Il mondo con i loro occhi: i migranti e il lavoro con l'Hasselblad in "Boys don't cry" ai Cantieri alla Zisa
"Boys don’t cry" è il risultato di un progetto che ha coinvolto un gruppo di migranti ospiti al Centro d’accoglienza Asante di Palermo, un viaggio fotografico e video nato da un workshop estivo che diventa una mostra al Centro Internazionale di Fotografia diretto da Letizia Battaglia: da venerdì 19 aprile al 26 maggio la mosgtra “Boys don’t cry” è a cura di Ludovica Anzaldi.
L’obiettivo è stimolare i giovani autori, che hanno lavorato in piena libertà, e suscitare nei ragazzi degli sguardi personali, critici e liberi, attraverso uno scambio emotivo e culturale: l’acquisizione di una visione e di una tecnica per esprimersi, consente infatti il superamento di ogni barriera linguistica e culturale, costituendo inoltre un bagaglio di competenze e abilità che potranno sfruttare anche oltre quest’esperienza.
«I ragazzi di Asante, di età compresa tra i 17 e il 23 anni, hanno tutti provenienze diverse e abitano nel Centro d’accoglienza in attesa di quei documenti che potrebbero dargli una nuova possibilità di vita - spiega Ludovica Anzaldi - i tempi posso anche essere lunghissimi. Da qui è nata l’idea di fare un piccolo workshop così che possano integrarsi attraverso l’apprendimento, la creazione, l’espressione di sé e la conoscenza del nostro Paese».
Le foto sono state fatte in analogico, con un Hasselblad 500, e ritraggono gli stessi ragazzi - o anche la loro assenza - e i pochissimi oggetti che possiedono (camicie, scarpe, le sedie delle loro camere, le riproduzioni dei dipinti nei corridoi del centro...) insieme a frutta e verdura acquistate nel vicino mercato di Ballarò.
Una proiezione di foto (pellicola in bianco e nero) realizzate durante le visite a Manifesta che offrono uno sguardo sulla città di Palermo, dai palazzi del centro storico all’Orto Botanico.
E infine due video sempre realizzati dai giovani migranti che documentano le fasi del progetto. Accompagnano il percorso espositivo anche una serie di disegni a colori di Hamissa Dembélé in cui il giovane autore maliano reinterpreta i set fotografici.
L’obiettivo è stimolare i giovani autori, che hanno lavorato in piena libertà, e suscitare nei ragazzi degli sguardi personali, critici e liberi, attraverso uno scambio emotivo e culturale: l’acquisizione di una visione e di una tecnica per esprimersi, consente infatti il superamento di ogni barriera linguistica e culturale, costituendo inoltre un bagaglio di competenze e abilità che potranno sfruttare anche oltre quest’esperienza.
«I ragazzi di Asante, di età compresa tra i 17 e il 23 anni, hanno tutti provenienze diverse e abitano nel Centro d’accoglienza in attesa di quei documenti che potrebbero dargli una nuova possibilità di vita - spiega Ludovica Anzaldi - i tempi posso anche essere lunghissimi. Da qui è nata l’idea di fare un piccolo workshop così che possano integrarsi attraverso l’apprendimento, la creazione, l’espressione di sé e la conoscenza del nostro Paese».
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I giovani autori hanno realizzato una serie di scatti con le tecniche del ritratto classico: in mostra sono esposti un corpus di fotografie a colori realizzate su pellicola medio formato (6x6) da Hamissa Dembélé, Mory Sangare, Fofana Abdoulaye, Buba Drammeh e Kaita Aboubacar.Le foto sono state fatte in analogico, con un Hasselblad 500, e ritraggono gli stessi ragazzi - o anche la loro assenza - e i pochissimi oggetti che possiedono (camicie, scarpe, le sedie delle loro camere, le riproduzioni dei dipinti nei corridoi del centro...) insieme a frutta e verdura acquistate nel vicino mercato di Ballarò.
Una proiezione di foto (pellicola in bianco e nero) realizzate durante le visite a Manifesta che offrono uno sguardo sulla città di Palermo, dai palazzi del centro storico all’Orto Botanico.
E infine due video sempre realizzati dai giovani migranti che documentano le fasi del progetto. Accompagnano il percorso espositivo anche una serie di disegni a colori di Hamissa Dembélé in cui il giovane autore maliano reinterpreta i set fotografici.
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