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La logica del profitto a danno dell'etica, un dramma sempre attuale: "Erano tutti miei figli" di Miller

  • Traghetti 2019/2020
  • Teatro Biondo - Palermo
  • 27, 28, 29, 31 marzo 2020
    1, 2, 3, 4 aprile 2020 (evento rinviato a data da destinarsi)
  • 21.00 (27, 28, 31 marzo), 17.30 (29 marzo e 1, 2, 3, 5 aprile), 19.00 (4 aprile)
  • Da 5 a 32 euro
  • Info e biglietti al botteghino del Biondo (telefono 091 7738129) aperto da martedì a sabato ore 9.00-19.00, domenica ore 9.00-12.00 e 16.00-19.00
Balarm
La redazione

"Erano tutti miei figli" di Arthur Miller

Così la descrisse l'autore Arthur Miller, «un’opera destinata a un teatro dell’avvenire»: è di grande attualità "Erano tutti miei figli", in scena per la nuova stagione del teatro Biondo di Palermo.

Il primo, grande successo di Miller, un dramma che sembra scritto ai giorni nostri che si fa emblema della logica del profitto a danno dell’etica e della morale, l’azione illegale che sostiene il successo economico e il prestigio sociale, il riflesso netto e definito della corruzione sociale di tutti i tempi.

Al Biondo va in scena nella traduzione di Masolino D'Amico e con la regia di Giuseppe Dipasquale. Sulle scene di Antonio Fiorentino e con i costumi di Silvia Polidori si muovono gli attori Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini, Filippo Brazzaventre, Barbara Gallo, Enzo Gambino, Liliana Lo Furno, Giorgio Musumeci, Ruben Rigillo e Silvia Siravo.

Un nucleo familiare privato di un figlio disperso in guerra da tre anni, grazie all’intervento della giovane fidanzata scopre come il padre, industriale, per accrescere i propri profitti abbia venduto parti d’aereo difettose all’aeronautica militare e causato così la morte di 21 piloti, tra i quali probabilmente anche il figlio. 

Rigirando il coltello nelle piaghe della società americana del secondo dopoguerra, Arthur Miller infrange gli ideali della famiglia, del successo e del denaro. 

Il suo Joe Keller incarna una "minaccia" per la società non in ragione di ciò che ha commesso ma perché rifiuta di ammettere la sua responsabilità civile, convinto che un certo grado di illegalità sia necessario. 
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