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"Alloggiamenti": immagini piene di significato nella fotografica di Marcello Cataliotti Natoli

Balarm
La redazione

Foto di Marcello Cataliotti Natoli (part.)

Un materasso. Una scatola di cartone. Le vetrine di un supermercato con a fianco una basilica barocca. Il risultato è un'immagine che mostra ciò che di solito si vede tra le strade di ogni città. 

Potrebbe sembrare la trama di un racconto di Edgar Allan Poe, padre del racconto poliziesco e maestro di storie del terrore, invece è la cronaca fotografica di Marcello Cataliotti Natoli che coglie un frammento di storia quotidiana, restituendo immagini piene di significato.

Una sorta di allucinazione incarnata nella vita di tutti i giorni, (sotto gli occhi e l'indiferrenza dei passanti), visibile da venerdì 11 ottobre alle ore 18.30 all'interno della mostra fotografica "Alloggiamenti", esposta alla galleria Fiaf Arvis Palermo, in via Giovanni di Giovanni 14 (prima traversa a destra di via Isidoro La Lumia), fino a sabato 2 novembre

Le foto di Marcello Cataliotti Natoli obbediscono a un'empatia così intensa con il loro oggetto da lasciare disorientati. Non semplice documentazione di un dato, ma prolungamento della vita segreta che quel dato racchiude in sé. Non una raffinata ricezione di quel che intercetta il campo visivo, ma respiro di quel che viene catturato, liberazione delle energie che ogni elemento a suo modo possiede.
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Fotografare è per Cataliotti Natoli rinascita di quel che è stato visto/vissuto, attenzione amorosa all'inanimato (porte, tavoli, strumenti di lavoro, bicchieri, squarci di interni, strade) che in quanto tale è adatto a creare un discorso sempre aperto nell’ambito della fruizione.

Le istantanee di questo artista che si è cimentato con il teatro, la scrittura, la tecnica mista (e dunque ha dimestichezza con tutte le salutari ambiguità del linguaggio) si spingono ben oltre ogni codificazione estrema di realismo e instaurano con lo spettatore una comunicazione silenziosa proprio attraverso il mezzo dell’alienazione contemporanea (il telefono cellulare), non più simbolo di assimilazione passiva, ma di interazione fertile con il contesto.

Cataliotti Natoli sa che la fotografia è un conto non saldato con il tempo. Non tanto perché oppone persistenza a fugacità, esigenza che accomuna le più disparate forme d’arte, ma perché ridefinisce in modo continuo e beffardo i confini della visione.

L’occhio non smette di dialogare con ciò che è stato fissato e che innesca un cortocircuito con il presente, un presente che non si contrappone a quello che è stato fotografato, ma se ne lascia contaminare, fino a dissolvere ogni diaframma rispetto a quel che è intimamente legato a un dove e a un quando.

E nelle immagini del siciliano l'atemporalità dell'ascolto visivo diviene riscoperta di quel che i sensi possono cogliere.
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