Il Teatro delle Balate riapre il sipario con "Labirinto": lo spettacolo di Dario Ferrari e Nina Lombardino
Dario Ferrari
Il Teatro delle Balate nel cuore di Ballarò (via Balate, 3), nel centro storico di Palermo, dopo 28 mesi riapre i battenti con "Labirinto: dai miti al teatro" uno spettacolo scritto da Dario Ferrari e Nina Lombardino, che ne curano anche la regia, portato in scena dall’associazione Liberiteatri, con la collaborazione dell'Assessorato Regionale dei Beni culturali e dell'Identità siciliana.
Lo spettacolo va in scena giovedì 23 giugno e venerdì 24 giugno alle ore 18.00 e sabato 25 giugno alle ore 20.00. Al termine dello spettacolo verrà offerto un calice di vino.
Grazie alla ricerca visiva ed espressiva su cui da anni la compagnia lavora, lo spettacolo si presta ad un tipo di spettatore variegato per età, cultura e nazionalità.
Gli spettatori, infatti, attraverso luci, suoni e suggestioni visive vengono introdotti attraverso la narrazione/azione al meraviglioso mondo della mitologia e della storia dell’arte, con un occhio attento alla lettura, in particolare alla letteratura classica.
Nato dalla bizzarra attrazione scatenata da uno smagliante bovino in Pasifae, figlia del dio Sole e sorella della maga Circe, il Minotauro viene rinchiuso dal patrigno Minosse nel labirinto costruito per lui da Dedalo (da cui la metonimia). Quindi, viene incarcerato per un peccato che non ha commesso dal momento che non lo si può ritenere responsabile dell’insana passione adulterina all’origine del suo concepimento.
Confinato in un labirinto di specchi dove ogni parete moltiplicava il suo riflesso, il Minotauro non sapeva di essere solo.
Ovunque si girasse vedeva un’infinità di creature come lui, che facevano le medesime sue azioni. Si accovacciava e loro si accovacciavano, balzava in piedi e loro balzavano, salutava e loro agitavano la mano.
Invischiato nell'infinità del doppio, pensava di vivere in mezzo a tanti esseri che gli erano gemelli, finché ne scorge una diversa, con lunghi capelli neri e sguardo spaurito intenta a fissare la sua immagine possente: la testa ricoperta di lanugine, le corte corna e, sotto al cranio bestiale, il poderoso corpo umano.
La insegue, la raggiunge e muggisce di piacere per la conquista. Accorrono altri giovani che gli provocano felicità, ma quando uno lo ferisce, capisce di essere stato aggirato e di non essere amato.
Accecato da un’ira furibonda, incorna, scaglia in aria, calpesta. E dopo aver scoperto l’odio, il furore, il desiderio di vendetta, il dolore, scopre anche la solitudine. Sogna di essere diverso, accettato, accolto, e sognando si addormenta. Solo allora viene tradito.
Lo spettacolo va in scena giovedì 23 giugno e venerdì 24 giugno alle ore 18.00 e sabato 25 giugno alle ore 20.00. Al termine dello spettacolo verrà offerto un calice di vino.
Grazie alla ricerca visiva ed espressiva su cui da anni la compagnia lavora, lo spettacolo si presta ad un tipo di spettatore variegato per età, cultura e nazionalità.
Gli spettatori, infatti, attraverso luci, suoni e suggestioni visive vengono introdotti attraverso la narrazione/azione al meraviglioso mondo della mitologia e della storia dell’arte, con un occhio attento alla lettura, in particolare alla letteratura classica.
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Ispirata al mito del Labirinto e del Minotauro, la rappresentazione ci invita a una lettura critica del mito di Arianna e del Minotauro. Nato dalla bizzarra attrazione scatenata da uno smagliante bovino in Pasifae, figlia del dio Sole e sorella della maga Circe, il Minotauro viene rinchiuso dal patrigno Minosse nel labirinto costruito per lui da Dedalo (da cui la metonimia). Quindi, viene incarcerato per un peccato che non ha commesso dal momento che non lo si può ritenere responsabile dell’insana passione adulterina all’origine del suo concepimento.
Confinato in un labirinto di specchi dove ogni parete moltiplicava il suo riflesso, il Minotauro non sapeva di essere solo.
Ovunque si girasse vedeva un’infinità di creature come lui, che facevano le medesime sue azioni. Si accovacciava e loro si accovacciavano, balzava in piedi e loro balzavano, salutava e loro agitavano la mano.
Invischiato nell'infinità del doppio, pensava di vivere in mezzo a tanti esseri che gli erano gemelli, finché ne scorge una diversa, con lunghi capelli neri e sguardo spaurito intenta a fissare la sua immagine possente: la testa ricoperta di lanugine, le corte corna e, sotto al cranio bestiale, il poderoso corpo umano.
La insegue, la raggiunge e muggisce di piacere per la conquista. Accorrono altri giovani che gli provocano felicità, ma quando uno lo ferisce, capisce di essere stato aggirato e di non essere amato.
Accecato da un’ira furibonda, incorna, scaglia in aria, calpesta. E dopo aver scoperto l’odio, il furore, il desiderio di vendetta, il dolore, scopre anche la solitudine. Sogna di essere diverso, accettato, accolto, e sognando si addormenta. Solo allora viene tradito.
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