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L'esperienza umana negli "Occhi fragili" di Massimo Francese: mostra fotografica da Arvis

Balarm
La redazione

Un clochard nello scatto fotografico di Massimo Francese (part.)

Nella mostra fotografica "Occhi fragili" di Massimo Francese, ogni sguardo ha una sorta di capacità seduttiva che inchioda, blocca, creando nell'osservatore un senso di disagio e tenerezza. L'idea è quella di creare, attraverso gli scatti, empatia col soggetto fotografato, un rapporto umano che solitamente sfugge nella vita quotidiana. 

L'esposizione è stata concepita come oggettivazione della realtà, ricostruendo storie attraverso la fragilità degli occhi delle persone incontrate per le strade di Palermo. Storie che altrimenti non sapremmo tradurre e comprendere. Storie che trovano un momento di equilibrio negli occhi. 

La mostra, esposta negli spazi dell'associazione Arvis, in via Giovanni di Giovanni 14, è visitabile dal 31 gennaio al 22 febbraio nei seguenti orari: dal lunedì al sabato dalle ore 18 alle 20. 

Massimo Francese (Palermo, 1963) inizia a fotografare nei primi anni '80 seguendo un corso di Letizia Battaglia e Franco Zecchin che lo portano a scattare tra i vicoli e i quartieri degradati di Palermo. La sua attenzione si concentra soprattutto sugli sguardi dei bambini che vivono e giocano per strada.
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Altro progetto fotografico realizzato in quegli anni è stato all'interno dell'ospedale psichiatrico di via Pindemonte, quando si discuteva di chiudere i manicomi attraverso l'applicazione della Legge Basaglia,
per porre fine alle condizioni disumane in cui vivevano i degenti di queste strutture. Segue una lunga pausa per dedicarsi poi alla grafica che lo porta a collaborare con alcuni quotidiani locali.

L'incontro e l'amicizia con i fotografi Salvo Fundarotto e Nino Pillitteri, lo convinceono nuovamente a riprendere in mano, da qualche anno, la macchina fotografica digitale, che lo avvicina in un primo momento a cercare la vivacità dei colori e la bellezza nella natura in genere, ma sente dentro di sé troppo viva l'influenza, della maestra Letizia Battaglia, tanto da ripercorrere stilisticamente un salto nel passato con le apparecchiature di oggi: ritratti in bianco e nero con forti contrasti a persone con grandi disagi economici e sociali.

Così è nato nel 2018, il progetto "Sguardinvisibili", concretizzato in una mostra assieme al gruppo fotografico Amunì, nel vicolo Cagliostro a Ballarò e che continua adesso con la mostra personale "Occhi fragili" organizzata presso l'associazione ARVIS di Palermo.
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