"Carte Meridiane": il progetto espositivo di Stefano Arienti alla Galleria Pantaleone

Opera di Stefano Arienti visibile al progetto espositivo "Carte Meridiane" (part.)
Con le Meridiane l'artista attua un processo generativo dell'immagine che ricorda sia le carte piegate e sia la serie delle Turbine degli esordi, attraverso un segno che crea vibrazioni inaspettate.
L'indagine sulla natura stessa delle immagini che caratterizza il lavoro di Arienti è portata alla sua matrice luminosa.
Nelle Meridiane la luce è trasmessa dai colori dei pastelli che l'artista tiene sul tavolo e che sceglie in base al ritmo compositivo dettato dal sole. Un lavoro performativo, in cui il gesto di traduzione della luce in colore non ammette errori, cancellature.
Una pratica nata come dichiara Arienti per "ammazzare il tempo", durante un corso di pittura tenuto nel 2012 allo IUAV, che ha visto dapprima la realizzazione di composizioni su carta con pattern geometrici o floreali creati con colle, colori, stampi, spugnature, spatole e che ha comportato la produzione di una serie di carte esposte prima a Venezia a Palazzetto Tito della Fondazione Bevilacqua La Masa (2012), poi a Lugano da Primo Piano (2015), allo spazio Mars a Milano (2017) e nella mostra attualmente in corso a Sant'Eustorgio a Milano.
Le stesse carte sono diventate nel corso degli anni anche fondi per le Meridiane, creando una forte densità materica in cui coesistono pittura e disegno.
La serie delle Meridiane nasce quasi in sordina, spesso tra le pareti domestiche, a designare un tempo della vita inscindibile da quello del lavoro, una forma di meditazione che matura negli anni.
Il ritmo, la densità delle carte varia di stanza in stanza, con momenti più rarefatti che vedono le Meridiane in primo piano.
Stefano Arienti è nato in provincia di Mantova. Laureato in agraria, si avvicina all'arte sotto la guida di Corrado Levi ed esordisce a metà degli anni Ottanta alla Brown Boveri (una ex-fabbrica utilizzata come luogo d'incontro e sperimentazione da molti giovani artisti) a Milano, dove oggi vive e lavora.
Rielaborando materiali d'uso comune - tra i quali figurano di frequente la carta, i libri e le immagini tratte da cartoline, poster o fotocopie, come pure il polistirolo, la plastica, la plastilina, le stoffe - Arienti realizza opere che stupiscono lo spettatore, lo invitano a riflettere sul tema della "meraviglia" e ne sollecitano la partecipazione, anche attraverso la manipolazione.
Tra le numerose mostre alle quali ha partecipato, si possono citare la Biennale di Venezia (Aperto 1990, 1993); Biennale di Istanbul (1992); Cocido y Crudo, Museo Reina Sofia, Madrid (1994); XII Quadriennale di Roma, 1996 (primo premio); Fatto in Italia, Centre d'Art Contemporain, Ginevra; ICA, Londra (1997); Biennale di Gwangju (2008).
Tra le personali più recenti: MAXXI, Roma (2004); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2005); Isabella Stewart Gardner Museum, Boston (2007); Fondazione Querini Stampalia, Venezia (2008); MAMbo (con Cesare Pietroiusti, 2008); Palazzo Ducale, Mantova (2009); Museion, Bolzano (con Massimo Bartolini, 2011).
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