Linee sottili raccontano l'uomo di oggi attraverso la scultura: la mostra "Presente Umano" a Messina
Scultura della serie “Humanity” di Giuseppe Raffaele
Nei saloni espositivi del Teatro Vittorio Emanuele di Messina è allestita dal 9 al 19 marzo "Presente Umano" mostra di 22 sculture di Giuseppe Raffaele (1966) curata da Giuseppe La Motta nell’ambito del progetto "L’Opera al Centro".
Lo scultore siciliano ha trovato nel ferro la materia in grado di tradurre una forte tensione minimalista e, a perfezionare la tecnica, è stato certamente l’insegnamento di Filippo Malice, suo maestro all’Accademia di Reggio Calabria.
Con Malice ha potuto approfondire le possibilità espressive di questo metallo, sviluppando tecnica e controllo della materia. Per sua natura, il ferro ha una certa duttilità e resistenza: è segno di forza, attributo marziale, sostanza tecnica della prima età moderna. Tuttavia la sua qualità per antonomasia, la pesantezza, è stata attaccata da Raffaele fin dal principio.
Con un processo ossimorico, l’artista si è sviluppato in un persistente opera di alleggerimento e allungamento che nega la sostanza del ferro per condurlo a uno stato di docile trasparenza, un’aggraziata eleganza che nell’ostentata leggerezza contiene la densità di un potente messaggio.
Nelle sculture antropomorfe del progetto "Presente Umano" abbiamo solo segmenti di ferro, tondini da costruzione che si allungano in eleganti e ricercate esplorazioni dello spazio. Questa linea al grado zero è per l’artista il simbolo dell’umanità di oggi, l’uomo contemporaneo annichilito, privato della sua forma, di ogni orpello: un vivente svuotato, un verme, un segmento, un’asta, un ente privo di forma e di qualità.
Lo scultore siciliano ha trovato nel ferro la materia in grado di tradurre una forte tensione minimalista e, a perfezionare la tecnica, è stato certamente l’insegnamento di Filippo Malice, suo maestro all’Accademia di Reggio Calabria.
Con Malice ha potuto approfondire le possibilità espressive di questo metallo, sviluppando tecnica e controllo della materia. Per sua natura, il ferro ha una certa duttilità e resistenza: è segno di forza, attributo marziale, sostanza tecnica della prima età moderna. Tuttavia la sua qualità per antonomasia, la pesantezza, è stata attaccata da Raffaele fin dal principio.
Con un processo ossimorico, l’artista si è sviluppato in un persistente opera di alleggerimento e allungamento che nega la sostanza del ferro per condurlo a uno stato di docile trasparenza, un’aggraziata eleganza che nell’ostentata leggerezza contiene la densità di un potente messaggio.
Nelle sculture antropomorfe del progetto "Presente Umano" abbiamo solo segmenti di ferro, tondini da costruzione che si allungano in eleganti e ricercate esplorazioni dello spazio. Questa linea al grado zero è per l’artista il simbolo dell’umanità di oggi, l’uomo contemporaneo annichilito, privato della sua forma, di ogni orpello: un vivente svuotato, un verme, un segmento, un’asta, un ente privo di forma e di qualità.
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