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Ti vitti, Cucù, Sette e mezzo e Cavadduzzo: in Sicilia se non giochi a carte non è Natale

Nel periodo delle feste, dal 7 dicembre all'Epifania, riunirsi tra amici e parenti per lunghe notti di giocate è una vera e propria tradizione per ogni famiglia siciliana

Balarm
La redazione
  • 21 dicembre 2022

Carte siciliane

«Mi sto da piatto» e l'asso che arriva sempre quando il tuo rivale di fianco ha la "Matta". Per non parlare del due di coppe quando la briscola è a mazze. In Sicilia non c'è Natale senza aver giocato almeno una partita a carte.

Tra un piatto di lasagne, scaldate per merenda, e una fetta di panettone riunirsi attorno a un tavolo per giocare a carte è una tradizione che ogni famiglia siciliana non può che rispettare. L'apertura delle giocate avviene, di rito, alla vigilia della Madonna, il 7 dicembre, giorno in cui inizia ufficialmente il periodo delle festività. Per poi proseguire la notte del 24, il pomeriggio del 25 dicembre e così via, sino al 6 gennaio.

In realtà, ogni sera è buona per organizzare una giocata a carte a casa con gli amici, tra "cicchetti" e dolciumi di ogni tipo.

E la Sicilia ha una grande tradizione in fatto di carte. Il più gettonato, quello a cui tutti sanno giocare (anche i più piccoli della famiglia) è "Sette e Mezzo": a turno si sceglie un mazziere, detto anche "il banco" e i giocatori giocano contro di lui, cercando di arrivare al punteggio più alto raggiungendo senza superare, appunto, il sette e mezzo.
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Divertente da fare in gruppo, "Cucù": a partire dal mazziere (e fino a tornare a lui) i giocatori si passano le carte cercando di raggiungere il punteggio più alto e di "passare" agli avversari l'asso, tra Re e "matte" (il Re di denari) che bloccano il giro e Cavalli che fanno saltare via un giocatore.

Altro gioco tutto siciliano è il "Ti vitti", in cui i giocatori cercano di esaurire il proprio mazzo di carte piazzandole sulla "pila". Se si ha una carta da piazzare sulla "pila" o sul mazzo dell'avversario e non lo si fa, l'avversario lo fa notare dicendo proprio "ti vitti" (ti ho visto in dialetto) e si torna indietro.

Si gioca anche a "Cavadduzzo", una corsa fatta con le carte. Si schierano sul tavolo i quattro cavalli, su uno dei quali tutti possono puntare, e vengono incolonnate altre dieci carte in verticale.
Le carte restanti sono tenute dal mazziere, che a mano a mano, le scopre: i cavalli avanzano di una posizione in base al seme che viene scoperto, fino ad avere il cavallo vincente.

Chi non conosce "Scopa" o scopone scientifico (che si gioca a coppie)? Per giocare serve il mazzo di 40 carte (come le siciliane, appunto) con valori da 1 a 10. Il mazziere mescola le carte e ne da 3 ad ogni giocatore, in senso antiorario, partendo dal giocatore alla sua destra. Infine vengono girate e poste sul tavolo 4 carte scoperte. Ogni giocatore di mano deve giocare una carta prendendo o una delle carte in tavola che ha lo stesso valore di quella giocata oppure, può prendere le carte in tavola la cui somma è uguale al valore di quella da lui giocata.

Infine, parlando di giochi delle feste, non può di certo mancare la tombola, che nelle famiglie siciliane è spesso accompagnata dal parente o l'amico di turno che conosce i vari doppi sensi dei numeri, sulla scia della smorfia napoletana: tipo 90 "la paura" e 35 "nte cannarozze" e 11 "il cornuto". E siccome la tombola è tradizione, di solito si usa quella di nonna che, dopo anni di onorata carriera, non ha tutte le caselle e allora spazio alla fantasia: fagioli, lenticchie o bucce d'arancia possono essere usati per coprire i numeri delle cartelle (e magari anche a barare un po').
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