“L’ironia del disincanto” a Marsala: la mostra dedicata a Momò Calascibetta

Uno dei dipinti di Momò Calascibetta in mostra al Convento del Carmine di Marsala - foto Melamedia
La mostra, la prima a pochi mesi dalla prematura scomparsa del maestro nello scorso mese di ottobre, è organizzata dall’Ente Mostra di Pittura “Città di Marsala” insieme con l’associazione ArtMomò e col patrocinio del Comune.
Curatore del progetto espositivo su Momò è Enrico Caruso, architetto e già direttore dei Parchi archeologici di Morgantina, Monte Iato, Selinunte e Lilibeo-Marsala oltre che ex Soprintendente dei Beni Culturali e Ambientali di Trapani, che per gli spazi del Convento del Carmine ha immaginato due macrosezioni scandite in dieci nuclei narrativi.
Oltre settanta le opere in mostra che, dal 1983 - quando iniziò l’avventura a Milano - fino all’estate del 2021, anno dell’ultima mostra al Museo Riso di Palermo, punteggiano l’arco narrativo di un’intera esistenza votata all’arte e alla pittura che ha preso il via a Palermo, con la prima mostra a Palazzo Vescovile curata da Maurizio Calvesi nel 1976, quindi a Milano a inizi anni Ottanta: una strategica piattaforma di lavoro da dove Calascibetta – architetto per formazione, artista autodidatta per vocazione - ha partecipato ad eventi d’arte nazionali e internazionali che hanno attirato l’attenzione di critici e personalità della cultura milanese come Mario De Micheli, Vincenzo Consolo, Gillo Dorfles, Marco Meneguzzo, Liana Bortolon e Giovanni Quadrio Curzio e culminati nel 2002 con la mostra–evento “Terromnia”, a cura di Philippe Daverio.
Al Convento del Carmine di Marsala la narrazione prende il via dal 1983, con il libro d’arte “Una commedia siciliana”, un racconto di Sciascia stampato a tiratura limitata e corredato da nove acqueforti di Calascibetta (oltre alle illustrazioni di Bartolo di Raffaele) che sarà esposto al Convento.
«Osservatore attento ma certamente non neutro – spiega Caruso – Momò offre uno sguardo critico verso gli eventi che lo circondano e verso cui guarda attraverso la sua sottile e profonda vena ironica e, a volte, anche scanzonata. È consapevole della rovina quotidiana dell’umanità, verso cui nessun singolo può operare modifiche mentre all’artista è dato di segnalare i fatti, evidenziandone la scelleratezza e denunciandone la stoltezza. Per Momò tutto ciò è narrato con il disincanto di chi, da lontano e con un certo distacco, osserva l’umanità ridurre la propria vita in un “non impegno” sempre presente, dove le donne e gli uomini si mostrano come maschere da circo, ludicamente immersi in piena e perenne atmosfera festaiola».
La mostra è visitabile dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 19. In occasione della Pasqua, domenica 9 aprile, la mostra sarà aperta solo nel pomeriggio. Chiusi per il lunedì di Pasquetta. Il catalogo è in vendita nella sede espositiva.
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