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I grandi dell'arte contemporanea a Palermo: le foto della "realtà reale" di 16 artisti a Palazzo Reale

  • Palazzo dei Normanni - Palermo
  • Dal 22 aprile al 31 ottobre 2022 (chiuso il 5 e 6 maggio) (evento concluso)
  • Visitabile dal lunedì al sabato dalle 8.30 alle 16.30 (ultimo ingresso), domenica e festivi dalle 8.30 alle 12.30 (ultimo ingresso)
  • 8,50 euro (ingresso mostra e mure puniche)
  • Biglietti acquistabili online sul sito della Fondazione Federico II. È consigliato presentarsi 15 minuti prima dell’orario segnalato nel voucher di prenotazione. Info al numero 091 7055611
Balarm
La redazione
Concreta. Potente (artisticamente). Irriverente. Non conformista.

.ЯƎ è una mostra autoriale della Fondazione Federico II che ha l’intento di spalancare le porte, nell’era del virtuale, a riflessioni sulla “realtà reale” per una rinascita collettiva.

Sedici artisti, sedici personalità culturali differenti dell’arte contemporanea che, dagli anni Sessanta ad oggi, si sono fatti interpreti della nostra epoca. Ventotto opere in mostra che enfatizzano lo stupore e la meraviglia nel mondo per non essere sopraffatti dalle ferite dei nostri tempi quali la disumanizzazione dilagante, le guerre, la pandemia.

La mostra .ЯƎ, allestita dal 22 aprile al 31 ottobre a Palazzo Reale (Sale Duca di Montalto), aspira a porre Palermo come capitale dell’arte contemporanea, proprio nel periodo chiave di una rinascita collettiva. Il percorso di costante crescita della Fondazione Federico II degli ultimi quattro anni ha consentito di confrontarsi con alcuni tra i maggiori esponenti dell'arte contemporanea a livello mondiale.
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Il titolo della mostra evoca da subito il senso del progetto. Ossia l’esigenza e lo slancio vitale a rielaborare e riorganizzare le proprie azioni dopo eventi stravolgenti e annichilenti come la pandemia, la regressione democratica e la guerra.

L’allestimento presso le Sala Duca di Montalto, a Palazzo Reale, evita ogni scorciatoia tipica dei fondamentalismi per accogliere la ricchezza delle differenze contro una lettura che ammette un solo linguaggio, una sola voce, una singola storia. Opere che adottano la linea di un umanesimo preparatorio e si aprono a nuove fasi di Rinascimento.

Alberto Burri, Saint Clair Cemin, Tony Cragg, Zhang Hong Mei, Anselm Kiefer, Jeff Koons, Sol LeWitt, Emil Lukas, Mimmo Paladino, Claudio Parmiggiani, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Tania Pistone, Andres Serrano, Ai Wewei e Gilberto Zorio.

Artisti che, a proprio modo, hanno travalicato le sclerotizzazioni delle visioni del mondo, recuperando il senso profondo tra arte e concetto, tra concetto e parola, tra visione individuale e collettiva, tra atroce e banale, tra etica e critica sociale. Artisti che hanno, certamente, il merito di avere concepito l’arte come leva di resistenza ad una civiltà connotata spesso dalla semplificazione tanto da ridurre, talvolta, l’arte a rappresentazione effimera della realtà.

«Dopo questi anni la Fondazione Federico II – sottolinea Gianfranco Miccichè – ha avuto un livello di crescita d’immagine in Italia e in tutto il mondo. Io non so chi sarà il prossimo Presidente dell’Ars e quindi della Fondazione Federico II, ma la mia richiesta e il mio appello, sin d’ora, è che non si perda il lavoro fin qui svolto.

Questa mostra consolida, ulteriormente, l’idea che sia stato creato uno spazio culturale di altissimo profilo nazionale ed internazionale. In un momento in cui la pandemia chiudeva ogni cosa la progettualità della Fondazione Federico II non ha mai cessato e ha prodotto mostre ed eventi di pregio e di altissimo valore. Perché la depressione si cura con la cultura e con l’arte”.

«L’idea progettuale di questa mostra è stata concepita con il Presidente della Fondazione Federico II, Gianfranco Miccichè – dice Patrizia Monterosso, Direttore Generale della Fondazione. La degenerazione di un’umanizzazione che ha portato la guerra, la pandemia hanno creato una crisi tale da mettere in discussione i vecchi paradigmi. Era necessario, quindi, pensare, a una mostra che ci facesse riflettere attraverso un’arte che sana le ferite. Sedici artisti per ventotto opere secondo una lettura che non è univoca ma molteplice».

Un posto speciale in mostra lo occupano tutte le opere. La Fondazione Federico II, anche questa volta, non poteva però tralasciare, pur guardando ad un orizzonte internazionale, il legame con la propria terra. Il Grande Bianco Cretto in mostra, quindi, Burri, rimanda il visitatore all’elaborazione di un lutto per le ferite del suolo.

Insieme al Grande Bianco Cretto di Alberto Burri poi Human conditions Zhang Hong Mei; Sunflower Seeds e Finger di Ai Wewei; Skull di Tony Cragg; Saint Clair Cemin, con l’opera Sphere; Blue Heart #0987 di Emil Lukas; Gilberto Zorio, in mostra con Monotype. .ЯƎ intende accendere la luce anche su questi temi terribilmente attuali.

Tra le 28 opere in mostra vi sono anche sculture che focalizzano il dibattito nell’arte del rapporto tra materia-forma. Scultura intesa non come monumentalità morte e inerti.

Pistoletto, in mostra, con la Venere degli stracci, la sfera dei giornali e Autoritratto con quaderno Terzo Paradiso trasmette una dimensione artistica ponendo la scultura “in condizione di instabilità, di mancanza di controllo, per risuscitarla e risvelarla”.

Miti e rappresentazioni simboliche dell’antichità sono il racconto di Mimmo Paladino in mostra con Hortus conclusus e Testimone. Arte povera come ricerca analitica e concettuale, come dialogo con la natura: Penone e la sua Trentatré erbe. Arte che affronta il grande tema del sentimento religioso non come liberazione dal mondo con l’opera di Claudio Parmiggiani.

Il sentimento dell’assoluto affrontato nell’opera The Black Supper di Andres Serrano.
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