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Ad Agrigento arriva "Boudoir": i dipinti di Alfonso Leto esposti alla Fam Gallery

  • Fam Gallery - Agrigento
  • Dal 11 maggio al 29 giugno 2019 (evento concluso)
  • Visitabile dal martedì alla domenica dalle 17.00 alle 20.30. Chiuso il lunedì
  • Gratuito
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La redazione

"La rovinosa fine della battaglia di Anghiari" di Alfonso Leto (part.)

Alfonso Leto (Santo Stefano Quisquina, 1956), artista siciliano tra i più attivi e rappresentativi della sua generazione, espone fino al 29 giugno alla FAM Gallery di Agrigento, la mostra "Boudoir" a cura di Giuseppe Frazzetto.

Una selezione di dieci opere pittoriche – parte di un lavoro ancora in corso - che documenta l'affezione dell'artista per il secolo delle rivoluzioni, di Voltaire e di De Sade, di Goya e Tiepolo, di Pietro Longhi, dello sfarzo e di una malinconia anticipatrice del romanticismo: il XVIII secolo.

Una composizione che inizia con una psichedelica rilettura del dipinto perduto di Leonardo da Vinci: la "Battaglia di Anghiari" (1503 a. C.), che include in mostra «sia come omaggio alle celebrazioni di Leonardo – spiega l'autore - sia come stravaganza eclettica molto praticata in quel Settecento cui si ispira la mia personale rêverie di questo progetto espositivo». 

La "Battaglia di Anghiari" è un’opera passata alla storia come il più celebre fallimento tecnico del genio da Vinci, per via di un irrisolto problema di materiali, inadatti alla pittura muraria e al modus operandi dell'artista che era solito ritoccare continuamente il proprio tratto.
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Un posto speciale in questa produzione è riservato ad una parodia postmoderna de "L'Altalena" di Fragonard: quadro sognato fin dall'adolescenza da Leto e già esposta nella mostra retrospettiva che "Palermo capitale italiana della Cultura 2018" gli ha dedicato a palazzo Sant’Elia. 

«Una scorribanda trans-settecentesca – spiega il curatore, Giuseppe Frazzetto - immaginata come un personale boudoir, filosofico, uno spazio riservato in cui Leto ostenta con naturalezza e duttilità della visione che gli sono riconosciute, un approccio immoralista, e dunque, quel ritratto del marchese de Sade "uomo inviso a tutti i regimi" e amato dai surrealisti, è già una icona, persistente sulla superficie nera di un monitor di computer a cui sono stati staccati i collegamenti, alimentazione e connessione». 

Tuttavia in "Boudoir" non è di scena solo il Settecento ma figura anche un Cristo apocrifo che "si guarda allo specchio" (e si deforma nella vanitas narcisistica del riflesso), una "Stazione" di Via Crucis, in cui il Cristo in realtà è un umile battiente da processione che si è fermato solo per soffiarsi il naso. 

«I suoi lavori - sottolinea Paolo Minacori, ideatore e produttore della mostra - raccontano il piglio culturale, il carattere beffardo, la lucidità artistica e coerenza linguistica. Il filo conduttore della parodia dell’artista è sempre l’ironia, un po’ immoralista e un po’ iconoclasta».

La formazione di Alfonso Leto è segnata dalle presenze di Toti Garraffa, Gaetano Testa, Francesco Carbone, Giacomo Baragli. Dopo aver assunto e rielaborato lo spirito della Transavanguardia, espone le sue opere nell'antico eremo della Quisquina, presentato da Achille Bonito Oliva e da Fulvio Abbate, nel 1987.

Il suo lavoro si evolve assumendo forme sempre nuove che privilegiano la pittura nell'equilibrio continuo tra concetto e stile. Nel 1990 iniziano le sue prime esperienze espositive personali e di gruppo a Roma, alla galleria la Nuova Pesa e alla rivista "Centoerbe".

L'evoluzione del suo lavoro è costantemente attraversata da un'ironia solare e mediterranea, che segnano una ritrovata e rinnovata direzione iconografica che ancora si evolve nella tensione di un percorso sempre capace di cambiare pelle e rivitalizzarsi. 

Edward Lucie Smith, ha incluso il suo lavoro nell'edizione 2001 della rassegna "Annual Development/New european artists" (Amsterdam, 2001 ed. Imprincta).

Dal 1985 è docente alla cattedra di "Arte e Immagine" nelle scuole medie, curando interessanti progetti di didattica dell'arte. Le sue opere si trovano in collezioni private e museali (Fondazione Orestiadi, Gibellina/Atelier sul mare, Castel di Tusa).

Alla mostra, che ha il patrocinio del Comune di Agrigento, è dedicato un catalogo (Edizioni FAM Gallery).
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