per affermare un principio discutibile: quello che un messaggio attraverso canali digitali possa avere più peso della nostra Costituzione. Stiamo parlando di una indagine che non è ancora conclusa e che dovrà passare da uno o più gradi di giudizio. Sono molto prudente».
Pur contestando "l'attaccamento alla poltrona", La Vardera ammette: «Galvagno avrebbe potuto prendere tempo e gli va riconosciuto pure il fatto di aver concesso anche a me di parlare, non solo ai capigruppo, pur immaginando il peso delle parole che avrei utilizzato».
Come andrà a finire? Tutti fermi. Fermi e immobili, secondo il deputato Ismaele La Vardera. L'inchiesta che vede indagati il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e l’assessore al Turismo Elvira Amata «rischia di bloccare l'attività del parlamento, a meno che il presidente non faccia un passo indietro, come dovrebbe», dice La Vardera.
Il leader di Controcorrente è l'unico che in aula, dopo l'intervento di Galvagno, ne ha chiesto le dimissioni: «In questa fase sarebbe auspicabile - commenta -. Come si può tenere un presidente che, non glielo auguro, potrebbe essere rinviato a giudizio? L'Ars come potrebbe discutere la Finanziaria o andare avanti regolarmente in queste condizioni?».
Per La Vardera l'unica strada da seguire sono le dimissioni di Galvagno. «Anche perché - aggiunge - la maggioranza avrebbe i numeri per rieleggerlo nel momento in cui la vicenda dovesse chiudersi in modo favorevole per lui. Nel frattempo Fratelli d'Italia potrebbe mantenere la presidenza, tanto che in queste ore sento fare spesso il nome del capogruppo Giorgio Assenza».
Come dire, La Vardera non è l'unico ad aver ipotizzato un passo indietro di Galvagno. Ma è l'unico ad averlo chiesto pubblicamente a Sala d'Ercole.
«Non mi sono mai posto il problema di dire le cose come stanno. Qui si sta facendo una valutazione politica, non sto certo dando un giudizio sull'uomo. Mi chiedo perché io sia stato l'unico a dirlo chiaramente. Così come nell'ultima Finanziaria sono stato l'unico, dopo la scoperta del caso "mancette" a voler rinunciare alla quota di un milione di euro».
L'estate già bollente rischia, dunque, di essere ancor più calda a Palazzo dei Normanni. «Il presidente avrebbe dovuto evitare questo stillicidio - ribadisce La Vardera - ma gli va anche riconosciuto di non essersi sottratto al confronto all'Ars e di averlo fatto celermente».
Galvagno è intervenuto in aula l'1 luglio fornendo la sua versione sull’inchiesta della Procura di Palermo che lo accusa di corruzione. E ha annunciato di voler restare al suo posto. «C’è chi mi chiede di fare un passo indietro e chi di fare due passi in avanti», le sue parole pronunciate a Sala d'Ercole.
«Se domani decidessi di dare seguito alla richiesta di dimissioni - ha aggiunto - finirei per affermare un principio discutibile: quello che un messaggio attraverso canali digitali possa avere più peso della nostra Costituzione. Stiamo parlando di una indagine che non è ancora conclusa e che dovrà passare da uno o più gradi di giudizio. Sono molto prudente».
Pur contestando "l'attaccamento alla poltrona", La Vardera ammette: «Galvagno avrebbe potuto prendere tempo e gli va riconosciuto pure il fatto di aver concesso anche a me di parlare, non solo ai capigruppo, pur immaginando il peso delle parole che avrei utilizzato».
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