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"Il rasoio di Occam": lo spettacolo di Giusi Arimatea e Giovanni Maria Currò a Catania

  • Zo Centro Culture Contemporanee - Catania
  • 20 febbraio 2022 (evento concluso)
  • 18.30
  • 12 euro (intero), 10 euro (studenti e gruppi di 6 persone)
  • Biglietti acquistabili al botteghino. Prenotazioni al numero 095 8168912 (da lunedì a venerdì, dalle 10.00 alle 14.00) o al 328 1742045 (solo tramite messaggi WhatsApp, tutti i giorni tranne domenica e festivi, dalle 15.00 alle 18.00)
Terzo appuntamento del 2022 per "AltreScene", la rassegna di arti sceniche contemporanee di Zō centro culture contemporanee di Catania, diretto da Sergio Zinna. 

Il 20 febbraio, alle ore 18.30, l’attenzione viene data alla nuova drammaturgia siciliana con "Il rasoio di Occam" di Giusi Arimatea e Giovanni Maria Currò, con Tino Calabrò, Alessio Bonaffini e Mauro Failla, voci di Antonio Alveario, Ivan Giambirtone ed Elisabeth Agrillo, scenografie e scenotecnica di Franco Currò, regia di Giovanni Maria Currò, aiuto regia di Giusi Arimatea, costumi di Liliana Pispisa, audio e suoni di Carmelo Galletta, grafica di Cinzia Muscolino, foto di scena di Giuseppe Contarini, una produzione Clan degli Attori di Messina.

Dalla radio arrivano anche al Sud i fatti che il 9 maggio 1978 segnarono l’Italia. E nel palcoscenico della grande storia si innesta quella di tre uomini alle prese con una realtà sempre sul punto di travolgerli». 

Giusi Arimatea e Giovanni Maria Currò raccontano: «Custodiamo ricordi frammentari degli anni Settanta. Eravamo ancora bambini, eppure a quelli ci sentiamo intimamente, talora malinconicamente, legati». 

«I tre personaggi protagonisti della storia - aggiungono - sono lieti strascichi della nostra memoria. Interessati alle loro anime, abbiamo lasciato si costruissero sulla carta, parola dopo parola, passo dopo passo. E abbiamo preteso che non lo facessero in un giorno qualunque. Il 9 maggio 1978 svela il cadavere di Aldo Moro in via Caetani, nella Renault 4 rossa che diventò il simbolo degli anni di piombo». 

«Una morte eccellente - concludono - a catalizzare l’attenzione di un’Italia intera. Ed è grazie alla radio che la cronaca nazionale irrompe in un tipico salone da barba del Sud, ove la grande storia per qualche ora si mescola a quella infinitamente “piccola” di tre uomini alle prese con una quotidianità all’apparenza tranquilla e acque interiori sempre sul punto di travolgerli».

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