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"Il viaggio del Guerrin meschino": danza, teatro e letteratura al Museo Riso

  • Contemporaneo sensibile
  • Museo Riso - Palermo
  • - Palermo
  • Dal 9 al 10 aprile 2014 (evento concluso)
  • 21:00
  • 13 euro (intero), 10 euro (ridotto under 26, over 65, studenti universitari con libretto alla mano e per tutti gli iscritti alle scuole di danza siciliane che presentano in biglietteria il tesserino della propria scuola)
  • I ticket si possono acquistare direttamente al Museo Riso a partire da un´ora prima dell´inizio dello spettacolo. Per maggiori informazioni è possibile chiamare la biglietteria del Museo al numero 091.587717, tutti i giorni tranne il lunedì dalle ore 10.00 alle 19.30
Balarm
La redazione

Cosa succede se linguaggi eterogenei come danza, teatro, musica e arti visive si incontrano, contaminandosi l'uno con l'altro? Con un programma interamente dedicato ai “meticciaggi" e alle "contaminazioni” si presenta al pubblico la nuova rassegna "Contemporaneo sensibile" in programma al Museo Riso di Palermo.

Mercoledì 9 e giovedì 10 aprile c'è invece lo spettacolo di danza, teatro e letteratura "Il viaggio del Guerrin meschino", prodotto da Estreusa ed  Mda produzioni, con Sebastiano Tringali, Cinzia Maccagnano, Gabriella Cassarino, Carlotta Bruni, Rosa Merlino e la regia e la coreografia di Aurelio Gatti .

"Il Guerrin Meschino" è una delle opere meno note di Gesualdo Bufalino. Rappresenta uno dei testi in cui maggiormente emerge il bagaglio accumulato dal Bufalino lettore: I tòpoi fondamentali del genere cavalleresco sono perpetrati attraverso il recupero di una vicenda narrata da Andrea da Barberino alla fine del XIV secolo e in cui si ritrovano le influenze delle altre grandi opere di questo plurisecolare filone letterario.

Ciò che maggiormente colpisce è la cornice in cui Bufalino inserisce tutto ciò: la vicenda cavalleresca, infatti, è messa in scena da un vecchio e lamentoso puparo che fin dalle prime battute rende chiara la propria rassegnazione nel trascorrere la parte conclusiva dell’esistenza (non si dovrebbe diventar vecchi…).

Egli paragona sé stesso a un pupo i cui fili sono manovrati dalle mani sapienti del destino, pronto a gareggiare e vincere al gioco delle tre carte (nonostante il protagonista conosca il trucco che gli garantirebbe il trionfo ). Non c’è tuttavia possibilità di scampo di fronte al fato e al cammino intrapreso: bisogna proseguire finanche un solo paio di occhi rimanga seduto a osservare la scena e il malcapitato attore che vi recita.

Nel seguire le sue vicende, si è catapultati in un mondo ricco di creature magiche, prove da superare, donzelle da salvare (il cui amore nasce e muore in pochi attimi), tornei cavallereschi, trasposizioni oniriche e onori da riconquistare. Un cavallo pregiato, Macchiabruna, e uno scudiero illetterato, Babele, lo accompagnano fino a quando, anch’essi, non muoiono o spariscono lasciandolo perennemente nella sua primordiale emarginazione.

Bufalino conduce l’eroe fino agli ultimi tre ostacoli da scavalcare per porre fine alle sue sofferenze e ottenere il giusto riconoscimento per i suoi sforzi: la conoscenza dell’ignota famiglia e la conseguente perdita di quel sentimento di abbandono straziante che ne ha contraddistinto la vita intera. Ma, improvvisamente, tutto termina in maniera inconcludente: il puparo non termina la messa in scena dell’opera per stanchezza e il pupo, accorgendosi di essere una marionetta i cui fili sono avvolti nelle mani di altri, non proseguirà oltre. 

Il suo destino è la morte, conclusione di un cerchio di immedesimazione/sovrapposizione che sancisce inizio e fine del testo. Saranno, infatti, le due dita che lo hanno sempre controllato a spezzarne il collo in un breve e, apparentemente, insensibile gesto. Un piccolo atto paragonabile a quello che presto subirà anche lo stesso puparo, destinato similmente a morire per mano del demiurgo suo creatore in un altrettanto crudele frangente di realtà.

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