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Ritrovamenti monumentali: a Palermo la "casermetta" della Seconda Guerra Mondiale

È bastato sovrapporre un disegno a matita a un'immagine satellitare dell'area del Parco della Favorita per fare la scoperta: un edificio dell'ingegnere Pierluigi Nervi

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 18 settembre 2017

La pianta originale della casermetta di Pierluigi Nervi

Sono passati ottantotto anni lo scorso primo settembre dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e le testimonianze inedite di quegli anni, come messaggi dentro bottiglie sono sempre più frequenti.

Un rituale, quasi, da calendario il ricordo, se non fosse appunto che sempre più spesso, tracce di quel passato riemergono soprattutto dai nostri mari siciliani.

Già, quella Sicilia aeroporto dell'Asse italo-tedesco con aeroporti presenti a Sciacca, Comiso, Biscari, Trapani, Castellammare, Palermo, Catania, Marsala, Mondello, Pantelleria.

È dello scorso anno, il ritrovamento di una fortezza volante in dotazione all'esercito inglese, a una cinquantina di metri dalla foce del fiume Oreto a Palermo, abbattuto dai possenti 88 della contraerea.

Grazie all'ottimo stato di conservazione del relitto ritrovato quasi per caso, è stato possibile risalire attraverso il codice identificativo sulla carlinga, all'equipaggio dato per disperso e attraverso la nostra ottima soprintendenza del mare, attivare le procedure attraverso il consolato inglese per procedere ad una giusta cerimonia di ricordo degli avieri caduti.
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A largo di Siracusa la scorsa settimana un altro bombardiere Wellington inglese è stato ritrovato accanto un bombardiere Junker tedesco, segno di una cruenta battaglia?

Non c'è stato anno nell'ultima decade, che il mare a ridosso delle nostre coste, non abbia rilasciato testimonianze di quel difficile periodo della nostra storia recente.

Ma non è solo il mare a consegnarci reperti. E se ormai nota è la produzione a supporto del regime fascista delle architetture militari di quel grande protagonista dell'ingegneria strutturale che fu Pierluigi Nervi, qualcosa di dimenticato o celato, continua a venir fuori dalle sabbie del tempo.

Oltre le marsalesi aviorimesse dello Stagnone, recentemente tornate a interessare l'opinione pubblica, è Palermo a conservare il patrimonio Nerviano più suggestivo della produzione del periodo bellico, testimone silente di quei drammatici anni.

A noi è bastato sovrapporre un disegno a matita - frutto del lavoro del dottorato di ricerca - a una immagine satellitare della zona per fare la scoperta, ma facciamo un passo indietro.

Nel parco della Favorita sono le 12 cisterne ipogee costruite per il contenimento del propellente per la regia marina a farla da padrone. Silenti spazi a pianta circolare di calcestruzzo armato i cui solai rimangono sorretti da imponenti colonne a sezione circolare attendono di diventare il primo museo del racconto corale da parte dei paesi belligeranti, di quella storia crudele quanto necessaria da raccontare, locale quanto globale.

Ognuna, potrebbe infatti contenere il racconto di una delle potenze, a costruire la personale visione di quei giorni attraverso automezzi, aerei indumenti, armamenti, fotografie, archivi, videomapping, registrazioni, cinegiornali, motociclette, gli alianti usati proprio qui in Sicilia per la prima volta dagli alleati.

Insomma, contributi di ogni sorta capaci di evocare puntualmente le atmosfere del ricordo! Tutto ciò a costo zero per l'amministrazione comunale, che in cambio dell'uso del bene attualmente di poprietá del demanio militare ben disposto a operazioni culturali come questa, potrebbe chiedere alle nazioni invitate, tra cui Stati Uniti, Russia, Giappone, Francia, Inghilterra e Germania ma anche Canada, Australia, Polonia e paesi scandinavi, di sobbarcarsi gli oneri per la sistemazione e bonifica e restyling dello spazio così assegnato.

Non serve ricordare che tutto ciò sia di la da venire con la semplice volontà politica e che le ricadute turistiche sarebbero di eccezionale portatata per tutta la città e non solo.

L'esempio virtuoso della Normandia o del sistema dei bunker berlinesi, rappresenta l'evidenza del successo di un progetto culturale che oltre a incidere direttamente sull'economia di un luogo urbano, costruisce alore attraverso il ricordo e la memoria di quesi protagonisti diretti le cui storie se non vengomo ricordate, rischiano l'oblio assoluto.

Senza sottovalutare la valorizzazione fattiva che finalmente potrebbe calare sul parco della Favorita da decenni privo di una adeguata vision progettuale.

Il tutto a costo quasi zero per le tasche dei cittadini. Serva allora ricordare che la Sicilia, primo lembo d'Europa liberata dal nazi-fascismo in quel l'estate del 1943, non fu una passeggiata per gli anglo-americani ma tutt'altro!

Ci vollero 38 duri giorni di battaglia per consegnare alle truppe dei Generali Patton e Montgomery, l'isola. Testimoni mediatici Robert Capa e Philip Stern con le loro immagini fotografiche e filmiche.

Da li, seguì il declino del potere di Mussolini e la marcia verso la vittoria di finale ed il suicidio della Germania hitleriana. E poi c'è il tempo. Quello del racconto, quello che mon smette mai di stupirci se lo interroghiamo attraverso le giuste domande. Quelle domande figlie dello studio continuo e della conoscenza dei temi.

Sia d'esempio allora, il nostro ultimo ritrovamento Nerviano congiunto e quasi inaspettato proprio a due passi dalle 12 cisterne del maestro nato a Sondrio nel 1891: "la casermetta" così da lui definita e ugualmente da noi ribattezzata.

Lei, la casermetta, in totale stato di abbandono a causa del naturale decadimento dell'uso, potrebbe diventare l'incipit del progetto di museizzazione dell'intero comparto e divenire il centro studi-archivio delle opere nerviane in Sicilia o la prima sede di una permanente fotografica dello Sbarco in Sicilia.

L'edificio realizzato in superficie in calcestruzzo armato quale struttura di collegamento e controllo dell'area militare, si ritrova oggi a un centinaio di metri dalla decadente Fiera del Mediterraneo, se valorizzato potrebbe divenire il primo tassello di riqualificazione del parco intero, la "porta culturale", polo museale cittadino in attesa del progetto di recupero delle cisterne.

La nostra recente scoperta, frutto di studio e ricerca dimostra la possibilità di creare valore dalle tracce dimenticate del passato, un passato che nel nostro territorio può e deve creare ricchezza, economia, lavoro.

Basterebbe davvero poco per tutelare la nostra memoria europea e per tornare ad essere ancora i pionieri di quei localismi intrisi di stupore tanto cari al turismo culturale e di diritto presenti nel nostro dna nazionale.

Allora, perché non attivarci? Qualcuno è in grado di dare una risposta sensata? Perché non utilizzare la Biennale Manifesta come vetrina per rilanciare il recupero delle cisterne e della casermetta?

La nostra idea progettuale è pronta, appartiene alla nostra passione e soprattutto al nostro mestiere ma appartiene ugualmente alla nostra città!

C'è nessuno? Poco importa, noi non ci fermeremo. #casermettaNervi #cisterneWW2nervi
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