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Fondazione Orestiadi ad Agrigento: "Trame Mediterranee" inaugura la nuova sede

  • FAM - Fabbriche Chiaramontane - Agrigento
  • Dal 7 dicembre 2023 al 25 febbraio 2024 (evento concluso)
  • Visitabile dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.30
  • Gratuito
Balarm
La redazione

Un'installazione di Ugo La Pietra per la mostra "Trame Mediterranee"

La Fondazione Orestiadi inaugura giovedì 7 dicembre alle 17.00 una nuova sede ad Agrigento, nel complesso architettonico delle ex Fabbriche Chiaramontane.  

Il nuovo spazio, all’interno dello storico complesso edificato nel XIV secolo da Federico Chiaramonte  e distribuito su oltre 600 metri quadri con un giardino e una sala lettura, prende il nome "Le Fabbriche" e nasce con l'idea di realizzare un polo culturale multidisciplinare stabile nel cuore del centro storico della città, con un'offerta che presti particolare attenzione ai linguaggi contemporanei delle arti.

A dare il via alle attività è la mostra "Trame Mediterranee" curata da Enzo Fiammetta, direttore del Museo delle Trame Mediterranee della Fondazione Orestiadi, in programma fino al 25 febbraio 2024.

"Trame Mediterranee" ha una vetrina e una preziosa appendice nella centralissima via Atenea negli spazi della Fam Gallery di Paolo Minacori.
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La mostra presenta un gruppo di opere che provengono dalla collezione della Fondazione Orestiadi di Gibellina. I lavori degli artisti, legati dal tema del Mediterraneo, ne presentano la complessità e le differenti sfaccettature.

Attorno alla Biblioteca arabo-sicula, l'installazione di Stalker e De Luca, opera realizzata per la mostra "L'Islam in Sicilia", che presenta poeticamente alcuni testi arabi medievali tratti dalla omonima raccolta di Michele Amari, ruotano le opere di alcuni grandi maestri dell'arte contemporanea.

Le ceramiche di Carla Accardi, Arnaldo Pomodoro e Pietro Consagra e del tunisino Khaled Ben Slimane, le opere di Lisa Seror, Meyra Yedidsion, degli algerini Hakim Abbaci, Amar Briki e Khoraichi, le geometrie della svizzera Rita Ernst e le video installazioni "http 502: bad gateway" di Mustafa Sabbagh, e "Tierra sin Males" dell'americana Susan Kleinberg, che riflettono sul fenomeno epocale delle migrazioni, entrano in dialogo con quelle degli italiani Alfonso Leto, Vito Bongiorno, Francesco Impellizzeri, Innocente, Alfredo Romano, Giusto Sucato, tutte a mostrare gli elementi di continuità e contiguità che caratterizzano la produzione artistica dei popoli rivieraschi. 

Se tutte le opere in mostra testimoniano delle relazioni che la Fondazione Orestiadi ha intessuto nel tempo con i paesi mediterranei, il bozzetto del manifesto di Mimmo Paladino per "La sposa di Messina", spettacolo presentato al Cretto di Burri nel 1990, parla delle "Orestiadi" di Gibellina e del teatro come prezioso strumento per tenere unita la comunità dalla diaspora avviata dopo il sisma, come avvenne anche attraverso la pratica degli artisti in residenza, qui documentata con le opere di Mario Schifano, Alighiero Boetti, Ugo la Pietra e Nja Mahdaoui.

L'arte per la ricostruzione della città e riedificazione dello spirito, luogo di riflessione e rappresentazione delle contraddizioni del nostro tempo, terreno su cui potersi confrontare fuori da ogni conflitto.

La mostra "Trame Mediterranee" resta visitabile fino al 25 febbraio, dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.30. La settimana dal 18 al 24 dicembre ingresso solo nel pomeriggio.
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