Le montagne, il grande freddo: la mostra-reportage di Gabriele Lentini sulla Russia più estrema
La Russia in una fotografia di Gabriele Lentini
"Andando ad est. Russia orientale, dalle sacre montagne al grande freddo" è un reportage che porta il visitatore nella parte più estrema e orientale della Russia, la Jacutia, dove le temperature scendono fino ai meno settanta gradi, passando dalla Buriatia e dalle sue montagne sacre.
Il progetto fotografico di Gabriele Lentini, allestito fino al 22 luglio negli spazi dell'associazione Arvis, descrive il freddo estremo. Una percezione, che oltre a essere soggettiva, risente di impostazioni culturali, abitudini, paure e soprattutto di apertura emotiva.
Regioni del mondo come la Jacuzia, ed ancora di più Oymyakon, proprio per la loro lontananza e condizioni estreme, risultano punti di salvezza in cui la natura ancora conserva, con fierezza, tutta la sua forza ed immensa bellezza. Perché questo è proprio quello che trovano quei rari visitatori che annualmente vi si recano: un piccolo villaggio, divenuto sistema di vita, in cui il freddo non è più solo una condizione climatica, ma elemento che diventa figura, persona.
Esso infatti diventa memoria fisica che rimane indelebilmente inscritta per sempre in colui che ha avuto la fortuna di conoscerla. Il grande freddo quindi come linea di confine oltre la quale si aprono nuove porte di conoscenza. Osservare come i pochi abitanti del villaggio affrontano naturalmente la vita a queste temperature è una fonte di grande insegnamento.
L’anima stessa di Oymyakon, e di tutta la regione, risiede nei suoi estremi che riservano sorprese sconvolgenti ed inducono a immergersi in uno stato di ammirazione e rispetto.
Il progetto fotografico di Gabriele Lentini, allestito fino al 22 luglio negli spazi dell'associazione Arvis, descrive il freddo estremo. Una percezione, che oltre a essere soggettiva, risente di impostazioni culturali, abitudini, paure e soprattutto di apertura emotiva.
Regioni del mondo come la Jacuzia, ed ancora di più Oymyakon, proprio per la loro lontananza e condizioni estreme, risultano punti di salvezza in cui la natura ancora conserva, con fierezza, tutta la sua forza ed immensa bellezza. Perché questo è proprio quello che trovano quei rari visitatori che annualmente vi si recano: un piccolo villaggio, divenuto sistema di vita, in cui il freddo non è più solo una condizione climatica, ma elemento che diventa figura, persona.
Esso infatti diventa memoria fisica che rimane indelebilmente inscritta per sempre in colui che ha avuto la fortuna di conoscerla. Il grande freddo quindi come linea di confine oltre la quale si aprono nuove porte di conoscenza. Osservare come i pochi abitanti del villaggio affrontano naturalmente la vita a queste temperature è una fonte di grande insegnamento.
L’anima stessa di Oymyakon, e di tutta la regione, risiede nei suoi estremi che riservano sorprese sconvolgenti ed inducono a immergersi in uno stato di ammirazione e rispetto.
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