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Tutti lo ricordano: il Padiglione Greco (da salvare) alla Fiera del Mediterraneo di Palermo

Fu realizzato su progetto degli architetti Alexandra e Demetrio Moretis nel 1953 quando il polo fieristico era ancora sinonimo di eccellenza nell'intero bacino del Mare Nostrum

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 27 giugno 2022

Illustrazione dal libro "La Fiera del Mediterraneo a Palermo. Un manifesto tra internazionalismo e tradizione"

Compirà i Settant’anni necessari affinché vi si possa apporre per legge il vincolo di tutela e salvaguardia solo il prossimo anno. Parliamo del piccolo padiglione dello Stato greco all’interno della Fiera del Mediterraneo realizzato su progetto degli architetti Alexandra e Demetrio Moretis nel 1953 quando il polo fieristico palermitano era ancora sinonimo di eccellenza nell’intero bacino del Mare Nostrum.

Del sogno culturale-economico di Gianni Morici, storico primo direttore della Fiera, oggi rimangono le fotografie bianco e nero, la nostalgia di generazioni di palermitani e una decina di padiglioni abbandonati ad ogni forma di degrado immaginabile ma ancora in possibilità d’esser salvati e valorizzati.

Dal 2010 infatti, il dato oggettivo che l’intera area muoia lentamente giorno dopo giorno è cosa assai più che nota, ma né il comune in quanto proprietario dell’area, né la Regione che detiene o deteneva la direzione dell’ex Ente Fiera, hanno battuto un colpo in direzione di un piano di restauro e valorizzazione dei padiglioni storici. L’unica notizia che circola è quella che vede la sostituzione del padiglione industriale usato nell’ultimo anno come Hub vaccinale in un polo congressuale ma nessun piano particolareggiato dell’area pare esser stato preventivato.
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Errore rilevante.

Il padiglione greco, interessante sotto il profilo stilistico nel richiamo formale al tipico frontone dei templi greci qui colorato di azzurro e in struttura di cemento armato, potrebbe diventare ove venisse restaurato, un piccolo avamposto culturale di matrice espositivo in uso alla frizzante comunità ellenica siciliana, nel rapporto biunivoco Italia/Grecia, rinsaldato dall’ottimo gesto fortemente voluto dalla Regione Siciliana di restituzione in patria ellenica del piccolo frammento del Partenone in possesso del Museo Archeologico Salinas.

Forse aprire e stimolare il dibattito attorno a questo piccolo edificio, apparentemente dimenticato persino dalla storia, salvarlo e valorizzarlo restituendone l’uso a tutta la comunità, potrà rappresentare il primo passo verso quella consapevolezza di cui l’intera area ha bisogno dopo questa brutta parentesi di pianificazione e sensibilità sul nostro strepitoso patrimonio culturale architettonico.

Al degrado si sostituisca la ragione, alla demolizione e all’abbandono si voglia sostituire un ragionato piano particolareggiato che salvi le decine di padiglioni ancora presenti nell’area, da integrare con nuova architettura di qualità, spazi verdi e servizi.
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