La Sicilia di Francesco Lauretta, a cavallo tra verità fotografica e sdoppiamento onirico
"Femminile", olio su tela
Prosegue con "Radioso", di Francesco Lauretta, la rassegna "Incursioni contemporanee", curata da Sergio Troisi, che indaga sulla contaminazione tra le collezioni pittoriche della Fondazione Sicilia e i linguaggi contemporanei. A dialogare con la collezione di Villa Zito è Francesco Lauretta, artista ispicese la cui opera è caratterizzata dal forte tratto evocativo di una Sicilia visionaria, in bilico tra la fotografia e il dipinto.
«La chiarezza quasi fotografica delle sue opere conseguita attraverso un esercizio e un controllo non soltanto dei singoli dettagli ma anche della complessiva dimensione luminosa del dipinto – dice il curatore, Sergio Troisi - chiama in causa il valore di ciò che vediamo: se realtà attuale, reminiscenza o visione onirica».
Artefice di una pittura di eclatante evidenza visiva satura tuttavia di trappole, slittamenti e dislocazioni, Francesco Lauretta (Ispica, 1964) ha assunto il riferimento alla collezione della Fondazione Sicilia come un ulteriore tassello della propria riflessione concettuale sul valore dell’immagine figurativa e della sua intrinseca ambiguità.
Alcune delle sue opere esposte recano, in didascalia, la dicitura "remix": a conferma della operazione concettuale condotta da Lauretta, questi dipinti replicano, solo sulla scortadella memoria e con pochissime varianti, alcuni momenti della produzione precedente, in un gioco di specchi virtualmente senza fine che moltiplica, insieme all’opera, il tempo.
«La chiarezza quasi fotografica delle sue opere conseguita attraverso un esercizio e un controllo non soltanto dei singoli dettagli ma anche della complessiva dimensione luminosa del dipinto – dice il curatore, Sergio Troisi - chiama in causa il valore di ciò che vediamo: se realtà attuale, reminiscenza o visione onirica».
Artefice di una pittura di eclatante evidenza visiva satura tuttavia di trappole, slittamenti e dislocazioni, Francesco Lauretta (Ispica, 1964) ha assunto il riferimento alla collezione della Fondazione Sicilia come un ulteriore tassello della propria riflessione concettuale sul valore dell’immagine figurativa e della sua intrinseca ambiguità.
Alcune delle sue opere esposte recano, in didascalia, la dicitura "remix": a conferma della operazione concettuale condotta da Lauretta, questi dipinti replicano, solo sulla scortadella memoria e con pochissime varianti, alcuni momenti della produzione precedente, in un gioco di specchi virtualmente senza fine che moltiplica, insieme all’opera, il tempo.
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