"Eteronimo #2": la grande opera/ambiente di Giuliana Barbano che ha trasformato gli spazi di Église a Palermo

Un elemento fotografico nell'intervento site-specific "eteronimo #2" di Giuliana Barbano
"eteronimo #2" è l'intervento site-specific ideato e progettato da Giuliana Barbano per Église, un progetto in collaborazione con KAD - Kalsa Art District e media partner Balloon Project, curato da Cristina Costanzo.
La grande opera/ambiente, in cui convergono le riflessioni maturate dall'artista sul tema dell'eteronimia, indaga la relazione intima e personale tra gli adulti e i bambini.
Attraverso un processo di selezione di immagini, tratte da album fotografici di famiglia, Giuliana Barbano sottolinea come il sostegno venga inteso non solo in chiave soggettiva e sentimentale ma anche nella prospettiva della fisicità.
Supporto e movimento sono resi espliciti dagli accostamenti proposti: giunto/ginocchio/gomito, tubo innocente/braccia, ponteggio/girello/corpo, solo per citarne alcuni.
Gli spazi di Église, dunque, si fanno campo espanso dell'immaginario dell'artista che dialoga con l'architettura e i suoi elementi di supporto.
Giuliana Barbano ricorre all'inserimento di tubi in ferro che doppiano la struttura autoportante della chiesa e a loro volta sostengono le immagini fotografiche scelte. Spazio fisico e sfera del ricordo propongono così un cortocircuito tra memoria e necessità in una dimensione straniante e irripetibile.
In occasione della chiusura della mostra, sabato 3 luglio, alle ore 18.00, sarà presentato un progetto editoriale dedicato all'esposizione, curato e prodotto da ÉgliseLab.
La grande opera/ambiente, in cui convergono le riflessioni maturate dall'artista sul tema dell'eteronimia, indaga la relazione intima e personale tra gli adulti e i bambini.
Attraverso un processo di selezione di immagini, tratte da album fotografici di famiglia, Giuliana Barbano sottolinea come il sostegno venga inteso non solo in chiave soggettiva e sentimentale ma anche nella prospettiva della fisicità.
Supporto e movimento sono resi espliciti dagli accostamenti proposti: giunto/ginocchio/gomito, tubo innocente/braccia, ponteggio/girello/corpo, solo per citarne alcuni.
Gli spazi di Église, dunque, si fanno campo espanso dell'immaginario dell'artista che dialoga con l'architettura e i suoi elementi di supporto.
Giuliana Barbano ricorre all'inserimento di tubi in ferro che doppiano la struttura autoportante della chiesa e a loro volta sostengono le immagini fotografiche scelte. Spazio fisico e sfera del ricordo propongono così un cortocircuito tra memoria e necessità in una dimensione straniante e irripetibile.
In occasione della chiusura della mostra, sabato 3 luglio, alle ore 18.00, sarà presentato un progetto editoriale dedicato all'esposizione, curato e prodotto da ÉgliseLab.
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