Il "Microcosmo" di Rosa Rigano in mostra a Messina: l'esposizione al Teatro Vittorio Emanuele

L'opera di Rosa Rigano "Identità cosmica"
Nel nuovo spazio espositivo del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, nell’ambito del progetto "L’Opera al Centro" curato da Giuseppe La Motta, il 25 marzo apre al pubblico la mostra "Microcosmo" di Rosa Rigano, con la presentazione di Anna Maimone. All’inaugurazione saranno presenti il presidente Orazio Miloro, Il Sovrintendente Gianfranco Scoglio ed il consigliere di amministrazione Giuseppe Ministeri.
Rosa Rigano è nata e risiede a Messina. Dal 1968 è attivamente presente nell’ambiente culturale e artistico messinese. La sua presenza s’impone subito all’attenzione della critica in un certo senso come presenza inquietante proprio per la mobilità e le ambiguità dell’immagine pittorica, sospesa fra l’abbandono al sogno e la coscienza vigile di una realtà minacciata di degradazione sociale e ambientale. Espressione di unione tra sentimento e vita, tutto avvolto dal mistero dell’infinito. Nascono così intrighi di forme e di colori e superando le tecniche tradizionali applica materiali alternativi.
L’astrazione ha il compito di esprimere in modo interiore, senza dimenticare il mondo esterno, cercando con il policromatismo forme vigorose e nello stesso tempo delicate. La Rigano, che attraverso la sua sola pittura, afferma la necessità di essere persona libera, spiazza e disorienta. Il grande formato, anche se realizzato per frammenti, dimostra non solo salde conoscenze tecniche e il pieno dominio del disegno, ma trasmette una forza dirompente che irradierà tutto il percorso successivo.
La Rigano continuerà poi ad esprimersi in forma pacata e i suoi corpi, splendidi nei dettagli, sempre parzialmente sfumati, continueranno a lungo a non essere rappresentati nella loro interezza.
La curiosità e la voglia di sperimentare forme e tecniche diverse, che qualche volta hanno disorientato la critica per l’alternarsi di pittura e scultura, di figurativo e informale, sono ancora vivacemente espresse in questo ultimo tratto del percorso. Anche ora, forse con maggiore libertà, le apparenti pause in cui prevale la volontà di misurarsi con la materia non solo riportano l’artista alla sua primitiva passione (la scultura), ma diventano momenti di riflessione teorica che finiscono per sostanziare le esperienze successive. Assodata la sua fedeltà al disegno e alla pittura figurativa, quando si impegna o si diverte a giocare con il caso Rosa Rigano si cimenta con la fusione del vetro, le tecniche di colorazione dei tessuti o l’encaustic.
Da simili riflessioni nascono le opere presenti in questa mostra. L’autrice affascinata dalla relazione tra infinitamente grande e infinitamente piccolo si confronta con il colore con rinnovato entusiasmo e pur guidandolo attraverso la tecnica lascia che questo si espanda in libertà sulla tela.
Rosa Rigano è nata e risiede a Messina. Dal 1968 è attivamente presente nell’ambiente culturale e artistico messinese. La sua presenza s’impone subito all’attenzione della critica in un certo senso come presenza inquietante proprio per la mobilità e le ambiguità dell’immagine pittorica, sospesa fra l’abbandono al sogno e la coscienza vigile di una realtà minacciata di degradazione sociale e ambientale. Espressione di unione tra sentimento e vita, tutto avvolto dal mistero dell’infinito. Nascono così intrighi di forme e di colori e superando le tecniche tradizionali applica materiali alternativi.
L’astrazione ha il compito di esprimere in modo interiore, senza dimenticare il mondo esterno, cercando con il policromatismo forme vigorose e nello stesso tempo delicate. La Rigano, che attraverso la sua sola pittura, afferma la necessità di essere persona libera, spiazza e disorienta. Il grande formato, anche se realizzato per frammenti, dimostra non solo salde conoscenze tecniche e il pieno dominio del disegno, ma trasmette una forza dirompente che irradierà tutto il percorso successivo.
La Rigano continuerà poi ad esprimersi in forma pacata e i suoi corpi, splendidi nei dettagli, sempre parzialmente sfumati, continueranno a lungo a non essere rappresentati nella loro interezza.
La curiosità e la voglia di sperimentare forme e tecniche diverse, che qualche volta hanno disorientato la critica per l’alternarsi di pittura e scultura, di figurativo e informale, sono ancora vivacemente espresse in questo ultimo tratto del percorso. Anche ora, forse con maggiore libertà, le apparenti pause in cui prevale la volontà di misurarsi con la materia non solo riportano l’artista alla sua primitiva passione (la scultura), ma diventano momenti di riflessione teorica che finiscono per sostanziare le esperienze successive. Assodata la sua fedeltà al disegno e alla pittura figurativa, quando si impegna o si diverte a giocare con il caso Rosa Rigano si cimenta con la fusione del vetro, le tecniche di colorazione dei tessuti o l’encaustic.
Da simili riflessioni nascono le opere presenti in questa mostra. L’autrice affascinata dalla relazione tra infinitamente grande e infinitamente piccolo si confronta con il colore con rinnovato entusiasmo e pur guidandolo attraverso la tecnica lascia che questo si espanda in libertà sulla tela.
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