"L'umano gioco": al via la mostra di Ziganoi visitabile al Museo Riso di Palermo

"L'umano gioco" di Ziganoi
Il Museo regionale d'arte contemporanea Riso a Palermo ospita "L’umano gioco", mostra dell’artista Ziganoi.
L'esposizione, che resta allestita sino al 30 gennaio 2022, esprime un’esigenza dell’artista che nasce da un istinto primordiale a cui, pennellata dopo pennellata, riesce a dare indirizzo e corpo.
Il suo suggestivo cosmo artistico è lo sguardo di chi scorge l’incorporeo nell’entusiasmo della carne, un logos ossimorico nel quale la razionalità dell’uomo dialoga con l’istintualità animale in una pluralità di punti di vista.
In esposizione 85 opere frutto del lavoro di circa due anni, di varie dimensioni, dipinte su supporti che vanno dalla tradizionale tela allo juta, dalla carta alla tavola, senza titoli ma identificabili con una cifra.
"Ho scelto dei codici anziché delle parole per intitolarle – spiega l’artista - perché i numeri sono come il gioco della roulette, il caso, l’umano gioco".
In un mondo che si sgretola, il lavoro di Ziganoi è dettato da un’innovativa e dinamica tecnica gestuale, e cela un messaggio di concordia tra l’Oriente e l’Occidente, il Sud e il Nord.
Un dualismo nell’unità come quello di due tele legate da un tratto inconsueto, rapido e sintetico. Il colore è il protagonista assoluto delle sue pitture, le pervade una trama di rimandi a un mondo interiore, un’arte astratta che affida alle diverse cromie deflagranti la narrazione e la trasmissione di sensi e significati.
L’umano gioco nasce primitivo tre metri sotto terra, in un garage senza spazi ispirativi: nessuna contaminazione con l’esterno.
Un rito che non necessita di altra ispirazione se non quella del paesaggio interiore, un "Genius loci" che si snoda tra le arterie dell’essere e che non esige altro linguaggio che non sia quello dell’autentico.
Il gioco diventa simbolo cosmico e nell’ineffabilità del cosmo Ziganoi ritrova e dipinge la complessità di ciò che è proprio dell’essere umano, l’anelito a colmare la dicotomia tra solitudine e moltitudine.
L'esposizione, che resta allestita sino al 30 gennaio 2022, esprime un’esigenza dell’artista che nasce da un istinto primordiale a cui, pennellata dopo pennellata, riesce a dare indirizzo e corpo.
Il suo suggestivo cosmo artistico è lo sguardo di chi scorge l’incorporeo nell’entusiasmo della carne, un logos ossimorico nel quale la razionalità dell’uomo dialoga con l’istintualità animale in una pluralità di punti di vista.
In esposizione 85 opere frutto del lavoro di circa due anni, di varie dimensioni, dipinte su supporti che vanno dalla tradizionale tela allo juta, dalla carta alla tavola, senza titoli ma identificabili con una cifra.
"Ho scelto dei codici anziché delle parole per intitolarle – spiega l’artista - perché i numeri sono come il gioco della roulette, il caso, l’umano gioco".
In un mondo che si sgretola, il lavoro di Ziganoi è dettato da un’innovativa e dinamica tecnica gestuale, e cela un messaggio di concordia tra l’Oriente e l’Occidente, il Sud e il Nord.
Un dualismo nell’unità come quello di due tele legate da un tratto inconsueto, rapido e sintetico. Il colore è il protagonista assoluto delle sue pitture, le pervade una trama di rimandi a un mondo interiore, un’arte astratta che affida alle diverse cromie deflagranti la narrazione e la trasmissione di sensi e significati.
L’umano gioco nasce primitivo tre metri sotto terra, in un garage senza spazi ispirativi: nessuna contaminazione con l’esterno.
Un rito che non necessita di altra ispirazione se non quella del paesaggio interiore, un "Genius loci" che si snoda tra le arterie dell’essere e che non esige altro linguaggio che non sia quello dell’autentico.
Il gioco diventa simbolo cosmico e nell’ineffabilità del cosmo Ziganoi ritrova e dipinge la complessità di ciò che è proprio dell’essere umano, l’anelito a colmare la dicotomia tra solitudine e moltitudine.
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