"Geografia dell'anima": le fotografie di Shobha in mostra ai Cantieri Culturali alla Zisa
Foto della mostra "Geografia dell'anima" di Shobha
Chiude con una grande fotografa la programmazione dell’anno ancora in corso del Centro Internazionale di Fotografia di Palermo diretto da Letizia Battaglia.
È Shobha a inaugurare martedì 28 dicembre alla ore 17.00 e fino al 27 febbraio 2022 (da martedì a domenica, dalle ore 9.30 alle 18.30), la sua personale dal titolo "Geografia dell’anima".
La mostra presenta cinque lavori dell’artista, che dialogano con le poesie della poetessa polacca, Premio Nobel per la letteratura, "Wislawa Szymborska".
Marta Sollima scrive: "La grazia di cinque fotografie di Shobha incontra l’inesorabile disincanto delle poesie di Wisława Szymborska. Si instaura, così, un dialogo tra due realtà opposte: le immagini socio-politiche evocate dalla poetessa polacca apparentemente non stabiliscono relazione alcuna con l’intimità innocente delle cinque immagini fotografiche, tuttavia sembrano riflettere entrambe sul rapporto culturale che l’essere umano instaura con la natura".
"Proprio nell’innocenza - aggiunge - è racchiuso lo sguardo di Shobha, che trova il suo contraddittorio critico in una visione poetica che denuncia il terrorismo (Fotografia dell’11 Settembre), le catene psicologiche e sociali (Catene), i totalitarismi (La mano)".
"Se nelle immagini di Shobha - conclude - si scorgono simboli della psicologia alchemica di Hillman - il giardino -, il movente poetico di Szymborska sembra rappresentato dalla Storia come fervida testimonianza dell’agire umano".
È Shobha a inaugurare martedì 28 dicembre alla ore 17.00 e fino al 27 febbraio 2022 (da martedì a domenica, dalle ore 9.30 alle 18.30), la sua personale dal titolo "Geografia dell’anima".
La mostra presenta cinque lavori dell’artista, che dialogano con le poesie della poetessa polacca, Premio Nobel per la letteratura, "Wislawa Szymborska".
Marta Sollima scrive: "La grazia di cinque fotografie di Shobha incontra l’inesorabile disincanto delle poesie di Wisława Szymborska. Si instaura, così, un dialogo tra due realtà opposte: le immagini socio-politiche evocate dalla poetessa polacca apparentemente non stabiliscono relazione alcuna con l’intimità innocente delle cinque immagini fotografiche, tuttavia sembrano riflettere entrambe sul rapporto culturale che l’essere umano instaura con la natura".
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"Da un lato Shobha - prosegue - punta la macchina fotografica verso il corpo disinvolto dell’infante immerso in una natura incolta e selvaggia che stimola la dimensione del gioco; dalla visione poetica della Szymborska il concetto di natura viene invece ribaltato, interpretato come una realtà coercitiva che in quanto pazza, ci impone la fame, e là dove c’è fame finisce l’innocenza"."Proprio nell’innocenza - aggiunge - è racchiuso lo sguardo di Shobha, che trova il suo contraddittorio critico in una visione poetica che denuncia il terrorismo (Fotografia dell’11 Settembre), le catene psicologiche e sociali (Catene), i totalitarismi (La mano)".
"Se nelle immagini di Shobha - conclude - si scorgono simboli della psicologia alchemica di Hillman - il giardino -, il movente poetico di Szymborska sembra rappresentato dalla Storia come fervida testimonianza dell’agire umano".
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