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L'opera resa indelebile dal cinema di Visconti: la Quinta di Mahler al Teatro Massimo di Palermo

  • Teatro Massimo - Palermo
  • 31 ottobre 2018 (evento concluso)
  • 20.30
  • Da 10 a 25 euro
  • Biglietti acquistabili online o al botteghino del teatro (aperto dal martedì alla domenica dalle 09.30 alle 18.00). Info al numero 091 6053580
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La redazione

Il direttore d'orchestra Hartmut Haenchen

Una delle musiche più conosciute al mondo risuona tra le mura della Sala Grande del Teatro Massimo di Palermo: è la Quinta Sinfonia di Gustav Mahler, in programma mercoledì 31 ottobre alle 20.30 con la direzione orchestrale del maestro tedesco Hartmut Haenchen, in sostituzione di Michele Mariotti.

Artista di primo piano a livello internazionale, Haenchen ha consolidato le sue esperienze musicali non soltanto con le orchestre della DDR ma, malgrado le severe restrizioni del regime, anche con celebri orchestre occidentali, compresa l’orchestra dei Berliner Philharmoniker e del Concertgebouw. È particolarmente apprezzato per le sue interpretazioni di Strauss, Wagner e Mahler e collabora con le migliori orchestre di tutto il mondo.

La Quinta di Mahler fu composta tra il 1901 e il 1902 ed è divisa in cinque movimenti raggruppati in tre Parti. La Parte I è composta da "Trauermarsch: In gemessenem Schritt. Streng. Wie ein Kondukt", una marcia funebre, e da "Stürmisch bewegt, mit größter Vehemenz".
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Nella Parte II è protagonista il lungo e vigoroso "Scherzo. Kräftig, nicht zu schnell", mentre la Parte III è composta da "Adagietto. Sehr langsam" e dall'allegro "Rondo-Finale". Quella di Mahler è un'opera emblematica di tutta la sua carriera compositiva, caratterizzata da un complesso disegno musicale che scandaglia i più profondi sentimenti dell'animo umano, dalla disperazione al dolore, fino al conforto e alla speranza.

La Quinta è anche l'unica sinfonia su cui il compositore tornò più volte fino alla sua morte, perché non era mai del tutto soddisfatto della strumentazione. Alcune testimonianze riferiscono che la revisionò per ben sei volte, ritoccandone continuamente l'orchestrazione.

Di tutta la composizione è l'Adagietto ad essere parte dell'immaginario comune, reso celebre dal regista Luchino Visconti che scelse questo connubio di archi e arpa per la colonna sonora del film "Morte a Venezia" girato nel 1961 e tratto dall'omonimo romanzo di Thomas Mann.
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