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"Convergenze possibili", la bipersonale di Stefania Fabrizi ed Ellie Ivanova

  • Attraverso
  • RizzutoGallery - Palermo
  • Dal 30 giugno al 14 luglio 2018 (evento concluso)
  • Visitabile dal martedì al sabato dalle 17.00 alle 20.00
  • Gratuito
  • Per maggiori informazioni inviare una mail a attraverso.info@gmail.com
Balarm
La redazione

Stefania Fabrizi con una sua opera sullo sfondo

Tra memoria del classico e apertura verso il futuro e in equilibrio tra riflessioni esistenziali e giustapposizioni sperimentali, Stefania Fabrizi ed Ellie Ivanova presentano, per la prima volta e in occasione di Palermo capitale italiana della cultura 2018, i lavori “Rapsodia in red” e “Hidden ID”.

Rapsodia in red" di Stefania Fabrizi, installazione di disegni poetica ed evocativa, un componimento fatto di epica e di musica che, in un crescendo emotivo fortemente suggestivo, riconduce all’elemento cromatico del rosso, in associazione alla presenza simbolica del cuore, fulcro dell’intera opera in cui si alternano orchestrine, cantanti e musicisti, tra pieni e vuoti armoniosamente distribuiti, e serie di guerriglieri urbani, semplici lottatori ed eserciti fantasy, dedicata all’atavico tema della lotta tra il bene e il male particolarmente caro all’artista.

Ellie Ivanova in “Hidden ID” presenta una serie di immagini in cui la dimensione pubblica e quella privata si confrontano e si ibridano per riflettere sulle implicazioni della certificazione ufficiale dell’identità e sui riti di passaggio della società contemporanea, con le relative politiche di sorveglianza, registrazione e identificazione a essa connessi.

La ricerca alla base di questa serie di immagini stenopeiche consiste nella selezione di fotografie già esistenti tratte da documenti d’identità di vario tipo (passaporti, visti, badge, pass) su cui l’artista interviene, all’interno della camera stenopeica, incorporando oggetti d’uso quotidiano (bottoni, fili, collant rotti) che si trovano comunemente nei cassetti delle camere da letto e negli armadi. Impiegando la fotografia e facendo ricorso alla metafora dell’archivio come costruzione del sé, da cui deriva il concetto di identità nascosta e quindi da svelare.
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