Il gioiello tardobarocco dove fu girato il Gattopardo: visite al palazzo Manganelli di Catania

Palazzo Manganelli a Catania
Katane – questo uno dei nomi d’origine di Catania, che in greco antico significa “grattugia”, probabilmente per le irregolarità del territorio lavico su cui sorge – fu distrutta più volte da eruzioni, terremoti e invasioni. Quella che vediamo oggi è il risultato dell’ultima splendida ricostruzione del 1693. "Le Vie dei Tesori", quest’anno dal 4 ottobre al 3 novembre, apre oltre quaranta luoghi: anfiteatri, chiese, cupole, palazzi nobiliari: un’occasione unica per scoprire una città dall’inconsueta bellezza.
Luchino Visconti se ne innamorò, e lo scelse come set per il suo “Gattopardo”: palazzo Manganelli è un gioiello tardobarocco, costruito nel ‘400.
Nel 1505 è acquistato da don Alvaro Paternò e donna Isabella, baroni di Sigona (divennero principi di Manganelli sotto Filippo IV per le loro attività commerciali: il manganello era un attrezzo per filare la seta), ma il terremoto del 1693 lo distrugge e viene ricostruito su disegno di Alonzo Di Benedetto e Felice Palazzotto; due secoli dopo ci mettono mano il pittore zafferanese Giuseppe Sciuti e il fiorentino Ernesto Bellandi che aveva appena affrescato il Teatro Bellini. Oggi è proprietà dei Borghese, dopo il matrimonio di Angela Paternò, l’ultima erede dei Manganelli.
Entrarvi è un viaggio meraviglioso, tra scaloni di marmo, tele monumentali (una di Sciuti sulla nascita dell’Università di Catania), saloni affrescati, un’enfilade di salottini, e il giardino all’italiana pensile, con tanto di ninfeo. Oltre alla sontuosa sala da ballo.
A Catania sono più di 40 i siti aperti al pubblico (guarda qui tutti i luoghi). La visita ha una durata di 30 minuti e non è accessibile ai disabili. Sono previsti dei pullman su prenotazione il 6 e il 27 ottobre da Palermo a Catania, al costo di 20 euro.
Luchino Visconti se ne innamorò, e lo scelse come set per il suo “Gattopardo”: palazzo Manganelli è un gioiello tardobarocco, costruito nel ‘400.
Nel 1505 è acquistato da don Alvaro Paternò e donna Isabella, baroni di Sigona (divennero principi di Manganelli sotto Filippo IV per le loro attività commerciali: il manganello era un attrezzo per filare la seta), ma il terremoto del 1693 lo distrugge e viene ricostruito su disegno di Alonzo Di Benedetto e Felice Palazzotto; due secoli dopo ci mettono mano il pittore zafferanese Giuseppe Sciuti e il fiorentino Ernesto Bellandi che aveva appena affrescato il Teatro Bellini. Oggi è proprietà dei Borghese, dopo il matrimonio di Angela Paternò, l’ultima erede dei Manganelli.
Entrarvi è un viaggio meraviglioso, tra scaloni di marmo, tele monumentali (una di Sciuti sulla nascita dell’Università di Catania), saloni affrescati, un’enfilade di salottini, e il giardino all’italiana pensile, con tanto di ninfeo. Oltre alla sontuosa sala da ballo.
A Catania sono più di 40 i siti aperti al pubblico (guarda qui tutti i luoghi). La visita ha una durata di 30 minuti e non è accessibile ai disabili. Sono previsti dei pullman su prenotazione il 6 e il 27 ottobre da Palermo a Catania, al costo di 20 euro.
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