I lapini diventano palcoscenico: così gli artisti portano l'arte a domicilio a Ballarò

I volontari di SOS Ballarò (foto Facebook di Arte è Martello)
Il teatro e la cultura sono di tutte e di tutti e quindi a tutti dovranno tornare, in piazza e davanti ad un pubblico.
"Arte è martello, festa della Repubblica fondata sul lavoro degli Invisibili" è il nome della prima azione di sciopero alla rovescia, inventato da Danilo Dolci, lanciato dal collettivo e da tutti gli artisti, gli attori, i giocolieri, e le maestranze dello spettacolo che hanno aderito alla proposta di immaginare un’azione di protesta che sia contemporaneamente per la città presidio di bellezze e rivendicazione di diritti, con la preziosa adesione del Comitato del mercato dell'Usato Sbaratto dell’Albergheria.
Il gruppo degli artisti che ha allargato a macchia d'olio l'iniziativa, si è formato in seno a SOS Ballarò, durante l'emergenza Covid, quando si sono sbracciati insieme agli altri tanti volontari e per tre mesi hanno distribuito la spesa a seicento famiglie in difficoltà, durante questi mesi di crisi e profondamente difficili si sono interrogati a lungo sulla loro professione e sono giunti alla conclusione che il teatro non coincide solamente con un luogo fisico e delimitato nello spazio, il teatro è dovunque si trovi il corpo dell’attore in interazione con il pubblico.
Uniti al grido collettivo di «convocateci dal vivo e trasformate le città in palcoscenico, per garantire il lavoro di tutto il comparto, chiediamo a tutti i lavoratori dello spettacolo di Palermo un’assemblea per la formazione di un tavolo di discussione sulle tematiche già delineate a livello Nazionale, e su quelle specifiche che riguardano la nostra città».
Durante l'evento sei moto ape si trasformeranno in palcoscenico e guidate dagli abitanti del quartiere ospiteranno a turno: musicisti, attori e danzatori. Insieme si muoveranno nel quartiere di Ballarò, garantendo il distanziamento, e offriranno il loro simbolico sacchetto pieno di Arte a tutti.
«L’Arte si materializzerà nei luoghi delle persone, - dicono gli artisti - costrette ad una distanza fisica e dunque sociale, uscirà dai teatri e percorrerà fisicamente le strade, abitate da altri invisibili, reggendo lo stendardo della Bellezza e della Resistenza. Resistenza a cui siamo improrogabilmente chiamati tutte e tutti».
«Per prenderci cura di una città dolente e trasformarla in un palcoscenico per tutto il pubblico tagliato fuori a causa dell’inevitabile cancellazione della programmazione artistica su larga scala. - aggiungono - Per pensare e creare bellezza con nuovi criteri e norme che garantiscano la sicurezza e la salute di tutti.
Per dare forma e voce ad un dolore collettivo che non può più rimanere inascoltato e che riguarda trasversalmente tutte le categorie dei cosiddetti lavoratori invisibili, che in questo particolarissimo momento storico più che mai, hanno il dovere di far sentire la propria voce».
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