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Una francese piedona o una regina siciliana, perché si dice: Finìu u tempo 'ca Berta filava

Da quando, nel 1976, Rino Gaetano tirò fuori la canzone, tutti seppero che "Berta filava". Non tutti sanno chi è questa Berta e cosa c'entra, ad esempio, con Carlo Magno

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 31 gennaio 2022

La regina Berta e le filatrici, di Albert Anker (1881)

È il 1976. Viene scoperta l’ebola, l’IBM introduce la prima stampante laser, nasce il quotidiano La Repubblica, dal Palazzo dei Papi di Avignone vengono rubati 119 quadri di Picasso.

"Qualcuno volò sul nido del cuculo" vince l’Oscar, viene approvata la legge sull’aborto, in Cina muore Mao Tse-tung e, se consideriamo pure la finzione, si disputa la finale tra Rocky Balboa e Appollo Creed.

Nello stesso anno, dall’album "Mio Fratello è figlio unico", Rino Gaetano tira fuori la canzone “Berta Filava”.

E che Berta filava da quel momento lo seppero tutti, lo sapeva perfino mia nonna che il giorno che prendeva la tredicesima e si ritrovava tutti i nipoti in casa, si faceva fare una mafalda con la mortadella dal salumiere, si andava chiudere a chiave nello sgabuzzino, e deludeva le aspettative della "nipotanza" ricordando la canzone del cantautore crotonese: “finiù u tempo ca Berta filava”.
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Io, che mi sentivo più furbo, avevo puntato uno di quei vecchi quadri con una composizione fatta di monete di 500 lire (sicuramente li ricorderete). Non c’era volta che andassi a casa di nonna e non stavo lì a contare nel detto quadro quanto mi sarebbe toccato di eredità.

Purtroppo era una che ci teneva al risparmio, e quando Berta finì veramente di filare, cioè quando nonna volò in cielo alla prematura età di 99 anni e andò ad insegnare agli angeli a risparmiare, era entrato già da po' l’euro e la mia eredità se ne andò a male.

Da quella mia personalissima "crisi del '29" ne uscì ammaccato, senza picciuli e con una domanda: come faceva nonna, che nella sua vita la cosa più trasgressiva che aveva ascoltato era "il cuore è uno zingaro" di Nicola di Bari, ad essere fan di Rino Gaetano?

In realtà il detto finìu u tempo ca Berta filava è molto più vecchio di Rino Gaetano e molto più datato addirittura di nonna, per non parlare di quanto sia radicato nell’intero territorio nazionale.

Giuseppe Pitré ci racconta di una vecchia leggenda delle zone di Selinunte che narra la storia di una certa Berta: «La prima donna a filare, a tessere e indossare una camicia». Diventata regina non filò più e da questo il detto “finiu u tempo ca Berta filava”.

In realtà tesi più probabile sembra provenire dai tempi di Carlo Magno. Sembra, infatti, che il modo di dire sia ispirato a Bertrada di Laon.

Chi era Bertrada? Figlia del conte Cariberto di Laon, per la serie Dio li fa e poi li accoppia, Bertrada, nota come Berta del Gran Piè (la piedona), sposa giusto giusto Pipino Il Breve. Da questo particolare cocktail di piedoni e piccoli pipini nasce nientepopodimeno Carlo… sì, Carlo Magno è figlio di Berta la Piedona e Pipino il Breve.

Ora, il motivo per cui Pipino fosse breve lo potremmo ascrivere entro alcune considerazioni logiche: 1. era basso, 2. parlava poco, 3. non teneva i 90 minuti nelle gambe o da quelle parti, 4. era proprio il pipino che non andava.

Per quanto riguarda Berta, invece, il soprannome attribuitole faceva riferimento al fatto che avesse un piede più lungo dell’altro. Noi tutte queste cose le sappiamo anche grazie al menestrello e trobador (un compositore di poesia lirica) Adenet le Roi che sul finire del 1200 compone un racconto proprio su questa vicenda intitolado “Li Roumans de Berte aus grans piés”.

Secondo tale racconto proprio mentre Berta è in viaggio per raggiungere il suo sposo, che non aveva ancora nemmeno visto, subisce un agguato da parte della sua dama di compagnia che la sostituisce con sua figlia per fregarsi il trono di Francia. Berta per fortuna riesce a scappare in mezzo al bosco trovando rifugio a casa di un taglialegna.

Eh, ma a casa del taglialegna mica si può fare la principessa: si deve lavurà e Berta per guadagnarsi la pagnotta si mette a fare per qualche anno la filatrice. Poi, un po' come Cenerentola ma in modo meno romantico, un giorno viene riconosciuta proprio per il piedone 47 e finalmente rimessa sul suo trono.

Alla sua morte (63 anni) verrà inumata a Sant-Denis e successivamente fatta beata come “Berta la Pia”. Ancora oggi si festeggi il 24 marzo ed è la patrona delle filatrici.

Su come questa storia sia arrivata fino alla Sicilia e in tutto il territorio nazionale nessuno lo sa. Magari si potrebbe ipotizzare che, dato che i trobador erano soliti girare di corte in corte (e nel post-Federico II erano ancora molti apprezzati), il componimento di Berta fosse al tempo famoso come la canzone di Rino Gaetano oggi.

Tanto per la cronaca poi ci provai ad usare il quadro delle 500 lire. Aprì la cornice, strappai le monete a fatica dal panno sulla quale erano attaccate che sembrava una moquette, e le portai in banca.

Purtroppo il tempo era già passato e non ci fu nulla da fare; il tizio allo sportello mi guardò e mi disse solamente: “finìu u tempo ca Berta Filava!”
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