Lampedusa, metafora di un naufragio personale e collettivo: "L'abisso" di Davide Enia al Biondo
"L'abisso" di Davide Enia
Lampedusa come metafora di un naufragio, personale e collettivo: torna in scena a Palermo per la nuova stagione del teatro Biondo "L'abisso", spettacolo di e con Davide Enia sul dramma degli sbarchi clandestini.
Davide Enia attinge qui ai suoi "Appunti per un naufragio" (Sellerio Editore) per raccontare un’esperienza indicibile: lo spaesamento, il dolore e la rabbia che affiorano dinanzi alla grande tragedia contemporanea degli sbarchi sulle coste del Mediterraneo.
In scena con Enia le musiche di Giulio Barocchieri, insieme al quale ha lavorato su più registri, includendo nella performance gli antichi canti dei pescatori, intonati lungo le rotte tra Sicilia e Africa, e il cunto palermitano, spostando l’elemento epico dallo scontro tra i paladini a un nuovo campo di battaglia: il mare aperto.
Quel luogo in cui il salvataggio è una questione di secondi, le manovre sono al limite dell’azzardo, la velocità di scelta determina tutto e risalta ancora di più come condizione necessaria il sottoporsi quotidianamente a un allenamento costante sulla terraferma, per riuscire a recuperare più corpi vivi in mare, per sopravvivere in prima persona alla forza delle onde.
Infine, hanno lavorato sull’interpretazione, quando le parole dei testimoni si fanno carne e consentono l’epifania del personaggio.
"L’abisso" è una riflessione, figlia del lavoro sul campo, su quanto sta accadendo per riportare con urgenza nello spazio condiviso del teatro il tempo presente e la sua crisi.
Davide Enia attinge qui ai suoi "Appunti per un naufragio" (Sellerio Editore) per raccontare un’esperienza indicibile: lo spaesamento, il dolore e la rabbia che affiorano dinanzi alla grande tragedia contemporanea degli sbarchi sulle coste del Mediterraneo.
In scena con Enia le musiche di Giulio Barocchieri, insieme al quale ha lavorato su più registri, includendo nella performance gli antichi canti dei pescatori, intonati lungo le rotte tra Sicilia e Africa, e il cunto palermitano, spostando l’elemento epico dallo scontro tra i paladini a un nuovo campo di battaglia: il mare aperto.
Quel luogo in cui il salvataggio è una questione di secondi, le manovre sono al limite dell’azzardo, la velocità di scelta determina tutto e risalta ancora di più come condizione necessaria il sottoporsi quotidianamente a un allenamento costante sulla terraferma, per riuscire a recuperare più corpi vivi in mare, per sopravvivere in prima persona alla forza delle onde.
Infine, hanno lavorato sull’interpretazione, quando le parole dei testimoni si fanno carne e consentono l’epifania del personaggio.
"L’abisso" è una riflessione, figlia del lavoro sul campo, su quanto sta accadendo per riportare con urgenza nello spazio condiviso del teatro il tempo presente e la sua crisi.
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